giovedì 13 febbraio 2020
Così il presidente della Repubblica ricordando al Csm il giurista ucciso dalle Br. Ermini: colpito per sua azione riformatrice
Mattarella: Bachelet uomo del dialogo, esempio da seguire
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«Mantenere viva la memoria del servizio che Bachelet ha reso al nostro Paese». Il cristiano, il giurista, l’uomo delle istituzioni nel ricordo di Sergio Mattarella, che presiede il plenum del Csm nell’aula intitolata proprio all’ex vicepresidente. L’organo di autogoverno della magistratura a 40 anni dalla morte per mano delle Br, ha promosso anche un libro <+CORSIVO50>Vittorio Bachelet. Gli anni ’70 tra speranze e disillusioni<+TONDO50>, a cura del magistrato-scrittore Giancarlo De Cataldo. «Testimone dei valori della nostra Costituzione». Uomo della «coesione», del «bene comune», del «dialogo». Ucciso, «perché impersonava il senso più autentico della nostra democrazia», rimarca il capo dello Stato. Ma democrazia non vuol dire lottizzazione: «Realizzare la composizione delle diversità non significa naturalmente - e non significava per Bachelet - far ricorso a una perversa logica di scambio per decisioni fondate sull’interesse dei singoli o sulla convenienza di gruppi», rimarca il capo dello Stato. E la mente corre inevitabilmente alle inchieste che hanno toccato anche settori del Csm. Perché gli uomini del dialogo «rappresentano l’ostacolo principale per coloro che si prefiggono di abbatterle, lacerando la convivenza».

Certo, erano tempi diversi. Tempi di aspre «contrapposizioni ideologiche» che oggi invece sono «sfumate». Ma resta il rischio di «altre contrapposizioni e contrasti basati sulla pura difesa di posizioni di parte», e per superarle «occorre avere maggior coraggio, disponibilità sincera al confronto». Dialogo e confronto su cui punta, nel suo intervento, anche il ricordo del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede.

Ma c’è un altro aspetto. La deteminazione con cui Bachelet scelse di utilizzare le sole «regole dello Stato di diritto» per evitare che il confronto democratico dia luogo a «conflitti insanabili». Una fiducia, un ottimismo incrollabile che lo portò a schierare il Csm - ricorda David Ermini che siede al suo posto 40 anni dopo - contro ampi settori della politica che contro il progetto eversivo invocavano «leggi speciali» mentre lui credette fermamente che bastasse la forza della Costituzione.

Un uomo di fede, ma anche «democristiano degasperiano e moroteo», nel ricordo di Rosy Bindi. «Mi riconosco nel centurione romano che ai piedi della croce esclama: veramente quest’uomo era giusto», aggiunge, evocando il suo smarrimento nella camera ardente, 40 anni fa. Lei che era con Bachelet al momento del barbaro assassinio alla "Sapienza".

E nell’ateneo in cui insegnava si è tenuta un’altra cerimonia nel pomeriggio, alla presenza, anch’essa, di Mattarella. Giuliano Amato sottolinea il precursore del «coordinamento» fra le istituzioni. Il presidente di Azione cattolica Matteo Truffelli, ricorda nel predecessore Bachelet un uomo che preferiva i «ponti», che non aveva bisogno di nemici o di usare il cristianesimo a fini politici. Un uomo che visse in grande unità la sua dimensione privata e quella pubblica, nel ricordo di un allievo come Renato Balduzzi. Che pagò con la vita questo suo impegno un mese dopo Piersanti Mattarella, e poche settimane prima dell’arcivescovo Oscar Romero, ricorda Stefano Ceccanti mettendo insieme queste tre figure cristalline di uomini unite dalla loro passione per l’uomo.

L’aula magna della Sapienza è gremita, proprio come 40 anni fa quando iniziò una grande assemblea spontanea per dare una risposta immediata all’attacco che i terroristi avevano portato fin dentro il prestigioso ateneo romano. Arrivò anche il segretario della Cgil Luciano Lama che tre anni prima aveva subito una celebre cacciata da parte degli autonomi, molti di loro già nel vortice della lotta armata. Un primo segno del cambiamento avviato da quella morte innocente.

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