sabato 25 febbraio 2017
Domani si chiude una viaggio che ha portato nuove opere per 5 miliardi. L'Italia si candida a fare da "gate" di ingresso dell'Europa anti-protezionista. Piena intesa con il presidente Xi.
Il presidente della Repubblica con il presidente cinese Xi Jingping

Il presidente della Repubblica con il presidente cinese Xi Jingping

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Commesse e opere per cinque miliardi attraverso la sigla di 13 nuovi accordi economici bilaterali, rafforzamento delle linee aeree di collegamento diretto e nuove partnership di grande importanza, dalle costruzione di navi da crociera alla collaborazione fra le rispettive Agenzie spaziali. È una vista di grande significato dal punto di vista economico, quella che Sergio Mattarella chiude domani, in Cina. Un segnale di politica internazionale importante da parte dell’Italia, porta d’ingresso dell’Europa per la nuova Via della Seta, proprio mentre la nuova Amministrazione americana avvia l’era del protezionismo, ma un invito – implicito – anche alla politica italiana a non far venir meno la fiducia nel sistema paese e nella sua stabilità.


Una storia di relazioni bilaterali da rafforzare e migliorare, ma che non parte da zero. Oggi Il presidente della Repubblica ha incontrato i docenti e gli alunni della scuola elementare del popolo di Chongqing dove si studia la lingua italiana.


Ad accompagnarlo il ministro dei Trasporti Graziano Delrio che, dopo un incontro avuto con responsabili dell’aviazione cinese, ha anche auspicato un ampliamento delle linee dirette di collegamento aereo fra i due paesi, a beneficio sia dei turisti che degli operatori economici. «Le relazioni tra Italia e Cina hanno molti spazi di crescita e noi vogliamo coltivarli. Vogliamo far crescere la collaborazione fra i due Paesi», aveva detto Mattarella in avvio della visita, che aveva come obiettivo, ha spiegato, di «rafforzare un partenariato strategico. Gli investimenti produttivi troveranno – ha assicurato alle autorità cinesi – una destinazione sicura e un clima incoraggiante».

Non è stato da meno il presidente cinese Xi Jingping nell’auspicare «nuove conquiste e nuovi scambi» nei rapporti fra i due Paesi, «rapporti ancora più solidi e relazioni ancora più costruttive Da parte della Cina – ha assicurato – c’è una forte e solida fiducia politica» nei confronti dell’Italia. Mattarella sprona l’Italia ma dà fiducia anche al progetto europeo, scosso da venti anti-unitari e anti-euro. «Non possiamo pensare – ammonisce Mattarella – di affrontare sfide epocali, problemi così imponenti senza un impegno comune. Non possiamo rischiare che la delicata trama delle relazioni internazionali sia scossa da guerre commerciali innescate da pure azioni e reazioni».
Da domani il presidente, che in questi giorni in Cina si è tenuto totalmente al di fuori delle fibrillazioni italiane, tornerà al suo rientro a occuparsi delle problematiche interne, e in particolare a quelle relative al partito di maggioranza relativa che interessano anche le prospettive di durata della legislatura, tema di stretta competenza del Quirinale. Su questo l’azione di Mattarella con la sua moral suasion non è tanto mirata a condurre in porto la legislatura alla data naturale, quanto a far sì che lo scorcio finale – mese più o mese meno poco rileva – sia utilizzato al meglio per dare nuovo slancio all’economia, per dare risposte ai ceti più in sofferenza e per dare leggi elettorali a Camera e Senato omogenee e funzionali alla stabilità di governo.


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