mercoledì 9 gennaio 2019
Il “miracolo” all’ospedale Regina Margherita di Torino, dove alla piccola è stato ricostruito l’esofago. Il racconto dei genitori a cui è stata data in affido per le cure
La piccola Alice, 3 anni, sta imparando per la prima volta come si mangia all’ospedale pediatrico Regina Margherita di Torino

La piccola Alice, 3 anni, sta imparando per la prima volta come si mangia all’ospedale pediatrico Regina Margherita di Torino

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«Non è solo la medicina che ha reso possibile tutto questo». Il professor Fabrizio Gennari, che dirige la Chirurgia pediatrica dell’ospedale infantile Regina Margherita di Torino, si emoziona ancora raccontando il “miracolo” della piccola Alice. Che a tre anni, e per la prima volta nella sua vita, mangia. Grazie all’intervento che le ha restituito l’esofago, alla generosità di Daniela e Alberto (i genitori affidatari che l’hanno accolta in casa, ultima di 12 figli tra naturali e adottivi), all’amore sconfinato di una mamma e di una papà che hanno riconosciuto la loro impossibilità a curarla come meritava e si sono affidati ai servizi sociali.

«C’è il segno di una società buona in questa storia, e questo lo dico come cittadino prima che come medico» continua il dottore, mentre Alice in sottofondo urla con un compagnetto di reparto per un giocattolo conteso. Del cibo, a dire il vero, non le importa ancora molto: da quando è nata, la piccola – segnata da una malformazione congenita che l’ha privata dell’esofago – ha conosciuto l’alimentazione soltanto attraverso la sofferenza di tubi e aghi. Inutile il primo intervento, quand'era ancora neonata, a Milano, per ricostruirle l’organo che unisce bocca e stomaco e consentirle una vita normale: un’operazione che richiede una lunga riabilitazione e grandi sforzi per riavviare i piccoli a nutrirsi.

Quegli sforzi i suoi genitori naturali, costretti a occuparsi di un’altra bimba malata e in condizioni di povertà estrema, non sono riusciti a sostenerli. E così, con le condizioni della prima figlia sempre più difficili e l’esofago di Alice che piano piano si richiudeva, un anno fa sono arrivati alla decisione sofferta ma necessaria di darla in affido a una coppia piemontese.

Che la potesse seguire da vicino, e accompagnarla all’ospedale di Torino, dove da subito è sembrato possibile intervenire di nuovo per provare a curarla. Tocca a Daniela e Alberto, dunque. Educatrice lei, infermiere lui, una casa “aperta” a figli in difficoltà di ogni età e provenienza, dal 1992. «Non poteva non esserci posto per Alice» racconta Daniela. La quotidianità con la piccola è il via vai da Torino alla campagna del Cuneese, dove la coppia vive.

Finché un mese e mezzo fa i medici decidono di intervenire: ad Alice viene ricostruito l’esofago e in reparto si comincia a insegnare alla piccola a usare la bocca per mangiare. «Uno sforzo enorme e molto difficile da comprendere, per noi che siamo abituati da quando abbiamo memoria a nutrirci in questo modo – spiega ancora il professor Gennari –. Alice non lo sa, a cosa serve la bocca, se non per parlare. Non sa cos’è il cibo, cosa il gusto, i sapori».

La vita, dunque, ricomincia. Per ora con qualche cucchiaio di yogurt, o di minestra, «anche se noi sogniamo già il momento in cui potremo darle una caramella» racconta il “vicepapà” Alberto. «Lei non vede l’ora di tornare a casa ovviamente, dai suoi cagnolini e dai suoi fratelli».

Nove per l’esattezza, per il secondo miracolo di questa storia che è la generosità di questa coppia che fa parte della Papa Giovanni XXIII e vuole essere famiglia per chiunque ne abbia bisogno: «In casa viviamo in 12: noi, i nostri 4 figli naturali e altri 6 acquisiti». Il più grande ha 70 anni, la più piccola è Alice. Che aspetta di assaggiare la pizza e di tornare ad abbracciare la sua mamma e il suo papà: «Ogni giorno mi chiamano – spiega il dottor Gennari – per sapere come sta la loro piccola. L’intervento, e il suo carattere forte, le consentiranno di uscire dall’ospedale. E, presto, di poter vivere di nuovo insieme a loro».

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