giovedì 27 dicembre 2018
Su reddito di cittadinanza e quota 100 restano però tante ombre, molto dipenderà dai due decreti che vedranno la luce solo a gennaio
Montecitorio. Alla Camera lo sprint finale per la manovra (Ansa)

Montecitorio. Alla Camera lo sprint finale per la manovra (Ansa)

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La Manovra intravede la linea del traguardo. Un rapido passaggio alla Camera in seconda lettura, fra mille polemiche, ed entro sabato dovrebbe diventare legge. Per stamattina alle 10 e 30 è convocata la commissione Bilancio di Montecitorio, alle 13 scade il termine per la presentare gli emendamenti e - nella prevedibile bagarre per il testo blindato e per il finto esercizio di democrazia - l’approdo in aula è previsto fra la nottata di domani o per sabato mattina, al che il governo porrà la fiducia, per poi andare all’adozione finale del testo.

Esito scontato, naturalmente, il premier potrà dedicarsi con una certa tranquillità domattina alla conferenza di fine anno con i giornalisti, che era stata rinviata per via della coda polemiche sul maxi-emendamento.

Evitato lo spettro dell’esercizio provvisorio e quello delle sanzioni della Commissione Ue, ora il banco di prova diventa un altro, perché per il primo febbraio Eurogruppo ed Ecofin devono emettere la loro valutazione sullo stato delle nostre finanze. Per quella data, se fosse stata avviata la procedura di infrazione, era prevista la sua ufficializzazione, ma l’Italia resta sotto osservazione, e le mosse del governo verranno sottoposte al vaglio per tutto gennaio.

Matteo Salvini ripete via Facebook la sua versione sul perché si arriverà al 29 dicembre per chiudere la pratica. «Perché dopo anni c’è un governo che ha trattato con l’Europa e ha combattuto. In passato le approvavano prima perché tagliavano e Bruxelles era contenta. Noi con questa manovra rimettiamo quasi 20 miliardi di euro nelle tasche degli italiani», ripete il leader della Lega ai suoi.
Il Pd preannuncia per sabato manifestazioni di protesta in piazza Montecitorio, mobilitazioni dei pensionati aderenti a Cgil Cisl e Uil sono in programma in tutta Italia.

Ma sui due provvedimenti portanti (il reddito di cittadinanza e la riforma della legge Fornero, con il varo di «quota 100») restano tante ombre, molto dipenderà dai due decreti che vedranno la luce solo a gennaio, sui quali sono puntati ora gli occhi dell’Europa. La tanto discussa fissazione del deficit a 2.04 costringerà a ridurre l’impatto delle due misure, o attraverso un allungamento dei tempi, o tramite una riduzione della platea beneficiaria. "Quota 100" vede scendere i fondi a disposizione per il 2019 da 6,7 miliardi a poco meno di 4, ma la riforma della Fornero dovrebbe partire con la primavera, assicura l’esecutivo. Taglio anche sul reddito di cittadinanza, per 1,9 miliardi (può contare su 7,1 miliardi) ma anche qui non sono ancora definiti nei dettagli. Il M5s assicura però che i capisaldi non mutano: partenza per fine marzo, erogazioni fino ai 780 euro per i redditi più bassi.

Ma Salvini sa che questa norma fa storcere il muso a gran parte dell’elettorato tradizionale del Carroccio, al Nord: «Stiamo incrociando tutte le banche dati, stiamo incrociando i redditi, ovviamente se uno ha due o tre case, o due o tre macchinoni, non vedrà un centesimo di euro», assicura il ministro dell’Interno. Quanto alla riforma della Fornero, il taglio di 2,7 miliardi, contro i 2 annunciati, non comporta secondo il sottosegretario leghista all’Economia Massimo Garavaglia modifiche sostanziali. Lo stesso dicasi per Ape social, e Opzione donna.

Intanto Luigi Di Maio lancia l’operazione «mani di forbice» con il varo di un gruppo di lavoro per «continuare a individuare gli sprechi, tagliando e razionalizzando la spesa inutile». E tra le priorità per i prossimi sei mesi inserisce anche il taglio del numero dei parlamentari».

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