sabato 8 ottobre 2016
In cammino per la pace e la fraternità da 472 città. Torna il momento di incontro voluto nel 1961 da Aldo Capitini. «Non tutti sono indifferenti»
Marcia Perugia-Assisi con i giovani terremotati
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Da “Marcia per la pace” a “Marcia della pace e della fraternità”. Per dare più senso ad un appuntamento «che non deve essere una parata, ma un momento per prendere l’impegno, attraverso la firma della “Dichiarazione di pace”, a costruire veramente un futuro migliore». Così la  Perugia-Assisi torna oggi, domenica 9 ottobre, «per riportare la pace nel mondo e radicarla in Europa». E a piedi, in bicicletta, in auto, in treno, in autobus verranno da 472 città, ragazze e ragazzi, studenti, famiglie, cittadini e rappresentanti di gruppi, associazioni, organizzazioni, scuole, Comuni, Province, Regioni e altre istituzioni per camminare lungo la “via della non violenza” tracciata nel 1961 da Aldo Capitini, insieme anche ad alcuni giovani provenienti dalle zone colpite dal terremoto, come Amatrice. I ragazzi del centro reatino sono intervenuti anche alla presentazione ed è stato proprio il Consiglio regionale dell’Umbria a promuovere l’iniziativa. «Un gesto di solidarietà – ha sottolineato Donatella Porzi, presidente dell’Assemblea legislativa dell’Umbria – per far trascorrere un momento di gioia» a giovani e famiglie che non vogliono essere dimenticati. Si parte, alle 9, dai Giardini del Frontone di Perugia e si arriverà alle 15 alla Rocca Maggiore di Assisi. "Non tutti sono indifferenti" è lo slogan scelto quest’anno dai promotori, con riferimento in particolare alle stragi di civili ad Aleppo, città il cui sacrificio è stato evocato nel suo messaggio dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Occasione, ricorda Flavio Lotti, coordinatore del comitato promotore della Marcia, è anche quella di ricordare i 30 anni dalla nascita del coordinamento. E intanto, con la Marcia, il Sacro convento di Assisi rilancia l’impegno preso con la “Carta di Roma”, appello firmato da padre Enzo Fortunato, direttore della Sala stampa del Sacro convento, e Beppe Giulietti, presidente della Fnsi, nel 2015, per «contrastare il linguaggio del razzismo e della violenza».
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