martedì 28 giugno 2022
Protagonisti padre Enzo Fortunato, Marco Impagliazzo, Simonetta Gola Strada e il direttore di Avvenire Marco Tarquinio
Chi dice “no” alla logica della guerra
COMMENTA E CONDIVIDI

Sono i protagonisti della solidarietà e dei diritti, nelle periferie, in Africa, nelle guerre. Sono i seguaci di chi portava l’amore dov’era l’odio. E sono anche i comunicatori che raccontano questi temi, che stentano a trovare spazio in un’informazione monocorde. Eccoli, i “testimoni di pace” dell’incontro – alla Festa di Avvenire a Matera – con Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio; padre Enzo Fortunato, già portavoce del Sacro Convento di Assisi; Simonetta Gola, responsabile comunicazione di Emergency; e Marco Tarquinio, direttore di Avvenire. In videocollegamento da ResQ è intervenuta anche Cecilia Strada.

Marco Impagliazzo richiama alla ragionevolezza chi tra Russia e Ucraina tifa per lo scontro finale: «L’Europa non può incamminarsi sonnambula verso l’abisso. I suoi fondatori – Italia Francia e Germania – stanno cercando una via d’uscita. È difficile, ma spetta alle democrazie pensare alla pace. Le autocrazie stanno comode nella guerra che le puntella». «Il Papa ci chiede di alzare lo sguardo – dice Sant’Egidio – su quanto il conflitto stia prendendo in ostaggio il mondo. Francesco è pronto a sopportare lo sguardo malevolo di media e politici con l’elmetto, pur di offrire un’opportunità alla pace». Che per ora significa «dare sollievo alle vittime e rendere “insistente” la preghiera per la pace».

Padre Enzo Fortunato cita la conclusione della Fratelli tutti, una frase di Charles de Foucauld: «Pregate Iddio affinché io sia davvero il fratello di tutte le anime di questo Paese». «Un’affermazione – dice il francescano – che è programma di vita dei testimoni di pace: quanto più ciascuno si fa fratello dell’altro, tanto più diventa operatore di pace. I capi delle nazioni dovrebbero mettere queste affermazioni nelle agende politiche per dare risposta al desiderio più profondo che lega ogni cuore umano, dalla Russia all’Ucraina, dagli Stati Uniti alla Cina, dall’Europa all’Australia». E Francesco D’Assisi «ci ricorda che la pace è possibile. La sua testimonianza luminosa non ci concede attenuanti».

«Il mondo ha bisogno di recuperare il senso dell’uguaglianza – dice Simonetta Gola –: c’è una forbice (sociale, economica, geografica) che ci fa sentire lontani dalle vite degli altri e quindi accettare guerra e povertà come condizioni naturali, inevitabili. Lo sembrano in questo sistema economico e di potere. Dobbiamo recuperare il senso di uguaglianza e di empatia, e l’importanza della pratica dei diritti umani. È quello che cerca di fare Emergency – dice – che agisce per una maggiore equità e giustizia. Quindi per la pace. Uguaglianza e diritti non sono solo solidarietà: se siamo tutti uguali, capiamo che la situazione mondiale è insostenibile: tre quarti dell’umanità vive in condizioni di povertà, fame, violenza. Se non agiamo per i diritti di tutti, accettiamo la disuguaglianza. Viviamo uno stile di vita insostenibile, sulle spalle di un pezzo dell’umanità».

Marco Tarquinio ricorda come «la guerra è una tragedia in sé, ma è anche lo strumento con cui i potenti cercano di costruire nuovi equilibri sulla testa dei popoli». E il conflitto tra Russia e Ucraina “fa parte di quella “guerra tra i mondi” per ridefinire gli equilibri». I comunicatori allora «devono avere occhi per far emergere il gioco dei grandi della Terra e per vedere la sofferenza dei piccoli. Dobbiamo affermare – dice il direttore di Avvenire – che contro la logica vecchia dei blocchi serve una globalizzazione della solidarietà e della cooperazione: Dio ci guardi dagli autarchici, una po’ dipendenza dagli altri rende più umili. È la nuova fraternità di Papa Francesco».

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: