martedì 3 febbraio 2015
​​Il discorso di insediamento. IL TESTO IL VIDEO | LE FOTO
Don Ciotti: L'Italia onesta chiede un segnale (A.M.Mira)
Lo specchio limpido di G.Marcelli | La buona commozione di M.Corradi
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Trenta minuti di discorso: parole concise ma che lasciano il segno, la voce piana che tradisce l'emozione. I concetti chiari che affrontano i problemi dell'Italia, la lunga crisi economica e soprattutto la mancanza di lavoro per i giovani, la necessità delle riforme politiche di un nuovo senso di legalità. L'appello ad alzare la guardia contro le mafia ma anche contro il terrorismo internazionale. E poi la speranza: di un'Italia che sappia ritrovare unità e riscoprire giorno dopo giorno i valori della Costituzione. Quarantadue applausi, una standing ovation di qualche minuto alla fine del discorso. Una piccola incertezza, quando si accorge di aver "saltato" un foglio e si scusa. Ad ascoltare le sue parole da una delle tribune laterali dell'aula di Montecitorio c'erano i tre figli: Bernardo, Laura e Francesco accompagnati dai nipoti. Anche il M5s applaude (soprattutto quando Mattarella parla della pace e dei giovani parlamentari) anche se Grillo non riuncia alle bordate sul suo blog e rifiuta l'invito del nuovo capo dello Stato a partecipare al passaggio di consegne. I grandi elettori, con la visosta eccezione della Lega, accolgono le parole del presidente con grande entusiasmo, sottolineando ogni frase con lunghi applausi. La lunga giornata del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è inziiata alle 9,35 quando è uscito dalla sua abitazione nelle foresterie della Consulta diretto a Montecitorio per pronunciare il giuramento. Mattarella era a bordo della sua Panda grigia nel sedile accanto al guidatore e ha fatto un breve cenno di saluto rivolto alle tv. Il presidente era accompagnato dal segretario della Camera e scortato dai carabinieri motociclisti. Tutta l'area attorno alla Consulta e al Quirinale è stata transennata fin dal mattino, con un continuo viavai di mezzi delle forze dell'ordine a due e a quattro ruote. Ad attendere Mattarella all'angolo tra via XXIV Maggio e via della Cordonata un gruppo di suore, che hanno salutato con la mano l'auto del presidente. Come è tradizione, appena Mattarella è uscito, ha iniziato a suonare la campana più grande di Montecitorio e ha smesso di farlo solo quando il nuovo Capo dello Stato è arrivato alla Camera. È una campana particolare, forgiata in bronzo, oltre allo stemma papalino (dal momento che prima dell'unità d'Italia Palazzo Montecitorio era la sede del tribunale pontificio) e alle figure di Cristo e Sant'Antonio, c'è il motto "Onorate la giustizia voi che giudicate in terra". A Montecitorio era già arrivato il premier Matteo Renzi. "Oggi è il giorno della festa, oggi è il giorno del presidente" ha detto ai giornalisti. Accanto a lui si è seduto il vicepremier Angelino Alfano.  Alle 9,40 Mattarella ha fatto il suo ingresso nel palazzo di Montecitorio accolto dal presidente della Camera Laura Boldrini e dal presidente supplente del Senato Valeria Fedeli. In Transatlantico la stretta di mano con Matteo Renzi, il Consiglio e l'Ufficio di presidenza di Palazzo Madama e Montecitorio e alcuni alti funzionari dei due rami del Parlamento. Pochi minuti prima delle 10 l'arrivo nell'aula, al cospetto dei grandi elettori, accolto da un lunghissimo appluaso.  Il giuramento e il grazie a Ciampi e Napolitano. Boldrini ha poi invitato il presidente Mattarella a prestare il giuramento con la consueta formula di rito. "Giuro di essere fedele alla Repubblica e di osservarne lealmente la Costituzione". Le prime parole sono state quelle di ringraziamento per i grandi elettori, ma soprattutto per i presidenti emeriti Ciampi e Napolitano, attorno al quale si è stretto ancora una volta il Parlamento. La difficile unità d'Italia e gli effetti della crisi. "Avverto pienamente la responsabilità del compito che mi è stato affidato" è l'esordio del neo presidente, il compito di rappresentare il nostro Paese dal Nord al Sud. "L'unità rischia di essere difficile, fragile e lontana, serve l'impegno di tutti è a superare le difficoltà degli italiani" ha aggiunto. La prima parte del suo discorso è stato incentrato sulla crisi economica che "ha inferto ferite e prodotto emarginazione e solitudine, tante difficoltà hanno colpito occupazione e creato esclusione". Bisogna evitare, ha detto ancora Mattarella, che la crisi intacchi il patto sociale sancito dalla Costituzione. Per uscire dalla crisi è indispensabile che al consolidamento finanziario si accompagni un'iniziativa di crescita da articolare su livello europeo. Su questo fronte un rigraziamento al governo Renzi per l'impegno nel corso del semestre europeo e per aver conseguito come obiettivo quello della crescita. Le riforme e la lotta all'illegalità. L'urgenza delle riforme. Poi l'appello alle forze del Paese all'unità: "è necessario ricollegare le istituzioni ai tanti concittadini che le avvertono come distanti perché la democrazia non è una conquista definitiva". Le riforme sono urgenti, per dare risposte ai cittadini, in particolare Mattarella cita quella delle legge elettorale. "E' significativo - ha detto - che il mio giuramento avvenga alla vigilia di una importante riforma". Poi la sottolineatura sugli elementi di cambiamento presenti nell'attuale Parlamento. "Presenta elementi di cambiamento: la più alta percentuale di donne e tanti giovani" e l'appello ai giovani parlamentari a dare un "contributo all'unità nazionale".  "Sarò arbitro imparziale", nel solco della Costituzione. Poi la definizione, precisa e concisa, del suo ruolo: "l'arbitro deve essere e sarà imparziale, i giocatori lo aiutino con la loro correttezza". Il presidente della Repubblica è garante della costituzione ha detto Mattarella, delineando poi molti dei degli aspetti legati all'applicazione della costituzione: garantirla significa, ha detto interrotto ad ogni frase da forti applausi, consentire ai giovani d studiare, di trovare lavoro, ripudiare la guerra e promuovere la pace, garantire i diritti dei malati e delle persone con disabilità, ricordare la resistenza e il sacrificio di tanti, affermare e diffondere un forte senso di legalità, avere una giustizia che funzioni in tempi rapidi.  Lotta a mafia e corruzione sono priorità. "La lotta alla mafia e quella alla corruzione sono priorità assolute". Mattarella ha parlato dell'allarmante diffusione delle mafie definendole un cancro pervasivo che calpesta i diritti. Ha ricordato il messaggio inviatogli da papa Francesco e il suo invito a usare parole severe contro i corrotti "uomini di buone maniere ma di cattive abitudini". Ha citato l'esempio dei giudici Falcone e Borsellino. Condanna del terrorismo. Parole di condanna anche nei confronti del terrorismo e del fondamentalismo, fenomeno così grave quello dei "predicatori di odio" che si può combattere solo con l'impegno comune della comunità internazionale. "Siamo inorriditi dalla barbarie della decapitazione di ostaggi, dalle guerre e dagli eccidi in Medio Oriente e in Africa, fino ai fatti tragici di Parigi" ha detto Mattarella. Dure critiche nei confronti di chi pratica violenza in nome religione e poi il ricorso ddel piccolo Stefano Tachè ucciso in attentato Sinagoga Roma nel 1982.   Appello per i marò e padre dell'Oglio. Quella dell'immigrazione "è un'emergenza umanitaria grave e dolorosa che deve vedere l'Ue più attenta, impegnata e solidale". ha detto ancora il presidente sottolineando che "l'Italia sta facendo bene la sua parte. Priorità anche alla vicenda dei marò Girone e Latorre affinché la loro vicenda possa risolversi nel minor tempo possibile con il loro ritorno a casa. Particolare vicinanza ai familiari di altri tre prigionieri. "Di tre italiani, padre Paolo Dall'Oglio, Giovanni Lo Porto e Ignazio Scaravilli, non si hanno notizie in terre difficili e martoriate". Così il presidente Sergio Mattarella rivolgendo "solidarietà" ai famigliari e "l'augurio di un rapido ritorno a casa". I volti degli italiani si rifleannao nelle istituzioni. Poi un nuovo appello ai politici e a chi lavora nel pubblico impiego: mi auguro che nelle istituzioni possano riflettersi i volti degli italiani: dei bambini, degli anziani, dei giovani che cercano lavoro, di chi si impegna per gli altri, di chi lotta contro le ingiustizie. "Volti e storie che raccontano di un popolo che vogliamo sempre più libero, sicuro e solidale" ha detto. "Viva la Repubblica, viva l'Italia" l'esortazione finale salutata con un lunghissima standing ovation. All'Altare della patria l'omaggio al Milite ignoto. Subito dopo il discorso Mattarella ha ricevuto gli onori militari in piazza Montecitorio e ha passato in rassegna il picchetto d'onore mentre veniva intonato l'inno nazionale. A casua del maltempo il presidente è salito su una berlina. Infine si è trasferito all'Altare della patria per rendere omaggio al Milite Ignoto accompagnato dal premier Renzi. Le frecce tricolori hanno sorvolato piazza Venezia mentre il presidente Mattarella deponeva una corona. La mitica Lancia Flaminia è stata utilizzata per il trasferimento al Quirinale dove Mattarella è arrivato verso le 11,10 accolto da una folla di cittadini. Mattarella avrebbe scelto, secondo fonti non ancora ufficiali, di vivere al Quirinale. Nel salone dei Corazzieri con Napolitano. Alle 12 Mattarella e Napolitano entrano nel salone dei Corazzieri per il passaggio di consegne. Il presidente del Senato Pietro Grasso fa gli auguri di buon lavoro al neo-presidente e sottolinea che "saprà interpretare mirabilmente il suo compito con la serietà e il rigore" che lo contraddistinguono. Mattarella ha ringraziato a sua volta Grasso, palermitano come lui e conosciuto "molti anni prima" (magistrato di turno che intervenne subito in occasione della morte del fratello Piesanti ucciso dalla mafia) in altre situazioni, per il suo lavoro da supplente. Ha auspicato che il Quirinale diventi sempre più la casa degli italiani. Poi ancora una volta il grazie, sentito e accorato, a Napolitano. Un saluto particolare alla Consulta di cui sino a ieri ha fatto parte e che ha un ruolo fondamentale nella tutela della Costituzione.

 

  Roma blindata. Bonifiche, tiratori scelti sui tetti e strade del centro chiuse al traffico. Roma si 'blindà per il doppio appuntamento con le cerimonie di giuramento e insediamento del nuovo Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e la visita del neopremier greco Alexis Tsipras nella Capitale. È scattato il dispositivo di sicurezza con bonifiche di artificieri e cinofili, cassonetti e tombini sigillati già da oggi in alcune strade del centro storico. Previste chiusure a soffietto al passaggio del corteo presidenziale e tiratori scelti schierati sui tetti per controllare Montecitorio e il Quirinale. La giornata di domenica: l'addio alla Corte costituzionale. Una giornata iniziata alla Consulta e finita alla Consulta. E non solo fisicamente, ma secondo lo spirito del massimo organo di garanzia. Non solo formale, ma con grande concretezza. Uno spirito che Sergio Mattarella intende trasferire nel palazzo di fronte, al Quirinale che sarà da oggi la sua casa, una casa dove «ridare fiducia agli italiani», dove «ricucire», gli strappi e le incomprensioni, tra cittadini e politica, tra politici e magistratura. «Essere garante, ma operativo», «non solo parole ma atti», è l’impegno che intende prendere. «Un compito complicatissimo», ha confessato ieri ai più stretti collaboratori che ha consultato per la stesura del messaggio alle Camere. «Che non sarà un programma» ha precisato, come a fare una lezione di diritto parlamentare, di cui è professore, a chi, anche nel mondo politico e sui giornali, non ha ben chiari poteri e funzioni del Capo dello Stato. L’invito a Silvio Berlusconi, ma anche a Beppe Grillo (che però non ci sarà), ad assistere al giuramento rientra in queste scelte e in questo stile, ricucire con attenzione alla forma. Dunque Mattarella tende la mano all’ex cavaliere, riconoscendogli il diritto di sedere tra i leader che presenzieranno alla cerimonia, ma lo fa attraverso il Cerimoniale del Quirinale. «Come per tutti gli ex presidenti del Consiglio», ci tengono a precisare i collaboratori. Ma è evidente il valore politico. Commenta il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Graziano Delrio. «Non sono un interprete del pensiero del Presidente, ma credo che sia un segno di apertura, di riconciliazione, un modo per fare percepire il Quirinale come la casa di tutti».

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