sabato 11 marzo 2017
Il ministro dell’Agricoltura spiega l’intesa congressuale con l’ex segretario: sbaglia chi si divide, senza Pd vincono le destre
Martina e Renzi al Lingotto (Ansa)

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Dopo la lunghissima relazione di ieri di Matteo Renzi, la mattinata del Lingotto ha come protagonista Maurizio Martina, il ministro dell’Agricoltura che ha sfidato la scissione della sinistra accettando di affrontare il Congresso in ticket con Matteo Renzi.

È a lui che tocca dimostrare che la mozione renziana sta dentro la storia della sinistra italiana. Martina non tradisce l’aspettativa e si presenta con un affondo che scalda la platea: “E’ venuto il tempo di approvare la proposta di un prelievo Ue sulle transazioni finanziarie speculative. Potremmo raddoppiare quello che abbiamo messo sul reddito di inclusione, lo potremmo raddoppiare da subito”. Pochi minuti dopo, la notizia che Renzi fa completamente sua la proposta dell’attuale ministro dell’Agricoltura: nella mozione, spiega chi sta lavorando al documento finale del ticket Renzi-Martina, ci sarà una tassa dello 0,05 per cento che verrebbe applicata a tutte le transazioni sui mercati finanziari. Una misura che su scala europea avrebbe impatti rilevantissimi sia per il gettito sia per la riduzione delle attività meramente speculative.

La sterzata “a sinistra” di Martina è stata accolta da un’ovazione dal popolo del Lingotto, evidentemente convinto che la spinta riformista di Renzi non sia sufficiente per tenere dentro gli elettori indecisi di sinistra. Nel ruolo di “sostenitore critico” della stagione renziana, Martina gioca la sua partita. E quindi, oltre ad avvertire la ‘finanza cattiva’, rilancia anche su “una nuova stagione per i diritti dei lavoratori”. Parole d’ordine necessarie per dimostrare che “senza il Pd vincono le destre e chi se n’è andato ha sbagliato”. Ma è il finale a far esplodere la platea: il ricordo del partigiano Elio Cervi, l’immagine dell’eroe che rientra nel paesello a bordo di un’allora avveneristico trattore “da mettere a disposizione di tutti gli altri contadini della zona”.

Dopo che ieri Renzi ha riabilitato la parola “compagni” e lanciato la “Frattocchie 2.0”, è quindi Martini a disegnare meglio la nuova proposta del Pd al Paese: non rinnegare le riforme liberali ma accompagnarle con una dose massiccia di misure sociali. Anche il successivo intervento da “esperta invitata” di Emma Bonino sull’immigrazione conferma questa tendenza e in qualche modo frena il trend “securitario” del ministro Marco Minniti: “Ci servono 160mila migranti all’anno. Via il reato di clandestinità e più integrazione”. La sensazione è che Renzi domani farà sue queste istanze. Così come farà suoi gli avvertimenti del presidente dem Matteo Orfini al ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan: niente privatizzazioni che somiglino a svendite. Sono questi i punti sui quali Renzi ha negoziato con Martina, Orfini e Franceschini per tenere unito il grosso del partito.

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