domenica 1 ottobre 2017
La coordinatrice della Conferenza nazionale rilancia l’impegno nei confronti della politica: «Non smetteremo di essere una spina nel fianco, soprattutto sul fronte delle situazioni di fragilità»
Matone: «Famiglia, adesso la svolta è possibile»
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«Abbiamo fatto un lavoro complesso e difficile, ma oggi posso dire di essere soddisfatta.Volevamo formulare proposte fattibili, tenendo conto sì della scarsità di mezzi a disposizione, ma anche della necessità che la politica faccia uno scatto in più. E anche in questa prospettiva abbiamo fatto il nostro dovere. Ora non ci sono più alibi. Le analisi e le proposte sono arrivate. Avanti signori della po-litica, la famiglia non può più aspettare». Simonetta Matone, magistrato, volto noto della tv, come presidente dell’Osservatorio nazionale sulla famiglia ha preparato e coordinato la Conferenza nazionale. Tempestiva, ironica, preparata, ha guidato varie sessioni dei lavori umanizzando con i suoi racconti, con le sue punture di spillo, gli interventi degli esperti. Il suo tema ricorrente? La prevenzione, la necessità di stare accanto alle famiglie più fragili, il dovere di intervenire prima che il problema sia deflagrante. «Come magistrato ho trascorso una vita tra gli ultimi della società ed ogni volta che ho incontrato un minore in carcere mi sono chiesta: se lo Stato lo avesse aiutato e soprattutto se avesse aiutato, capito e sostenuto la sua famiglia, sarebbe in quelle condizioni? Domande a cui è difficile dare delle risposte. Ma sono domande che vanno fatte. E noi in questi mesi, preparando la Conferenza nazionale, non abbiamo smesso un attimo di interrogarci».

La politica però non ha dato risposte incoraggianti. Le risorse non ci sono e, almeno per il momento, è inutile attendersi grandi interventi. Da dove nasce allora la sua soddisfazione?
Abbiamo comunque parlato di famiglia a distanza di sette anni dall’ultima Conferenza nazionale. Abbiamo ribadito la centralità del ruolo della famiglia e delle famiglie come risorsa sociale ed educativa. Abbiamo concordato sulla necessità di rafforzare il ruolo e la responsabilità della famiglia e dei suoi componenti lungo il ciclo di vita. Un primo macro obiettivo che abbiamo declinato secondo quattro punti: il sostegno alla responsabilità genitoriale, la costruzione di un sistema di alleanze con la scuola, la promozione e il potenziamento dei servizi socioeducativi per l’infanzia e la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, il sostegno alle famiglie con anziani e disabili.

Ora tutte queste proposte vanno tradotte in provvedimenti concreti e, come ha fatto notare anche Gina Pedroni, esperta di politiche sociali, i ritardi sono talvolta clamorosi. Approvata la riforma del terzo settore, per esempio, mancano 32 decreti attuativi per renderla operativa. Siete disposti a non mollare la presa?
Non smetteremo un attimo di essere una spina nel fianco della politica. Soprattutto sul fronte delle fragilità e famiglie più vulnerabili. Servono aiuti specialistici nei momenti di crisi, in particolare con servizi di supporto ai genitori, con la previsione di un reddito di autonomia e di inclusione, azioni per favorire l’inserimento lavorativo, ridefinizione delle politiche abitative delle famiglie, ridefinizione dei servizi per prevenire e contrastare la violenza sulle donne e minori facendo emergere il sommerso. Senza dimenticare il sostegno alle famiglie che adottano e il troppo spesso dimenticato post-adozione.

Il tema dell’adozione e dell’affido è uscito spesso in questi giorni come necessità di rilanciare e definire un istituto che ha subìto una battuta d’arresto. Ma si è parlato anche di tante altre emergenze per quanto riguarda il diritto di famiglia. Si riuscirà a cambiare qualcosa?
Ci sono tante proposte e alcuni disegni di legge già presentati. Noi abbiamo sottolineato con forza il fenomeno della disgregazione familiare, anche dal punto di vista della frammentazione delle competenze giurisdizionali in materia di famiglia. Occorre interrompere il progressivo abbandono dell’aspetto pubblicistico del diritto di famiglia, con l’avanzare di sempre maggiori spazi all’autodeterminazione dei rapporti con gli individui.

Che opinione è emersa a proposito dell’annunciata soppressione dei tribunali per i minorenni?
La maggior parte degli esperti e anche delle rappresentanze istituzionali ha espresso parere negativo, affermando la necessità che a diritti speciali corrispondano sistemi giudiziari speciali. Abbiamo evidenziato la necessità di un approccio non solo giuridico alle problematiche minorili, ma multidisciplinare. Tanto nel settore penale che in quello civile.

Senza addentrarci nello specifico di questioni come fisco, welfare, denatalità, di cui abbiamo parlato tantissimo, ha colto generalmente un atteggiamento più favorevole verso la famiglia?
Ho sempre pensato che il diritto alla felicità a cui tutti aspiriamo non sia né codificato né codificabile, ma passi anche attraverso uno Stato che ti è amico, non nemico, attraverso la possibilità di chiedere aiuto e di riceverlo, di fare figli, attraverso un lavoro dignitoso, attraverso un uso intelligente delle risorse. Questo diritto alla felicità è sintetizzato nella piattaforma che abbiamo consegnato al governo in vista del futuro Piano nazionale della famiglia. Sì, ora la svolta è possibile.

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