venerdì 11 novembre 2016
Il Presidente della Repubblica in visita a Bozzolo, città del sacerdote mantovano. «I suoi insegnamenti sono sempre stati di grande fascino e di grande forza persuasiva»
Mattarella: don Primo Mazzolari, un esempio / Video
COMMENTA E CONDIVIDI

«I messaggi, le esortazioni, gli insegnamenti, la profezia di don Primo Mazzolari sono sempre stati un forte richiamo di grande fascino e di grande forza persuasiva». In visita, ieri a Bozzolo (Mantova), così il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha ricordato il sacerdote ed educatore lombardo, rendendo omaggio alla sua tomba che si trova nella chiesa parrocchiale e la Fondazione dedicata a don Mazzolari. «È un grande esempio di cui abbiamo bisogno - ha aggiunto il Capo dello Stato -. Era per me doveroso venire a rendere omaggio alla tomba di don Primo. Sottolineo quanto siano validi il suo insegnamento, le grandi esortazioni e anche i richiami forti che faceva».

Definirlo “prete antifascista” è riduttivo. Perché sì, don Primo Mazzolari avversò il regime e salvò dalla shoah intere famiglie di ebrei. Ma fu pure appassionato giornalista, e contemporaneamente lucido precursore di papa Francesco. “I destini del mondo si maturano in periferia”, scrisse il parroco di Bozzolo sul “suo” periodico “Adesso”.

E’ il Mazzolari “politico”, il Mazzolari degli ultimi. Quello stesso Mazzolari che ha portato oggi alle sue spoglie mortali il presidente della Repubblica. Sergio Mattarella era in visita a Mantova.

Ed “essendo in questa zona – così ha motivato la visita – era per me doveroso venire a rendere omaggio alla tomba di don Primo”. “La stima e la gratitudine del capo dello Stato si sono concretizzate in una preghiera silenziosa – racconta il vescovo di Cremona, una delle pochissime persone ammesse in quel momento nella parrocchiale del borgo – accompagnata dalla deposizione di un mazzo di fiori”.


E il presidente della Repubblica non ne ha fatto mistero: “I messaggi, le esortazioni, gli insegnamenti, la profezia di don Primo Mazzolari – questo il messaggio lasciato nella parrocchiale - sono sempre stati un forte richiamo di grande fascino e di grande forza persuasiva. E’ un grande esempio di cui abbiamo bisogno”.

Ha poi voluto visitare la canonica Mattarella, lo scrigno nel quale durante la guerra s’incrociarono – e vennero salvati – i destini di molti uomini. In quella casa, don Mazzolari non ospitò gli ebrei. Troppo pericoloso: per sé, e per le tante altre vite che il venir meno del parroco avrebbe messo ancor più in pericolo. Ciò non toglie che in quell’umile dimora egli incontrò persone minacciate, autorità in segreta opposizione al regime, gente bisognosa di un pezzo di pane o di una parola di conforto.

Ed egli donava, organizzava, salvava… lo racconta ancor oggi Oskar Tänzer: il parroco riuscì a farlo espatriare in Svizzera con la famiglia, e, oggi, lui e la Rai hanno prodotto un docufilm in collaborazione con la Fondazione Mazzolari presente in paese.

“Il capo dello Stato ha visitato anche la nostra sede – testimonia don Bruno Bignami, il teologo che presiede l’organismo – e si è molto interessato al nostro lavoro editoriale. Gli abbiamo mostrato gli scritti politici di don Primo, e il carteggio con appassionati della cosa pubblica quali Aldo Moro e Giuseppe Dossetti”. Al Quirinale, il presidente della Repubblica è tornato con diversi volumi. E le parole di gratitudine, vergate di suo pugno in Fondazione, hanno toccato l’essenza stessa del suo esistere: “L’impegno a trasmettere l’insegnamento e il messaggio” di don Primo.


© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: