domenica 15 marzo 2020
Il sottosegretario all'Editoria: l'informazione di qualità e le edicole aperte sono un presidio di democrazia. Dopo l'emergenza, risolleveremo il settore
Andrea Martella

Andrea Martella - Ansa

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«L’informazione è sempre un bene prezioso, un presidio di democrazia, e in questi giorni lo è ancor di più. E il fatto che le edicole siano aperte è davvero importante, perché contribuisce a consentire che i cittadini possano informarsi. Non a caso, le abbiamo considerate un bene pubblico, salvaguardando la filiera editoriale da ulteriori restrizioni e rispondendo così ai principi della Carta costituzionale. Giornalisti e giornalai, lo dico e lo penso davvero, stanno rendendo un servizio importante al nostro Paese». Collegato via Skype coi suoi uffici, e al telefono con Avvenire, il sottosegretario con delega all’Editoria Andrea Martella (Pd) tiene d’occhio il flusso di notizie di giornata: «Purtroppo – osserva – anche fra gli operatori dell’informazione, i casi di contagio stanno aumentando. I loro sforzi e il loro sacrificio quotidiano debbono assolutamente coniugarsi con la massima sicurezza sanitaria. Insieme a loro, rivolgo apprezzamento e sostegno a tutti gli edicolanti, per lo spirito di servizio con cui stanno svolgendo la loro funzione. E ricordo come sia fondamentale che il loro lavoro avvenga nel rispetto di regole e distanze di sicurezza».

Il settore delle edicole, insieme all’intero comparto dell’editoria, è da tempo in sofferenza. Terminata l’emergenza, come si potrà risollevarlo?

Nell’ultima legge di Bilancio, abbiamo previsto un credito d’imposta per sostenere le edicole nel pagamento di tasse locali e canone d’affitto. E stiamo valutandone l’estensione. Con i Comuni lavoriamo al progetto d’informatizzazione delle edicole. E con le Poste ragioniamo su come abbattere le spese di commissione per gli edicolanti.

Sarà per la preoccupazione generale, ma in questi giorni sembra essere cresciuta fra i cittadini la domanda d’informazione. Cosa ne pensa?

Lo si percepisce dal boom di accessi sui siti e dalla diffusione delle copie cartacee nelle edicole. Ciascuno cerca di capire, di approfondire, per essere consapevole e responsabile nei comportamenti. In questo complicato frangente, molte persone stanno imparando a difendersi da notizie non verificate o gonfiate ad arte. È necessario farlo: le fake news, già perniciose in tempi normali, ora diventano addirittura pericolose per la salute individuale e pubblica. Spero che, finita questa crisi, la qualità dell’informazione messa in campo possa contribuire a ridimensionare la minaccia delle fake news.

Intanto la Federazione nazionale della Stampa chiede con forza che anche le aziende facciano la loro parte, mettendo i giornalisti nelle condizioni di lavorare in sicurezza.

È indispensabile. Ricordo che il protocollo appena varato per il contrasto della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro delinea obblighi e garanzie indifferibili, che valgono pure per il comparto dell’informazione, che vede cronisti di giornali, agenzie, radio e televisioni ancora una volta in prima linea.

La fornitura prevista di mascherine e guanti deve valere anche per i giornalisti?

Certo. Le garanzie debbono valere per tutti, per consentire che il lavoro si svolga in sicurezza. E noi stiamo cercando di dare tutele anche ai giornalisti free lance, che come altri lavoratori autonomi e con partita Iva stanno subendo riflessi negativi da questa situazione.

Da mesi lei lavora alla cosiddetta riforma 'Editoria 5.0'. Non c’è il rischio che il calo verticale della pubblicità di questi giorni acuisca la crisi del settore? E che, a emergenza conclusa, ci si trovi di fronte a un comparto in ginocchio?

Avevamo già iniziato a lavorare con interventi mirati: il taglio dei contributi al Fondo per il pluralismo è stato differito al 2022, per volontà del Parlamento; ci sono in campo misure per il turn over legato ai prepensionamenti nelle redazioni; ci sono interventi per favorire la lettura dei giornali nelle scuole. Ma serve una riforma organica che, dopo oltre quarant’anni, riorganizzi l’intero settore, affronti il tema del copyright, di maggiori tutele e di lotta al precariato, regolamenti meglio il mercato della pubblicità. Tutto questo, e altro ancora, sarà dentro 'Editoria 5.0', che presenteremo appena l’emergenza sarà finita.

Da venerdì, l’edizione digitale di Avvenire si può leggere gratis, per non far mancare a nessuno «il pane dell’informazione ».

È un’iniziativa molto apprezzabile, che rientra ovviamente nelle scelte di ogni singolo editore. Noto con favore, comunque, come quasi la totalità delle testate abbia adottato politiche di fortissima scontistica, per favorire l’accesso all’informazione qualificata.

Lo spettro del virus si è affacciato nei Palazzi della politica, contagiando alcuni esponenti politici, anche del governo. Personalmente, lei come si è attrezzato per fronteggiare la situazione?

Sto a casa e mi collego coi miei collaboratori e coi membri di governo via internet. E, se esco per fare la spesa, adotto le cautele previste. Dobbiamo farlo tutti. Se saremo uniti e responsabili, supereremo insieme quest’emergenza.

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