martedì 13 maggio 2014
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Per Roberta Pinotti è il giorno della com­mozione e dell’impegno. È la prima grande tragedia in mare da ministro, quella che non avrebbe mai voluto vivere in prima persona, dopo quell’enorme dispiega­mento umanitario di forze e risorse militari che va sotto il nome di 'Mare Nostrum'. Non così per i 'suoi' militari, per loro - purtroppo - non è la prima volta: «Li ho visti comporre corpi di persone che avrebbero voluto salva­re, 'non avremmo voluto farlo più', mi han­no detto. Ma sbaglia - spiega il ministro della Difesa, mentre la triste contabilità di questa immane tragedia ancora non è definita - chi dice che i nostri marinai sono umiliati nello svolgere questi compiti. I militari italiani so­no orgogliosi, non umiliati, di aver salvato mi­gliaia di vite umane, più di 3mila minori. Però il loro è anche un grido di dolore, sanno di a­vere un Paese dietro ma allo stesso tempo so­no consapevoli che non possono essere la­sciati soli a lottare». Nelle parole del ministro tanto coinvolgi­mento umano: «Ogni vita che scompare, co­sì, in fondo al mare, porta via con sé un mon­do e tante speranze. È una sconfitta per noi». Ma anche la denuncia di una vera e propria «emergenza umanitaria» che in quanto tale non può non vedere il coinvolgimento più di­retto dell’Onu. E dell’Europa. Con due mos­se. «Lo spostamento della sede centrale di Frontex da Varsavia all’Italia». E un insedia­mento stabile dell’Onu già in Libia, zona di partenza. «Ban Ki-Moon ha promesso a Ren­zi un suo diretto interessamento per coinvol­gere i Paesi Ue». Accusano lo Stato di debolezza, di resa al fe­nomeno dei trafficanti di morte. Lo Stato mettendo in campo il massimo im­pegno in termini di umanità dimostra la sua forza. La debolezza sarebbe voltare la testa dall’altra parte. Ci siamo mossi, occor­re ricordarlo, per un moto unanime di pietà e commozione sull’onda della tra­gedia di ottobre, nella quale si sono con­tati alla fine circa 400 cadaveri, con quel­la toccante visita di Papa Francesco che commosse tutti noi. Ma ora si finge di non ricordare che, oltre alle persone che in questo modo è stato possibile salva­re, sono stati catturati 207 scafisti dan­do un duro colpo - con una grande opera di collaborazione fra i ministeri dell’Interno e della Difesa e la magistratura - in termini di repressione, ma anche di prevenzione. Pur­troppo però sappiamo che ciò non basta, e da soli non possiamo farcela. Lei ha detto che Mare Nostrum è a 'a tem­po'. Ma i flussi non danno tregua. Ho parlato di operazione a tempo per ribadi­re che non è pensabile di sostenere noi da so­li il peso di questa emergenza. Non per dire che la situazione si va normalizzando. Anzi. Sulle nostre coste meridionali si stanno sca­ricando tutti gli insuccessi delle primavere a­rabe e delle guerre civili africane. La dram­matica situazione in Siria, in Mali, in Cen­troafrica. Ora, purtroppo, anche in Libia la si­tuazione si è fatta ancor più preoccupante. E le statistiche dicono che i due terzi di queste persone in fuga hanno titolo per essere ac­colti come rifugiati. Ed ecco il ruolo di Onu e Unhcr. L’intervento diretto dell’Onu dovrà essere la conseguenza di un’emergenza umanitaria che dovrà essere riconosciuta. La nostra a­zione ha prodotto l’assicurazione dal segre­tario generale dell’Onu di un suo impegno a sensibilizzare l’Europa. E’ necessario ogni sforzo congiunto per salvare uomini, donne e bambini. Vite umane. Frontex ha fallito? Frontex va ridisegnata completamente. Già la sua sede principale a Varsavia ci dice di u­na mission ormai insufficiente, che vedeva nel confine orientale il punto debo­le. Oggi è evidente che si è spostato a Sud. La sede principale verrà in Italia? Sarà inevitabile, così come si dovrà andare a una rimodulazione delle risorse, che ora vedono destinati a noi solo 12 milioni, mentre 'Mare Nostrum' costa 9 milioni al mese. Risorse è bene ribadirlo tratte dal bi­lancio della Difesa. Ma si tratta anche di ripensarne il ruolo, fin qui limitato alla sicurezza, verso un maggiore impegno sulla prevenzione e sull’accoglienza. Andrà in Libia?. Non escludo, quando sarà chiaro l’in­terlocutore politico e la situazione sarà stabile una mia visita. Oggi purtroppo la situazione libica è difficile ed è uno dei motivi di queste tragedie. Il vescovo di Mazara Mogavero pro­pone di assicurare il viaggio in Italia ai rifugiati. Sulle modalità si può e si deve discutere, ma è evidente che bisogna intervenire con l’Onu già sulle coste di partenza. Che tempi prevede per questo cambio di pas­so, per evitare altre tragedie? I tempi sono scanditi dall’agenda politica. Oggi il commissario europeo Malmstrom ha chiesto a tutti gli stati europei di dimostrare coi fatti solidarietà concreta. E’ frutto del no­stro pressing in Europa. Il primo luglio inizierà il semestre a guida italiana e questo diven­terà un punto qualificante del nostro impe­gno.
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