mercoledì 2 giugno 2021
Il capo dello Stato ha deposto una corona all'Altare della Patria. Nel cortile d'onore la cerimonia con 200 studenti. Cita De Gregori e dice: «Oggi come nel 1946 è tempo di costruire il futuro»
Mattarella

Mattarella - Ansa

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«L'Italia, la nostra Patria, ha le carte in regola per farcela». Sergio Mattarella "riapre" il Quirinale per la festa dei 75 anni della Repubblica. «Il Paese non è fermo», dice. «La Repubblica possiede valori e risorse per affrontare» le «sfide» che abbiamo di fronte «a viso aperto. Ha potenzialità straordinarie».
Una festa sobria, in linea con la prudenza che ancora si impone a questa fase di riapertura. Ci sono circa 400 persone rigorosamente distanziate, nel cortile d’onore del Quirinale, sotto una tensostruttura. Per metà studenti, per l’altra metà esponenti del governo, delle istituzioni e giornalisti, non ci sono leader di partito. Mattarella sceglie di tenersi fuori dalle letture politiche legate alla stretta attualità. O meglio, sceglie di parlare alla delicata attualità con l’occhio lungo di questi 75 anni, guardando alle grandi traversie che abbiamo attraversato e alla grande risposta di solidarietà che ne è sempre venuta (dall’alluvione del Polesine, agli "Angeli del fango" di Firenze, dal terremoto del Friuli a quello dell’Irpinia) per indicare la strada da seguire anche nel post-pandemia. Forte il riferimento all’Europa, a un’Unione «figlia della scelta repubblicana. Costruzione faticosa, talvolta minacciata da regressioni per illusori interessi particolari ma, nei momenti più critici, capace di grandi rilanci. Come sta avvenendo».
Ma, soprattutto Mattarella sottolinea il ruolo di protagonista al quale ciascuno è chiamato. Cita una celebre canzone di Francesco De Gregori: «La storia siamo noi», «nessuno si senta escluso». E indica «quel che precede il valore e il significato degli ordinamenti». Ossia «la vita delle donne e degli uomini di questo nostro Paese. Dei loro valori e dei loro sentimenti. Del loro impegno quotidiano». Cui ognuno deve sentirsi chiamato in un momento in cui ricorre la «necessità, comune, di avere cura della Repubblica».
Ricorda i 75 anni trascorsi da quando, «con il voto nel referendum del 2 giugno 1946, gli italiani, scegliendo la Repubblica, cominciarono a costruire una nuova storia». Per riferirsi a questo «tornante del nostro cammino, dopo le due grandi crisi globali, quella economico-finanziaria e quella provocata dalla pandemia. Come allora, questo è tempo di costruire il futuro». La storia di questi 75 anni parla «della vita delle donne e degli uomini di questo nostro Paese. Dei loro valori e dei loro sentimenti. Del loro impegno quotidiano. Della loro laboriosità. Del contributo, grande o piccolo». La Repubblica «è, prima di tutto, la storia degli italiani e della loro libertà». Ma è anche «umanità e difesa della pace e della vita. Sempre e ovunque». E cita «l'impegno della nostra Guardia costiera e della Marina militare per salvare la vita di persone spinte dalla disperazione alla deriva nel Mediterraneo».
Ricorda poi il terrorismo, una pagina buia che vide «nei 55 giorni dopo l’eccidio di via Fani e il rapimento di Aldo Moro la Repubblica il suo momento più difficile». La risposta dello Stato «apparve incerta», ricorda. Ma, nel rievocare il sacrificio del sindacalista Guido Rossa, assassinato dalle Br, rimarca che «a salvare la democrazia stringendosi intorno alle istituzioni democratiche, fu prima di tutto la straordinaria mobilitazione popolare».
Molto spazio dedicato alle donne, al passaggio che incluse anche loro 75 anni fa nel diritto di voto. Ricorda Lina Merlin, prima donna senatrice autrice di leggi importanti a sostegno della condizione femminile; Nilde Iotti, prima presidente della Camera; la senatrice a vita Liliana Segre. E ancora: Tina Anselmi, primo ministro donna e "pioniera" del servizio sanitario nazionale; Luana D’Orazio la giovane madre divenuta simbolo delle morti sul lavoro, e l’astronauta Samantha Cristoforetti.
C’è ancora tanto cammino da fare, troppe disuguaglianze, ancora manca una vera parità di genere tra uomo e donna e c’è un livello «insopportabile» dell’evasione fiscale e delle morti sul lavoro. Ma Mattarella, che in mattinata come di consueto si era recato all’Altare della Patria, è ai giovani che dedica i passaggi più toccanti, del suo intervento, durato poco più di 20 minuti. A loro è rivolto soprattutto l’invito a non rassegnarsi a un paese «imbrigliato da inerzie e pigrizie, bloccato da rendite di posizione, dall’illusione di sopravvivere seguendo la logica emergenziale del giorno per giorno. Ai giovani - dice il Capo dello Stato - vorrei chiedere: impegnatevi nelle sfide nuove, a cominciare da quella della sostenibilità e della transizione verso un pianeta fondato sul rispetto dell'ambiente e delle persone come unica possibilità di futuro». A loro rivolge anche l’invito a «promuovere un uso dei social che avvicini le persone, combattendo con determinazione la subcultura dell’odio, del disprezzo dell’altro. Tocca ora a voi - conclude - scrivere la storia della Repubblica. Scegliete gli esempi, i volti, i modelli, le tante cose positive da custodire della nostra Italia. Preparatevi ad essere voi protagonisti del nostro futuro». E richiama tutti ai «doveri» verso coloro a cui «passeremo il testimone della vita». Una nuova generazione «pronta, chiede spazio e ha voglia di impegnarsi».

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella in mattinata avveva deposto una corona all'Altare della Patria in occasione della festa della Repubblica che, come l'anno scorso per l'emergenza Covid, si celebra senza cerimonie aperte al pubblico e senza la tradizionale parata militare in via dei Fori imperiali. Ad attendere il capo dello Stato c'erano però in piazza Venezia, dietro le transenne, centinaia di cittadini e turisti.

Ad accogliere Mattarella c'erano il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, e le più alte cariche dello Stato, che lo hanno atteso alla base del monumento al Milite Ignoto: i presidenti di Senato e Camera, Elisabetta Casellati e Roberto Fico, il presidente del Consiglio Mario Draghi, il presidente della Corte Costituzionale Giancarlo Coraggio e il capo della Polizia prefetto Lamberto Giannini. Accompagnato da Guerini e dal capo di Stato maggiore della Difesa Enzo Vecciarelli, il presidente della Repubblica ha passato in rassegna lo schieramento interforze e, dopo l'inno nazionale, ha deposto la corona davanti alla tomba del Milite ignoto. La breve cerimonia si è conclusa con il passaggio delle Frecce Tricolori.

Il messaggio di Mattarella al capo di Stato maggiore della Difesa

Nel messaggio inviato a Vecciarelli, il capo dello Stato scrive: "Settantacinque anni fa, riconquistata la libertà, il popolo italiano poté, con il referendum del 2 giugno 1946, scegliere il proprio destino". "Il voto per la Repubblica consentì all'Italia di intraprendere il percorso della democrazia, del progresso sociale, dello sviluppo. Un passaggio storico tanto atteso e fondamentale per tutti i cittadini duramente provati da una stagione di guerre e dalla dittatura. Un patto di cittadinanza sancito dal suffragio universale che, per la prima volta, includeva in maniera completa il voto femminile". "Gli italiani e le italiane, insieme - prosegue il messaggio del presidente -, per una nuova Italia. Da allora il processo di crescita e consolidamento della democrazia non si è mai interrotto e ha superato altre terribili prove, come la sfida del terrorismo. La Repubblica, in questi anni, ha rafforzato costantemente il proprio prestigio con una autorevole partecipazione alle Organizzazioni internazionali, dalle Nazioni Unite, all'Alleanza Atlantica, alla Unione Europea, di cui è stata fondatrice ed è convinta e attiva sostenitrice".

"A questo sforzo hanno contribuito in maniera significativa le Forze Armate - osserva Mattarella -, legate alle Istituzioni della Repubblica e alla sua Costituzione dallo speciale giuramento di fedeltà. Ad esse va la riconoscenza del Paese per la dedizione al servizio e il valore dimostrati anche nella complessa e delicata situazione emergenziale che minaccia la nostra salute, il nostro benessere e il libero esplicarsi delle nostre esistenze. Rinnovo, con particolare commozione, la gratitudine del popolo italiano a tutti coloro che hanno sacrificato la propria vita per l'Italia e alle loro famiglie costrette a convivere con un dolore incolmabile".

"La congiuntura sanitaria non consentirà - conclude Mattarella -, per il secondo anno di seguito, di tenere la tradizionale manifestazione nella quale si celebra anche l'abbraccio dei cittadini alle Forze Armate. Mi è grato, in loro nome, in questo giorno della Festa della Repubblica, esprimere ai militari di ogni ordine e grado e al personale civile, l'apprezzamento per l'insostituibile apporto offerto al bene comune. Viva le Forze Armate, viva la Repubblica!".

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