mercoledì 9 giugno 2010
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Sui saldi della manovra, che non vanno toccati di una virgola, Silvio Berlusconi e Giulio Tremonti sono totalmente d’accordo. Ma nel "privato" dell’ufficio di presidenza del Pdl, con Tremonti assente perché impegnato a Lussemburgo, il premier è tornato ieri mattina a dire (fra gli applausi) che «con buona pace di Tremonti la manovra può essere migliorata».Qualche mugugno contro l’arcigno custode dei conti deve convivere però con la premessa che i saldi, cioè l’importo di 24,9 miliardi in due anni, devono «restare fermi». Lo ha detto il premier a Roma ripetendo, con diversi accenti, quanto nelle stesse ore andava dicendo il ministro dell’Economia, che in sede Ue ha incassato sul maxi-decreto un nuovo apprezzamento dalla Commissione europea e ha rilanciato sulla lotta all’evasione fiscale che - ne è sicuro - «darà risultati straordinari, molto superiori alle attese»: anche per Tremonti «va bene la discussione in Parlamento», ma quel che conta è che la manovra «deve restare a saldi e soldi invariati». Un richiamo ancor più significativo alla vigilia del via all’iter in Senato e mentre il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, ricevendo il presidente del consiglio europeo Van Rompuy ha specificato che la stella polare che deve guidare ora gli stati della Ue passa per un «riequilibrio dei bilanci senza danneggiare la ripresa economica».Berlusconi: «Sacrifici solo per statali». Nell’ufficio di presidenza Berlusconi ha auspicato, sull’iter in Parlamento della manovra, «il contributo» anche delle opposizioni, con un’«attenzione» speciale per la crescita e il sostegno alle imprese. Al termine è andato all’assemblea di Federalberghi, dov’è tornato a difendere il provvedimento in cui, a suo dire, «sono stati chiesti pochi sacrifici». E a pagare, in maniera però «non traumatica», sono «gli impiegati pubblici» ai quali viene "solo" chiesto «di stare fermi un giro». Conscio dei mutati tempi, il presidente del Consiglio si è astenuto stavolta da promesse di riduzione delle tasse: ha sostenuto soltanto che, quando sarà, «la prima imposta da abolire sarà l’Irap sul costo del lavoro».Il gradimento di Bruxelles. Al termine della "due giorni" dei ministri finanziari in Lussemburgo anche il finlandese Olli Rehn, commissario agli Affari economici, ha riconosciuto che «sia l’Italia che la Francia hanno preso decisioni importanti», aggiungendo però che la Commissione Ue già il 15 giugno a Strasburgo «valuterà la reale efficacia delle misure adottate» nei due Paesi.Tremonti: da lotta all’evasione 1,8 miliardi. Forte del riconoscimento europeo, Tremonti ha ribadito con chiarezza che la manovra non deve cambiare. Sul piano interno, non ci sono scuse da presentare: «Abbiamo fatto la politica necessaria – ha sottolineato nella conferenza stampa finale in Lussemburgo, assieme al direttore generale Vittorio Grilli –, quella che l’Italia avrebbe comunque dovuto fare vista la situazione del suo debito pubblico. Farlo in Europa, con gli altri e in maniera coordinata, è meglio e ci aiuta. Ma lo avremmo fatto anche senza Europa». Il ministro ha insistito ancora una volta sulla svolta radicale rispetto al passato: «In poche settimane abbiamo approvato strumenti di grande peso e rilievo», ha detto, sottolineando soprattutto il «segno di moralizzazione» dato, anche «etico». «Non ci sono stati tagli a sanità e pensioni, ma alle spese improduttive, come quella per i falsi invalidi. È finita l’idea che la spesa pubblica è una variabile indipendente dal Pil».Uno dei cardini della manovra è poi la lotta all’evasione. Tremonti è convinto che con le norme messe in campo per contrastare quella fiscale e contributiva si potrà incassare molto più del previsto. A regime, cioè dal 2013,  «sono previsti 6,6 miliardi di euro, ma abbiamo ragione di credere che la cifra è sottostimata», ha spiegato il ministro. Già per quest’anno, comunque, si aspettano «risultati straordinari» e, sul 2011, «una cifra di 1,3 miliardi» che può arrivare fino a 1,8 miliardi (con altri 500 milioni recuperati su entrate di diversa natura, come i canoni di concessione). Con in più la novità che se «fino a oggi le stime sulle entrate da lotta all’evasione erano usate per coprire delle spese, ora vengono utilizzate per la riduzione del deficit».Tagli in Parlamento dopo ok al decreto. Per mettere fine alle polemiche sul "troppo poco" fatto dalla politica sul piano dei tagli, gli uffici dei presidenti del Senato, Schifani, e della Camera, Fini, hanno precisato che le misure concordate nell’incontro del 26 maggio, a partire dal taglio delle voci extra-stipendio dei parlamentari, diverranno «esecutive dopo l’approvazione della manovra».
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