lunedì 12 novembre 2018
In campo anche Casellati e Fico dopo le parole di Di Maio e Di Battista. Martedì cronisti in piazza in 20 città
Mattarella incontra gli studenti (Ansa / Ufficio Stampa Quirinale / Francesco Ammendola)

Mattarella incontra gli studenti (Ansa / Ufficio Stampa Quirinale / Francesco Ammendola)

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Venti incontri per venti città. Il mondo del giornalismo si mobilita martedì per reagire agli attacchi di esponenti del governo - e anche dell’ala movimentista - del M5s. Dall’«infimi sciacalli» di Luigi Di Maio al «pennivendoli» e «puttane» usciti sabato dalla bocca di Alessandro Di Battista. Posizioni che hanno da subito suscitato aspre polemiche. Pur non entrando nell’agone, oggi il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha ricordato il «grande valore» della libertà di stampa. E così hanno fatto i presidenti delle Camere. Mentre pure l’alleato di governo Matteo Salvini ha preso le distanze dai pentastellati.

Nei capoluoghi e nelle principali città di ogni Regione l’appuntamento è a mezzogiorno per un flash mob di un’ora che intende dire "Basta attacchi ai giornalisti" e "Giù le mani dall’informazione". Questi gli slogan dell’iniziativa, promossa dalla Federazione nazionale della stampa (Fnsi), il sindacato di categoria. A Roma l’appuntamento è fissato in piazza Santi Apostoli, a Milano e a Torino davanti alla prefettura, a Napoli in piazza Plebiscito e a Palermo davanti al Teatro Massimo.

La protesta travalica i confini nazionali e verrà sostenuta anche - alla stessa ora - a Bruxelles dalla Federazione europea dei giornalisti e (un’ora prima, ma in contemporanea per il fuso orario) a Londra, dove a Trafalgar Square si ritroveranno i freelance italiani che lavorano per i giornali della capitale inglese. Alla mobilitazione hanno aderito finora il Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, gli ordini regionali, il sindacato dei giornalisti Rai (Usigrai) e una ventina di associazioni, che in gran parte si occupano di informazione, tra le quali Articolo 21, associazione Carta di Roma, Libera informazione e Ucsi. L’appoggio è arrivato anche da numerosi rappresentanti delle istituzioni locali.

E oggi sul «grande valore della libertà di stampa» ha levato la sua voce il presidente Mattarella. Parlando al Quirinale con degli studenti, il capo dello Stato ha raccontato della propria esperienza quotidiana di lettore di giornali, «quelli che condivido e quelli che non condivido e forse questi secondi per me sono ancora più importanti», ha detto. Infatti, ha spiegato, anche leggere «cose che non si condividono», o che «si ritengono sbagliate, aiuta a riflettere». Qualche minuto prima era stata la seconda carica dello Stato, la presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati a citare la stampa parlamentare quale «pilastro della democrazia liberale». Anche il presidente della Camera Roberto Fico - in risposta a una domanda sulle polemiche generate dai due suoi colleghi del M5s - ha ricordato che nella Costituzione «la libertà di stampa è tutelata e sarà tutelata fino alla fine». Aggiungendo però che, a suo avviso, «negli ultimi 30 anni è mancata una cultura generale dell’indipendenza», un tema «che va affrontato perché la stampa influenza la politica e i politici influenzano i giornalisti». In campo anche il presidente della Vigilanza Rai, Alberto Barachini, che vuole convocare Di Maio per un’audizione.

La polemica è rimbalzata anche a Strasburgo, dove il presidente del Parlamento Europeo, Antonio Tajani, si è detto «fiero di essere giornalista». Ed è stato occasione, domenica, per un attacco di Silvio Berlusconi al governo (con invito a Salvini a uscirne). Il pentastellato Gianluigi Paragone gli ha replicato di non accettare lezioni dall’autore del celebre "editto bulgaro". Il M5s, insomma, non recede. Ma mostra anche qualche nervosismo, come nel caso del capogruppo al Comune di Palermo Ugo Forello, che denuncia di essere stato rimosso dal ruolo dopo aver criticato l’uscita di Di Maio. M5s palermitano parla, invece, di normale rotazione delle cariche.

Oggi il movimento romano (l’attacco ai cronisti è arrivato subito dopo l’assoluzione della sindaca Virginia Raggi) ha insistito: «Dove sono le scuse di quei giornali che invece di occuparsi dei dettagli del processo, hanno provato a influenzare negativamente l’opinione pubblica?». Domenica Di Maio, a "Non è l’Arena" di Giletti, non ha voluto fare passi indietro. «Quando ce vo’ ce vo’», ha detto, insistendo su «un atteggiamento troppo corporativistico» dell’informazione. Il vicepremier potrebbe essere convocato dal consiglio disciplinare dell’Ordine della Campania, al quale è iscritto come pubblicista. L’organismo, al quale è stato deferito dal presidente Ottavio Lucarelli, si riunirà mercoledì.

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