mercoledì 27 novembre 2013
Scuro in volto, Berlusconi ha aperto così il suo comizio davanti a Palazzo Grazioli. "E' stata una persecuzione, ma non ci ritireremo". In piazza i parlamentari che sono sempre stati al suo fianco, da Carfagna a Brunetta, insieme a tanti supporter "azzurri". (Luca Mazza)
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Quando sale sul palco, alle 16.40, Berlusconi è cupo, scuro in volto, amareggiato. Del resto è impossibile non pensare che a pochi metri da lui si sta consumando quello che il Cavaliere considera “un giorno di lutto per la democrazia”. Ma le migliaia di fan presenti alla manifestazione organizzata davanti a Palazzo Grazioli sembrano dargli la forza e l'energia per non mollare. “Oggi brindano perché sono riusciti a portare l’avversario (anzi, il nemico) davanti al plotone d’esecuzione: sono euforici, lo aspettavano da vent'anni... ma non credo che abbiano vinto la partita della democrazia e della libertà”. Il comizio, nel giorno del giudizio, comincia con uno sfogo lungo dieci minuti in cui Berlusconi ripercorre due decenni di avvisi di garanzia, udienze, accuse, processi e condanne: “E' stata una persecuzione, un accanimento senza precedenti”. I tifosi di Silvio ascoltano in silenzio. Poi si accendono improvvisamente quando il Cavaliere annuncia che non ha intenzione di alzare bandiera bianca. “Anche altri leader come Grillo e Renzi non sono parlamentari”, ragiona l'ex premier. Come a dire agli avversari che oggi lui esce dai Palazzi, ma non dalla scena politica. “Non ci ritireremo” è il messaggio forte e chiaro indirizzato a chi l'ha “sbattuto fuori dal Senato” con il voto sulla decadenza. L'intenzione di andare avanti era già stata preannunciata nei colloqui privati della mattinata: “Questa non è la mia fine, ma il giorno della rinascita - ha confidato Berlusconi ad alcuni fedelissimi -. Se pensano di farmi fuori così si sbagliano di grosso. Aprirò le ali per spiccare un nuovo volo”. In piazza ci sono i parlamentari rimasti al suo fianco nel momento più difficile (Fitto, Prestigiacomo, Biancofiore, Carfagna, Brunetta, Brambilla, Gelmini) assieme a tanti supporter azzurri arrivati da tutta Italia. Come Ferdinando, 72 anni, partito da Orvieto con uno striscione emblematico: "Arrestateci tutti". Marisa Cacialli viene da Prato e tiene in mano il cartello "La legge è uguale per tutti, anche per Silvio Berlusconi": “L'ho scritto nel 1994 - spiega -. Oggi più che mai credo che valga la pena ricordarlo a qualcuno”. Mentre sventolano le bandiere tricolori, in un mix tra delusione e voglia di non arrendersi, il leader di Forza Italia anticipa i progetti futuri del partito. Parla come se negli ultimi vent'anni non avesse avuto l'opportunità di governare il Paese. Sembra credere davvero nell'impossibile: tornare indietro nel tempo e ricreare il clima di euforia e novità del '94. “Staremo in mezzo alla gente - annuncia -. Ogni appartenente ai club di Forza Silvio sarà un soldato della democrazia”. Una strategia da “campagna elettorale” che Berlusconi ha, virtualmente, aperto proprio oggi: “L'Italia è ingovernabile. Dovremo insegnare ai moderati, che sono la maggioranza, a votare bene. Come in tutti gli altri Paesi europei, poi, dobbiamo dare ai cittadini la possibilità di eleggere direttamente il proprio presidente della Repubblica”. Nel finale c'è il tempo anche una frecciatina nei confronti di Alfano: “Noi siamo e saremo qui, altri parlamentari se ne sono andati...”. Piovono fischi per almeno trenta secondi. “E' un'interruzione ruvida. Ma efficace”, commenta Berlusconi. Il comizio si chiude con la promessa di un nuovo appuntamento di piazza l'8 dicembre per festeggiare la nascita dei primi 1.000 club azzurri. “Grazie per il vostro affetto, questa giornata non la dimenticherò mai”. Sono le 17:20. Il Cavaliere saluta quasi commosso. Il suo popolo si dirige per una fiaccolata pacifica verso la sede del Senato. Arriva la notizia del voto in Aula: Berlusconi è un ex senatore della Repubblica. Un gruppo di "irriducibili", sfidando una gelida serata romana di fine novembre, alle 19 è ancora fuori da palazzo Madama. Tra questi c'è la signora Maria. Tra pochi minuti salirà sul pullman che la riporterà a Ravenna. “Torno a casa triste, delusa, arrabbiata - dice -. Ho visto un uomo stanco e provato. Spero che la giornata di oggi possa rappresentare un nuovo inizio, ma razionalmente temo sia solo un'illusione”.
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