lunedì 29 giugno 2020
Il Capo dello Stato alla cerimonia di commemorazione delle vittime del Covid davanti al cimitero monumentale. Tra gli omaggi una lapide con la preghiera in poesia di Ernesto Olivero
Mattarella a Bergamo: «Qui c'è l'Italia che ha pianto»

Ansa

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"Ricordare significa riflettere, seriamente, con rigorosa precisione, su ciò che non ha funzionato, sulle carenze di sistema, sugli errori da evitare di ripetere". Sono queste le parole più intense, in un breve e sobrio discorso, pronunciate dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, poco prima della Messa da Requiem di Donizetti davanti al cimitero monumentale di Bergamo alla presenza dei 324 sindaci dei Comuni della provincia, in rappresentanza dei loro cittadini, per un omaggio a quei morti che non hanno nemmeno potuto avere un funerale per l'emergenza coronavirus.

"Fare memoria significa anzitutto ricordare i nostri morti e significa anche assumere piena consapevolezza di quel che è accaduto. Senza cedere alla tentazione illusoria di mettere tra parentesi questi mesi drammatici per riprendere come prima - ha continuato il Capo dello Stato -. Significa allo stesso modo rammentare il valore di quanto di positivo si è manifestato. La straordinaria disponibilità e umanità di medici, infermieri, personale sanitario, pubblici amministratori, donne e uomini della Protezione civile, militari, Forze dell'Ordine, volontari. Vanno ringraziati: oggi e in futuro".

"Tra l'omaggio reso alla lapide con la preghiera in poesia di Ernesto Olivero e la Messa da Requiem di Donizetti, lo spazio delle parole è doverosamente limitato; e rivolto soltanto a riflessioni essenziali. Qui a Bergamo, questa sera, c'è l'Italia che ha sofferto, che è stata ferita, che ha pianto": lo ha detto il presidente della Repubblica. "La strada della ripartenza è stretta e in salita - ha aggiunto - . Va percorsa con coraggio e determinazione. Con tenacia, con ostinazione, con spirito di sacrificio. Sono le doti di questa terra, che oggi parlano a tutta l'Italia per dire che insieme possiamo guardare con fiducia al nostro futuro".

"Fare memoria significa anzitutto ricordare i nostri morti e significa anche assumere piena consapevolezza di quel che è accaduto. Senza cedere alla tentazione illusoria di mettere tra parentesi questi mesi drammatici per riprendere come prima - ha sottolineato Mattarella - . Ricordare significa riflettere, seriamente, con rigorosa precisione, su ciò che non ha funzionato, sulle carenze di sistema, sugli errori da evitare di ripetere".

"Come ben sanno i sindaci - che, vorrei ricordare anche qui, nei giorni più difficili, hanno operato con la più grande dedizione - si sono formate e messe in opera, in ogni comune, tante reti di solidarietà. Una maggioranza silenziosa ma concreta del nostro popolo che, senza nulla pretendere, si è messa in azione e ha consentito al Paese di affrontare le tante difficoltà e continuare a vivere. Senso del dovere e buona volontà di singoli. Queste risorse, accanto allo spirito di sacrificio e al rispetto delle regole, che la stragrande maggioranza dei nostri concittadini ha dimostrato, costituiscono un patrimonio prezioso per il Paese, da non disperdere".

"Rammentiamoci delle energie morali emerse quando, chiusi nelle nostre case, stretti tra angoscia e speranza, abbiamo cominciato a chiederci come sarebbe stato il nostro futuro. Il futuro della nostra Italia. - ha affermato - La memoria ci carica di responsabilità. Senza coltivarla rischieremmo di restare prigionieri di inerzie, di pigrizie, di vecchi vizi da superare. Da quanto avvenuto dobbiamo uscire guardando avanti. Con la volontà di cambiare e di ricostruire che hanno avuto altre generazioni prima della nostra".

La poesia di Ernesto Olivero:
Tu ci sei.
Sono convinto che tu ci sei
accanto alle persone che muoiono sole,
sole, con a volte incollato
sul vetro della rianimazione
il disegno di un nipote,
un cuore, un bacetto, un saluto.
Tu ci sei, vicino a ognuno di loro,
tu ci sei, dalla loro parte mentre lottano,
tu ci sei e raccogli l’ultimo respiro,
la resa d’amore a te.
Tu ci sei, muori con loro per portarli lassù
dove con loro sarai in eterno, per sempre.
Tu ci sei,
amico di ogni amico che muore
a Bergamo, in Lombardia, in ogni parte
del nostro tormentato paese.
Tu ci sei e sei tu che li consoli,
che li abbracci, che tieni loro la mano,
che trasformi in fiducia serena la loro paura.
Tu ci sei, perché non abbandoni nessuno,
tu che sei stato abbandonato da tutti.
Tu ci sei, perché la tua paura,
la tua sofferenza, l’ingiustizia della tua morte,
ha pagato per ciascuno di noi.
Tu ci sei e sei il respiro
di quanti in questi giorni
non hanno più respiro.
Tu ci sei, sei lì, per farli respirare
per sempre.
Sembra una speranza,
ma è di più di una speranza:
è la certezza del tuo amore
senza limiti.

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