venerdì 7 dicembre 2018
Il presidente della Repubblica a Rimini per i 50 anni della Comunità Giovanni XXIII, fondata da don Oreste Benzi. «Mettere al bando la violenza, l'odio e le discriminazioni»
Sergio Mattarella con Francesco (Foto Gallini)

Sergio Mattarella con Francesco (Foto Gallini)

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«Non ci sono scarti, tutti i cittadini hanno medesimo rango. Una diversa visione metterebbe in discussione i fondamenti stessi della Repubblica». Sergio Mattarella abbraccia a lungo Francesco, un disabile di origine cinese in carrozzella. Non può esprimersi bene, ma si fa capire lo stesso con un sorriso largo. «Come sei elegante!», gli dice il presidente, colpito dal suo papillon. «Gliel'hanno regalato i compagni!» sussurra la mamma, ma la voce è sopraffatta dalla applauso della platea commossa dei 6mila del Palacongressi di Rimini dove la Comunità Giovanni XXIII festeggia i 50 anni.

Mezzo secolo da quando don Oreste Benzi, in quel di Canazei, interpretando lo spirito di quel tempo di cambiamento, resistette ai cittadini del Trentino che, abituati a ospiti del turismo d'elite, mal sopportavano quella mini invasione di una comunità che accoglieva i disabili. E così diede il via a una grande storia di amore e solidarietà umana, oltre che di straordinaria testimonianza cristiana nelle ordinarie cose della vita.

Nel giorno in cui il Censis fotografa un'Italia incattivita e impaurita, Mattarella è qui a sottolineare che un'altra Italia non solo è possibile ma è già all'opera, in tante parti del mondo: «Riusciremo a rendere il mondo migliore se terremo unita la nostra comunità, se renderemo onore alla parola uguaglianza iscritta nella nostra Costituzione, se amplieremo gli spazi di libertà, se metteremo al bando la violenza fisica e quella verbale, l'odio, le discriminazioni, l'intolleranza», dice il presidente.

Aveva commosso tutti, prima dell'ingresso in sala del capo dello Stato la proiezione del film “Solo cose belle”, in cui il protagonista è proprio Francesco che interpreta sé stesso, il disabile che insieme alla casa famiglia che l'ha accolto cambia la vita di un paese e anche la linea dell'amministrazione comunale inizialmente ostile. No alla solitudine «rifugio di un presunto benessere», una solitudine che «fa crescere la paura, logora i legami civili, riduce la voglia di partecipazione, produce sfiducia».

È davvero colpito Mattarella, da tanti pezzetti di umanità cambiata che assomigliano tanto all'insegnamento del fondatore, quel sacerdote riminese disarmante e armato solo del Vangelo che qui a Rimini ha anche vinto la sua battaglia contro la tratta del sesso in strada.Mattarella ha voluto far visita, primo dell'arrivo in salone, a una delle oltre 200 case famiglia della comunità, in cui Hiessel e Valeria vivono con i loro due piccoli figli naturali, una donna di 40 anni con ritardo mentale, un anziano di 65 con disabilità motorie, un uomo di 50 già senza fissa dimora, una ragazzina rom di 18, due giovani donne ed una donna somala col suo bimbo giunto tramite il corridoio umanitario di Pratica di Mare di due settimane fa.

Poi sul palco, dopo il saluto del presidente della Comunità Giovanni Ramonda, una serie di testimonianze. Quella di Daniele, ex rapinatore 28enne che gli dice: «Oggi io sono felice, presidente. Ma non dimentico il male commesso e voglio fare del bene al doppio del male commesso». Quella di Glory, ragazza nigeriana, una delle tante incontrate da don Benzi e sottratte alla strada. E quella di Gloria, volontaria della missione “Colomba” in Libano, che vive in una tenda con i profughi ma si dice convinta di portare lì, in questo modo, la «amata Costituzione» del nostro Paese che ripudia la guerra.

Mattarella applaude, visibilmente colpito. «State dimostrando a tutti che si può tenere insieme la concreta solidarietà, l'aiuto alle persone, con una diplomazia popolare orientata alla distensione», dice. Ricorda le parole di don Benzi, secondo cui «guardare gli occhi con il mondo dei poveri scuote le coscienze». E conclude: «Costruire la pace è un'opera grandiosa e affascinante che coinvolge in ogni dimensione e realtà interamente noi stessi» attraverso «un cambiamento interiore, un miglioramento nei comportamenti anche individuali».

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