giovedì 18 giugno 2015
​Se si vota nel 2016 in pista per governare Roma Madia, Giachetti, Gentiloni. Gabrielli si chiama fuori.
De Rita: la Capitale orfana di una classe dirigente
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«A Roma, anche in vista di un evento di importanza mondiale come il Giubileo, serve un sindaco che abbia la testa libera da inchieste e questioni giudiziarie. C’è necessità di un amministratore in grado di rispondere ai bisogni e ai servizi dei cittadini della Capitale molto meglio di come avviene oggi». Nel giorno in cui Matteo Orfini si schiera con forza in difesa di Ignazio Marino, Renzi, a colloquio con i suoi fedelissimi, già si concentra su quale potrebbe essere il candidato ideale alla successione. Le grandi manovre, insomma, sono partite. L’idea è quella di andare al voto il prossimo anno. Quando, cioè, saranno chiamate a eleggere i sindaci altre grandi città come Milano, Napoli e Torino. «Ci sarà anche Roma», assicurano i più stretti collaboratori del presidente del Consiglio. La figura maggiormente adatta a guidare l’Urbe, secondo il segretario del Pd, sarebbe l’attuale vicepresidente della Camera, Roberto Giachetti. «Conosce benissimo la città, è esperto, sarebbe la soluzione migliore», ragiona il segretario del Pd, che conta nelle prossime settimane di vincere le resistenze del diretto interessato a lanciarsi in una sfida che ha un livello di difficoltà politica elevatissimo.  Le alternative a Giachetti, comunque, non mancano. Sono tutte candidature di spessore, che possono arrivare forse pescando tra i big del governo, visto che circolano i nomi di due ministri: Gentiloni e Madia. Il prefetto Franco Gabrielli invece, indicato come uno dei possibili prescelti, esclude categoricamente l’eventualità: «Non ho ambizioni politiche a Roma né altrove». Se c’è fermento nel Pd, comunque, figuriamoci nel centrodestra.  Berlusconi ha già in mente il suo nome per il Campidoglio: Mariarosaria Rossi. La fidata senatrice, infatti, in quanto interna a Forza Italia, sarebbe più gradita di Giorgia Meloni (Fdi). Per tutti, dunque, Marino è sempre più in bilico. Ma il sindaco, prova a resistere al pressing, e sceglie di reagire ancora con il silenzio. A margine dell’inaugurazione dell’Acea Camp al Foro Italico, infatti, non risponde alle domande dei cronisti che gli chiedono di replicare a Renzi. In suo soccorso, però, arriva il commissario del Pd romano. «Marino non resta o va via dal suo posto perché lo decido io o il presidente del Consiglio – spiega Orfini -. La sua fonte di legittimazione sono i cittadini che lo hanno eletto». Secondo Orfini il sindaco-chirurgo ha letto nelle parole di Renzi «uno stimolo a fare meglio». In merito all’ipotesi commissariamento, invece, il presidente del Pd ostenta tranquillità: «Sono sicuro che Gabrielli alla fine dirà che non c’è bisogno dello scioglimento ». Una previsione a cui segue una precisazione della prefettura. «È in corso la lettura e l’analisi della relazione – si spiega in una nota -. Per cui il prefetto non si è ancora formato alcun convincimento circa le considerazioni che dovrà sottoporre alla valutazione del ministro dell’Interno». Intanto, però, Mario Morcone, capo del dipartimento Immigrazione del Viminale, ricorda che «per commissariare 18 mesi per mafia la capitale d’Italia ci devono essere degli elementi gravi e pesanti». «Se ciò avvenisse - conclude - si avrebbe un danno enorme».
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