giovedì 1 novembre 2018
Ultime novità: Flat tax ridotta a 330 milioni, giallo sui 100 milioni per le famiglie (ma il governo: ci sono), via i fondi per buche a Roma. Giorgetti cauto su «quota 100»
Il testo alla Camera, ecco le novità. Sparisce il taglio alle pensioni d'oro
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La "manovra del popolo" c’è. Finalmente. Dopo un travaglio lunghissimo di 15 giorni, più del solito, il testo, "bollinato" dalla Ragioneria dello Stato e "sdoganato" dal Quirinale, è approdata mercoledì sera alla Camera (arrivo previsto in aula il giorno 29). Con le ultime novità di una legge che ha riservato sorprese quasi ogni giorno. Sparisce, così, il pluriannunciato taglio delle pensioni cosiddette d’oro, cavallo di battaglia di M5s che, difatti, si affretta a precisare che la norma sarà recuperata più avanti, in un emendamento.

Ma non è l’unico grande assente: non ci sono anche i soldi (180 milioni di euro in 3 anni) per riparare le buche di Roma, mentre l’effetto dell’arrivo nel 2019 della Flat tax sui lavoratori autonomi si riduce ancora, ad appena 330 milioni. Ci sono, invece, i fondi - 16 miliardi nel 2019 - per le due misure bandiera del governo giallo-verde: la riforma della legge Fornero e il reddito di cittadinanza. Ma come e quando le misure partiranno è ancora tutto da decidere. C’è chi ipotizza slittamenti rispetto all’avvio previsto per marzo-aprile 2019.

Timori alimentati dalle parole del sottosegretario leghista Giancarlo Giorgetti: «Le misure partiranno quando sarà tutto pronto». E l’allarme in casa M5s cresce. Ma Di Maio tiene la guardia alta: "quota 100" sulle pensioni e il reddito devono «marciare insieme», avverte. L’insofferenza tra alleati è palpabile nelle dichiarazioni: «Se governassi da solo potrei fare le cose più velocemente», afferma Matteo Salvini, dopo che la Lega ha disertato il vertice notturno di martedì a Palazzo Chigi per chiudere il testo, che sarebbe stato animato da un braccio di ferro tra Danilo Toninelli e Tria sulla cabina di regia per gli investimenti.

«Siamo stanchi delle continue richieste del M5s e delle loro beghe col Mef, è un delirio», confida all’agenzia Ansa una fonte.

Come andrà a finire, dipende anche da altri due fattori critici: i mercati e l’Ue. Chiuso il testo, il governo prova infatti a stringere i tempi della risposta da dare alla Commissione la replica ai rilievi della Commissione sulla manovra dovrebbe arrivare a inizio settimana prossima. Non dovrebbero esserci stravolgimenti, solo la possibile assicurazione di un contenimento del deficit nel corso del 2019.

Ma anche Bruxelles potrebbe bruciare le tappe: ieri è trapelato che i tecnici hanno già iniziato a preparare il rapporto "ex articolo 126.3" del Trattato per constatare la violazione della regola del debito da parte dell’Italia, ovvero già per il mancato rispetto del parametro da parte del governo Gentiloni. Sarebbe un anticipo della tempistica, a cui contribuisce lo scontro in atto con il nuovo governo. Una decisione potrebbe essere annunciata il 21 novembre. «Stiamo lavorando per far crescere il Paese, avanti così», dichiara intanto il premier Giuseppe Conte.

Ma vediamo le ultime novità:

Pensioni d’oro. Nella manovra la sforbiciata non c’è. Ma ci sarà, assicura il M5s, e arriverà in commissione. Riguarderà gli assegni sopra i 90mila euro lordi. Saranno salvi quelli calcolati con il sistema contributivo e le casse "complementari".

Via vitalizi o scure sulle Regioni. Per far adeguare le Regioni al taglio dei vitalizi è stato rafforzato l’ammontare del taglio: chi non lo farà vedrà decurtati dell’80% (inizialmente era del 30%) i trasferimenti, senza tuttavia toccare i fondi a sanità, scuole per disabili e altri servizi essenziali.

Giallo su fondi alla famiglia. Nel ddl salta l’articolo che aumentava gli stanziamenti di 100 milioni all’anno dal 2019 per il fondo a favore della natalità, maternità e paternità, così come invece previsto dalle versioni precedenti della legge di Bilancio. Fonti di governo assicurano però che le risorse ci sono, in un’altra tabella.

Arriva Investitalia. La regia va a Palazzo Chigi: si tratta di una «struttura di missione per il supporto alle attività del premier di coordinamento delle politiche in materia di investimenti pubblici e privati». In dote 25 milioni all’anno dal 2019.

Investimenti. Dal primo gennaio 2019 arriva la «centrale per la progettazione delle opere pubbliche». Ci lavoreranno 300 persone, scelte da una commissione il cui presidente è designato dal premier e composta da 4 membri rispettivamente individuati dai ministri del Tesoro, del Mise, delle Infrastrutture e degli Affari regionali.

Stretta sulle spese militari. Il ministro della Difesa dovrà tagliare 60 milioni di euro all’anno dal 2019 e ulteriori 531 milioni di euro nel periodo che va dal 2019 al 2031.

Fondi Blockchain e Internet. Obiettivo finanziarie progetti «in nuove tecnologie e applicazioni di intelligenza artificiale», con risorse pari a 15 milioni di euro all’anno per il triennio 2019-2021.

Bonus manager per le Pmi. Previsto un contributo a fondo perduto fino a 40mila euro per le piccole imprese che acquisiscono «prestazioni consulenziali» di natura specialistica, con l’obiettivo di sostenere i processi di trasformazione tecnologica e digitale.

Apprendistato, meno fondi. Spunta un taglio degli incentivi per i contratti di apprendistato. I fondi stanziati sono circa un terzo: 5 milioni l’anno dal 2019.

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