martedì 11 aprile 2017
Prove tecniche di disgelo fra la Federazione Russa e la comunità internazionale, affidate alla mediazione italiana
Mattarella con Medveded (Ansa)

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Prove tecniche di disgelo fra la Federazione russa e la comunità internazionale, affidate alla mediazione italiana. La visita di Sergio Mattarella è entrata nel vivo stamattina con gli incontri previsti al Cremlino con il capo del governo Dimitrij Medvedev e il presidente Vladimir Putin. Un ospite di riguardo, al quale il presidente russo ha risparmiato, arrivando puntuale (solo un quarto d’ora diplomatico, registrano le cronache) anche la sua consolidata tendenza al ritardo. Nella fase iniziale dell'incontro, aperto anche alla stampa accreditata, Putin - suo l'invito, a più riprese, rivolto al nostro capo dello Stato - ha detto con chiarezza di sperare che questa sua venuta possa essere «l'occasione per dare un impulso positivo al superamento delle divergenze e degli ostacoli. I tempi non sono facili», ha aggiunto, facendo riferimento anche a rischi di «crollo del l'interscambio» che per fortuna si vanno superando, con una ripresa che si registra dall’inizio di quest’anno.


Ma i venti di guerra incombono in tante aree di crisi. «Il moltiplicarsi, sul piano internazionale, di focolai di tensione e di conflitto e la preoccupante tendenza alla polarizzazione delle posizioni negoziali alla quale assistiamo deve indurci a riflettere ulteriormente sulla necessità di moltiplicare atteggiamenti e scelte responsabili e di consolidare iniziative di dialogo», è il pressante invito rivolto da Mattarella a Putin.

Naturalmente il tema più scottante, al centro del faccia a faccia, e poi anche dei colloqui allargati tenuti durante il pranzo al Cremlino, è la Siria. Il tema riemerge in modo dirompente nel corso delle dichiarazioni alla stampa, nel quale – non essendo previste domande dei giornalisti – ne scaturisce una e una sola, a sorpresa, da parte di un reporter russo che evoca il precedente del “pretesto” americano – poi rivelatosi fasullo – che diede il via al conflitto in Iraq, con gli esiti funesti che ancora sconta la comunità internazionale. Putin, che nella sua dichiarazione ufficiale si era limitato quasi esclusivamente a rimarcare le grandi potenzialità di collaborazione con l’Italia sui diversi versanti (dalla cultura alla ricerca, dalle grandi opere al turismo) non si fa sfuggire l’occasione per mandare un segnale, agli Usa ma anche a chi ha legittimato l’intervento deciso da Trump. L’attacco in Siria, dice davanti alla selva di telecamere schierate al Cremlino, «ricorda gli eventi del 2003, con la scoperta di presunte armi chimiche in Iraq e la successiva invasione che ha provocato la distruzione del Paese e la conseguente nascita dello Stato Islamico».

Non nomina il dittatore siriano ancora in sella grazie al suo decisivo sostegno, ma nei colloqui con Mattarella, che si è detto fiducioso in un contributo della Russia alla stabilizzazione dell’area, Putin non aveva mancato di ribadire la sua posizione. E cioè che è impossibile prescindere dal ruolo di Assad. «Si rischia il dissolvimento del Paese e il ritorno del terrorismo», ha sostenuto. Si tratterebbe della ripetizione dell’errore che fu, a suo avviso, la deposizione di Saddam. Non lo dice ma lo lascia intendere nel parallelo con l’Iraq. Armi chimiche al bando? Putin ci sta. Ma Mosca farà appello all'Onu perché venga svolta «un’indagine seria» per accertare i veri responsabili dell’attacco di Idlib. Resta convinto infatti che esso non sia da addebitare ad Assad. E rivela, di nuovo in parallelo con l’Iraq: «Abbiamo informazioni da diverse fonti che una tale provocazione, altrimenti non può essere chiamata, è in preparazione in altre parti della Siria, compresa la periferia Sud di Damasco, dove ci si prepara a gettare qualche sostanza e per poi accusare le autorità ufficiali siriane».


L'Italia, in questo quadro complicato, è «da tempo» un partner «affidabile» ha ribadito Putin a Mattarella. Il quale per parte sua ha sostenuto con convinzione lo stesso concetto. Il presidente russo ha ricordato che negli ultimi anni, anche per effetto delle sanzioni, «l'interscambio è crollato, ridottosi di 2,5 volte. Allo stesso tempo - ha aggiunto - ci sono delle tendenze positive, nel primo periodo di quest'anno l'interscambio è tornato a crescere del 33 per cento».


Ma c’è un’altra minaccia, sottolineata da Mattarella, ribadendo il cordoglio italiano per le vittime dell’attentato di San Pietroburgo. «Sul terrorismo serve una grande collaborazione sia in termini di polizia che di intelligence», ha sostenuto il capo dello Stato. «Il terrorismo globale è una minaccia globale e può essere combattuto solo con la cooperazione», ha concordato Putin.
L’Italia resta, ha ricordato il presidente russo, il sesto Paese al mondo per interscambio con la Federazione russa. Con un vantaggio nell’import-export a favore dell’Italia, che la Russia avrebbe piacere di poter colmare. Anche nei flussi turistici, per i quali si augura di poter aumentare le visite dal nostro Paese.


L'Italia infatti, come era stato già ricordato in mattinata nell'incontro di Mattarella con la comunità italiana, è quarto paese al mondo esportatore nella Federazione russa secondo in Europa alla sola Germania. Sono 80 gli stabilimenti industriali italiani, circa 400 le aziende. E il nostro Paese in questo momento - che vede confermate le sanzioni alla Russia nel semestre in corso per la crisi ucraina e nuove accuse a Putin per il sostegno al presidente siriano Assad - svolge un ruolo determinante come Paese ospitante del prossimo G7 a Taormina al quale la Federazione russa non è stata invitata. Ma l'Italia vuole il pieno coinvolgimento della Russia nei tavoli negoziali soprattutto in relazione alla Libia.

Putin non si è tirato indietro, lasciando intendere che sulla difficile composizione del quadro in questo Paese che sta così a cuore all’Italia la sua collaborazione ci sarà «purché siano tenute in conto tutte le parti in causa». È noto il legame che Mosca mantiene con l’esercito del generale Haftar, legato al governo di Tobruk, in conflitto col governo di unità nazionale di Tripoli che l’Onu e l’Italia sono impegnati a sostenere. Ma in questo caso – se arriverà il disgelo sul versante ucraino e il ritiro delle sanzioni per il prossimo semestre – Putin ha lasciato intendere che si potrà arrivare a un tavolo negoziale nel quale Mosca farà la sua parte. E ieri, dopo i venti di guerra in Siria, sulla spinta italiana la storia ha mosso un primo, timido passo nella direzione della pace, a Mosca. Dove è appena arrivato anche il segretario di stato americano Rex Tillerson che domani incontrerà il suo omologo Serghei Lavrov, per riallacciare il filo del dialogo dopo il gelo per l’impennata della crisi siriana.


La visita di Mattarella prevede anche un incontro con il primate della chiesa ortodossa Kirill.

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