sabato 20 novembre 2010
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Il caso è chiuso. Almeno fino a lunedì. Il ministro dell’Interno Maroni parteciperà a Vieni via con me, la trasmissione di Fazio e Saviano. Leggerà un suo elenco, e tutto lascia presagire che metterà in fila i risultati del Viminale contro le mafie, dai 28 superlatitanti catturati ai 35mila beni sequestrati. Sarà questa la «replica» all’affondo dell’autore di Gomorra, il quale nella scorsa puntata, affermando che «la ’ndrangheta al Nord interloquisce con la Lega», aveva scatenato la reazione del ministro e delle camice verdi. Per concludere la querelle è stata decisiva l’ultima offerta del direttore della terza rete Paolo Ruffini: «Maroni è il benvenuto, purché utilizzi il linguaggio della trasmissione».Proposta accettata, per il sollievo del direttore generale Rai Mauro Masi, del presidente Paolo Garimberti e del numero uno della commissione di Vigilanza Sergio Zavoli. Anche la politica archivia il compromesso con una sostanziale soddisfazione, al netto dell’Idv che continua la sua campagna a favore dello scrittore («20mila firme raccolte in un giorno», annuncia Di Pietro). Sulla vicenda, in giornata, era intervenuto anche il presidente della Camera Gianfranco Fini: «Non capisco perché ci si indigna quando qualcuno dice che la mafia è anche al Nord. Non è una polemica contro un partito o un territorio». Uno scudo concesso allo scrittore anticipato però da un elogio di Maroni: «Lo stesso Saviano ha detto che è un ministro fortemente impegnato contro la criminalità organizzata». Mentre il leader Udc Pier Ferdinando Casini aveva considerato «un errore» le parole dell’autore sui rapporti ’ndrangheta-Lega: «Nessun partito può considerarsi esente».La pace tra Raitre e il Viminale si consuma nel dopopranzo. Ruffini presenta le due ipotesi che già aveva accennato l’altra sera alla portavoce del ministro: presentare una replica video o scritta oppure - ed è questa la novità che smuove le acque - «leggere un elenco in veste di titolare degli Interni». Dopo due ore arriva il «sì» di Maroni, «soddisfatto» e desideroso di «chiudere con questa soluzione ragionevole una polemica che non serve a nessuno». In realtà, al compromesso si è lavorato sin dalle prime battute, Ruffini è stato in dialogo costante con Masi, e il ministro, in alcune interviste tv, aveva lanciato segnali distensivi a Saviano.Il primo ad esultare è stato il direttore generale: «Ringrazio il ministro per aver accettato, segnalo il lavoro concreto svolto in questa occasione da Ruffini». Segue Zavoli: «Quando ci si incontra nel nome della civiltà, vincono intelligenza e democrazia». «Molto, molto soddisfatto» anche il presidente di viale Mazzini Paolo Garimberti. Ma nonostante tutto nel Cda regna la divisione. Il consigliere in quota Pd Nino Rizzo Nervo ascrive la «conclusione positiva» della vicenda alla scelta della minoranza di non votare un ordine del giorno che imponesse le modalità di replica. «La decisione presa – replicano Antonio Verro (Pdl) e Giovanna Bianchi Clerici (Lega) – va nel senso di quello che proponevamo noi».
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