mercoledì 15 giugno 2011
All'indomani dell'allarme sulla scarsità di risorse per continuare la campagna in Libia lanciato dal comandante della marina britannica, l'ammiraglio Mark Stanhope, oggi il ministro dell'Interno ha detto che il governo italiano e quelli europei non dovrebbero più «spendere soldi per i bombardamenti in Libia, ma piuttosto per sviluppare la democrazia».
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All'indomani dell'allarme sulla scarsità di risorse per continuare la campagna in Libia (giunta all'undicesima settimana) lanciato dal comandante della marina britannica, l'ammiraglio Mark Stanhope, oggi è la volta del ministro dell'Interno italiano. Per il leghista Roberto Maroni il Governo italiano e quelli europei non dovrebbero più "spendere soldi per i bombardamenti in Libia, ma piuttosto per sviluppare la democrazia"."Il problema sono i bombardamenti - ha premesso Maroni - fino a quando continueranno le bombe continueranno le partenze e noi dovremo assistere i profughi, come stiamo facendo con l'aiuto delle Regioni. Bisogna mettere fine alla guerra in Libia solo con un nuovo Governo, qualunque esso sia, si potrà gestire il fenomeno. Ieri - ha ricordato il ministro - la Camera dei rappresentanti Usa ha bocciato la richiesta del presidente Obama di nuovi fondi per continuare l'offensiva in Libia. Chi metterà ora questi soldi?".A Londra il segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen incontrerà il premier David Cameron e il ministro degli Esteri, William Hague per discutere delle operazioni militari sulla Libia. Rasmusen sarà invece domani a MAdrid per chiedere un maggiore impegno di Madrid. Intanto il comandante dell'operazione Unified Protector, il generale canadese Charles Bouchard, dalla portaerei italiana Garibaldi ha sostenuto che la situazione si sta sviluppando "molto positivamente" e che "si potrà completare la missione senza ricorrere a truppe di terra". Anche perchè, ha aggiunto Bouchard, "non abbiamo avuto un mandato per cambiare il regime" Il nodo resta quella della durata delle operazioni: più si allungano i combattimenti più si rischia di restare a corto di risorse. Ne è convinto il generale francese Stephane Abrial, del comando delle operazioni Nato, anche se l'Alleanza rassicura di "avere le risorse necessarie". "Possiamo continuare a mantenere a lungo la pressione sul regime Muammar Gheddafi. Siamo consapevoli che ci vorrà tempo", ha garantito la portavoce Oana Lungescu.Sul fronte militare i ribelli libici hanno conquistato un'altra città tra le montagne della Cirenaica occidentale: si tratta di Kikla, situata soltanto 150 chilometri a sud-ovest di Tripoli. Stando a un portavoce degli stessi insorti, si sono inoltre spinti avanti lungo la costa mediterranea, fino ad attestarsi alle porte di Zlitan, località tuttora controllata dalle forze fedeli a Muammar Gheddafi, a una sessantina di chilometri da Misurata.Fonti giornalistiche presenti sul posto dal canto loro hanno riferito che non sopno invece stati effettuati progressi nell'avanzata sul centro petrolifero di Marsa el-Brega, più a est. Sempre tra le montagne occidentali, i rivoltosi hanno denunciato un intenso bombardamento governativo contro Nalut, su cui sono caduti almeno una ventina di missili, e contro il valico di confine di Wazin-Dehiba, che collega la Libia con la Tunisia. I lealisti hanno preso posizione una ventina di chilometri a est di Nalut.
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