giovedì 8 luglio 2010
Domani l’incontro fra il premier e i governatori, che minacciavano di restituire già oggi le deleghe. Berlusconi (con Tremonti) ripete però che non c’è spazio per modifiche. Il decreto in aula al Senato il 13 Ma sarà fiducia anche alla Camera. Intanto arriva una stangata da 234 milioni per le assicurazioni, per coprire le norme (riviste) pro-imprese.
- Invalidi, dalla rivolta al sollievo
- Evitata una grande ingiustizia di A. M. Mira
COMMENTA E CONDIVIDI
Cede (quasi ai tempi supplementari) alla richiesta di un incontro, ma mostra un volto duro e assai poco conciliante. La lunga partita fra Silvio Berlusconi e gli enti locali ha vissuto ieri un’altra giornata al calor bianco. Culminata, alle 5 e mezzo di pomeriggio, nel duplice annuncio che il voto di fiducia sarà chiesto anche alla Camera e che il capo del governo vedrà i presidenti delle Regioni domani, venerdì, alle 11. Ma, significativamente, lo farà assieme al ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, che su questa manovra ha messo più che mai una firma incancellabile. Infatti la nota, a firma congiunta (a quanto pare, voluta dal ministro), che dà conto dell’annuncio conferma che non ci sono però spazi per modifiche. Intanto i capigruppo del Senato hanno rinviato a martedì 13 l’approdo in aula del decreto, con la fiducia già il 15.La novità dell’incontro è giunta dopo che i presidenti delle associazioni delle Regioni, delle Province, dei Comuni e delle Comunità montane, che protestano per la squilibrata (a loro dire) distribuzione dei tagli fra autonomie locali e Stato centrale, avevano deciso di disertare la Conferenza unificata convocata per oggi, se non fosse stato presente il premier. E i governatori, ancor più esasperati perché subiscono il grosso dei risparmi (8,5 miliardi in 2 anni), si erano spinti oltre, con Vasco Errani, il presidente della loro Conferenza, che aveva reso noto di aver inviato a Fitto, ministro degli Affari regionali, una lettera in cui si chiedeva di «mettere all’ordine del giorno» della riunione odierna «la restituzione delle deleghe previste dalla "legge Bassanini"». Una conferma che lo strappo finale era a un passo.A fine giornata invece, pur confermando che oggi il sistema delle autonomie non andrà alla Conferenza unificata, Errani definiva l’incontro (al quale, si è appreso in serata, parteciperanno anche i Comuni) «il primo passo utile per avviare un confronto nel merito», perché con Berlusconi e Tremonti ci sarà «modo di illustrare le nostre buone ragioni». Inclusa quella, ricordata da Errani citando un rapporto della Corte dei Conti, che lo Stato si mostra ora drastico con gli enti locali perché negli ultimi anni non ha realizzato quei risparmi nei ministeri, a livello centrale, che pur erano stati sbandierati. Rilievo già contestato da Palazzo Chigi che, nella nota, precisa che nella parte di spesa pubblica «confrontabile in termini omogenei» per il 2009, le uscite «discrezionali» a carico della parte statale non superano ormai gli 84 miliardi, mentre quelli locali arrivano a 171 miliardi, al netto dei trasferimenti governativi. Replica di Errani: «Sono cifre non condivisibili». Il comunicato di Berlusconi e Tremonti parte con nettezza dalla premessa che «ciò che è rilevato ora come "squilibrio" a carico dei governi locali», in realtà tale non è: un assunto che rende «oggettivamente impraticabile», si specifica, l’«ipotesi di uno spostamento da una voce a un’altra». Toni rimarcati peraltro da Tremonti nel pomeriggio a palazzo Grazioli, quando si è sfiorato un primo incontro fra il Cavaliere e almeno alcuni governatori. Nella residenza del premier si trovavano infatti Formigoni, Caldoro, Polverini e Scopelliti, che hanno visto il ministro assieme ai capigruppo del Pdl. Ma Tremonti ha detto loro che «la linea non cambia, la nostra è una strada obbligata, l’impostazione è rigorosa e non c’è spazio per ritocchi».
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: