mercoledì 2 giugno 2010
COMMENTA E CONDIVIDI
Non si apre sotto buoni auspici il dibattito sulla manovra del governo, che ha iniziato ieri il suo iter in commissione al Senato. La segreteria del Pd ne dà un «giudizio fortemente negativo». «Una ricetta sbagliata», la definisce il segretario Pierluigi Bersani. Che giustifica anche la scelta della Cgil di andare in piazza: «Ci sarà sempre più gente che protesta perché si colpiscono i redditi medio-bassi, gli investimenti e il lavoro mentre si lasciano al riparo le grandi ricchezze e le rendite», dice Bersani al Tg1.Ma rompe il silenzio, in serata, Giulio Tremonti, per difendere la «necessità ed urgenza» del provvedimento «condivisa anche dal Capo dello Stato». Ammette di aver fatto un errore riguardo al taglio sui 231 enti della cultura poi saltato nella stesura definitiva («ero convinto che quell’elenco fosse condiviso. È colpa mia»), ricorda che sulle Province «c’è un taglio di 300 milioni di euro» e che «abbiamo il sistema pensionistico più stabile d’Europa». Poi man mano che si procede nella trasmissione, difende il provvedimento nei suoi diversi aspetti: «Nessun condono, semmai un accatastamento di 2 milioni di immobili». «Sull’evasione fiscale abbiamo fatto che che né destra, né sinistra avevano fatto prima». Ma soprattutto il ministro dell’Economia ricorda a Ballarò, che l’orientamento europeo dopo il drammatico vertice d’inizio maggio, è stato finalizzato «all’abbattimento della spesa pubblica. I conti italiani erano e sono a posto – rivendica il ministro attaccando l’opposizione –, ma è la Grecia che ha fatto esplodere la speculazione sull’euro, e ci ha costretto ad anticipare quella che sarebbe stata, altrimenti solo una manovra correttiva a giugno».Ma vanno a vuoto, per il momento, i nuovi appelli provenienti dal Pdl. Con il ministro Gianfranco Rotondi che chiede all’opposizione di «mettere da parte i pregiudizi», e con il vicepresidente della Camera Maurizio Lupi che invita Pd e Udc ad «ascoltare il presidente Napolitano e non Antonio Di Pietro». Idv, infatti, ieri ha presentato la sua "contro-manovra" da ben 65 miliardi. Come a dire che di votare questa non se ne parla neppure, anzi «va rivoltata come un calzino», avverte Di Pietro. Fra le contro-proposte di Idv deduzioni per le famiglie, e una tassa sulle transazioni finanziarie da applicare in tutta Europa.Ma anche dal Pd i segnali che arrivano non sono buoni. «Questa manovra – sostiene il documento del Pd, all’origine della contro-replica di Tremonti – non è originata dalla crisi greca, ma da due anni di errori e di scelte politiche di carattere elettoralistico, che hanno portato a sforare di 5 miliardi la spesa per acquisto di beni e servizi delle amministrazioni centrali e un allargamento dell’evasione per almeno 7 miliardi», denuncia il Pd. Fra le misure auspicate un allargamento della lotta all’evasione, «coinvolgendo anche i capitali scudati». Infatti, con lo scudo fiscale, sono rientrati oltre 90 miliardi, ma ben minore è la quota realmente affluita nella esangui casse dello Stato, essendo quei capitali tassati al 5 per cento. C’è poi Francesco Boccia, vicinissimo a Enrico Letta, che prende di mira soprattutto il taglio dei contributi alle energie rinnovabili.Ma anche nella maggioranza non mancano nuovi distinguo. C’è il finiano "moderato" Silvano Moffa, presidente della Commissione Lavoro della Camera che si dice «perplesso» sui tagli al pubblico impiego. Ed è di nuovo Roberto Formigoni a dare voce, differenziandosi dai governatori del Carroccio, alle perplessità sul varo del federalismo: «Resta l’allarme per la sua attuazione – dice il presidente della Lombardia – ed è sbagliato arruolarmi fra gli scettici solo perché lo faccio notare».
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: