venerdì 1 maggio 2015
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La disoccupazione rimane una "ferita lacerante" del tessuto sociale italiano e va affrontata insieme, senza sterili contrapposizioni, sapendo rinunciare alle "difese corporative" del passato. Sergio Mattarella ha lanciato oggi un appello accorato a tutte i partiti, le forze sociali, gli imprenditori e i sindacati a rimettere al centro del villaggio la prima emergenza italiana, quella fame di lavoro che sta lasciando ai margini del Paese un'intera generazione, ormai una vera e propria "comunità degli esclusi".Nella giornata in cui si celebra la festa dei lavoratori il presidente della Repubblica non poteva essere più chiaro spiegando come la Carta costituzionale renda "un obbligo morale" non solo creare posti di lavoro ma addirittura porsi l'obiettivo della "piena occupazione". Parlando davanti alle alte cariche dello Stato mentre a Milano il premier Matteo Renzi apriva l'Expo 2015 ("una straordinaria opportunità, sono certo, che tutto il Paese ne trarrà beneficio", ha assicurato), Mattarella ha scandito che il lavoro "è' la prima delle priorità". Come tale va affrontata con coraggio lasciando da parte "egoismi" di categoria, trovando piuttosto la forza morale di superare divisioni sterili in nome del "bene comune". E per fare questo serve il dialogo fra tutti, anche tra governo e sindacati. Sindacati che hanno apprezzato l'invito del presidente ad una maggiore collaborazione nonchè l'obiettivo "piena occupazione": "il presidente della Repubblica ha messo l'accento sul tema del lavoro dicendo esplicitamente che l'obiettivo che sembra dimenticato è quello della piena occupazione", ha infatti detto il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso. Il segretario generale della Cisl, Annamaria Furlan, ha invece chiesto esplicitamente che ora Renzi riapra il dialogo con le forze sociali.Mentre il ministro del Lavoro Giuliano Poletti ha provato a dare una risposta ai dati non confortanti dell'Istat sulla creazione di posti di lavoro ("Siamo in coda a una crisi molto forte, ed è una fase delicata che di dà alcuni numeri positivi ed altri ancora negativi, con una ripresa del mercato del lavoro che è tipicamente in ritardo rispetto al ciclo dell'economia"), il presidente Mattarella incalzava governo, imprenditori e sindacati a fare di più, a trovare delle intese. Le disuguaglianze crescono in modo drammatico e si deve metabolizzare il fatto che si è aperta "una nuova questione meridionale". "Il divario tra il Sud ed il resto d'Italia sta assumendo gravissime dimensioni" e va affrontato se, ha detto Mattarella, "si vuole compiere un salto in avanti verso uno sviluppo più equo".   La disoccupazione giovanile resta la piaga della società italiana, ma c'è un altro dato intollerabile che frena lo sviluppo e svilisce i dettami costituzionali: "il livello di occupazione femminile del nostro Paese non può certo soddisfarci: meno di una donna su due ha un lavoro, e il 46,7%, registrato dall'Istat, ci colloca al penultimo posto nell'Unioneeuropea", ha riferito Mattarella. Spiegando poi che ciò "toglie risorse e qualità alle imprese" ed è sintomo di "arretratezza" anche culturale. "L'incremento del lavoro delle donne, peraltro, favorirebbe non solo la crescita del Pil, ma anche la riduzione della povertà, perché sarebbe un volano di molteplici attività nei servizi", ha detto ancora il presidente. Ecco perchè "la festa del lavoro deve risvegliare speranze ed impegni condivisi, ma per farlo deve basarsi su parole sincere". E tutto si lega per uscire dalla crisi: in parallelo infatti, ha spiegato Mattarella, bisogna combattere la battaglia della "legalità, del contrasto a mafie e corruzione". Solo così si riprenderà la strada della crescita per la quale bisogna continuare a pungolare l'Europa "che deve correggere la propria rotta".
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