mercoledì 6 ottobre 2021
Il presidente Acli: è segno che la gente non pensa più di poter incidere sulla politica. Bene il Pd, punti sui competenti. Centrodesta, la contrapposizione politica non rende
Emiliano Manfredonia

Emiliano Manfredonia - Ansa

COMMENTA E CONDIVIDI

Il presidente nazionale delle Acli, Emiliano Manfredonia, ha affidato ad Avvenire questo commento sui risultati delle elezioni amministrative del 3 e 4 ottobre: «Il primo dato che emerge da questa importante tornata elettorale è la scarsa partecipazione al voto, che in alcune importanti città chiamate all’elezione del sindaco e del Consiglio come Milano, Roma, Torino e Napoli fa riscontrare la percentuale più bassa di votanti dal 1946 - dichiara Manfredonia -. Ovviamente siamo ancora in periodo pandemico, ma il fondato timore è che si tratti di un fenomeno più profondo, che cioè vi sia una parte notevole dell’elettorato, calcolabile all’incirca intorno al 30%, che ha già deciso irrevocabilmente che la politica istituzionale non incide in alcun modo sulla sua vita, e meno ancora che lei stessa può incidere sulla politica. Siamo di fronte a qualcosa di più della convinzione qualunquista basata sul “tanto sono tutti uguali”, o all’indifferenza nei confronti della democrazia, e non è un caso che in questo segmento siano prevalenti le classi sociali più deprivate e periferiche, le quali peraltro hanno pagato il conto più pesante sia della crisi economica che di quella pandemica, e non solo hanno perso fiducia nei partiti, ma soprattutto, dato ancora più grave, hanno perso fiducia nelle istituzioni democratiche. Un altro segmento degli astenuti è rappresentato dalla quota “mobile” dell’elettorato che non si identifica né con la sinistra né con la destra, e attribuisce scarsa importanza – anche nelle metropoli - al voto nelle amministrative ed è semmai disposta a mobilitarsi su scenari più politicamente rilevanti come quello delle elezioni politiche. Ciò significa che il voto del 3 e 4 ottobre ha un valore politico generale molto relativo, pur indicando una linea di tendenza che complessivamente premia coloro che, a livello locale, si sono presentati con dei risultati concreti, se amministratori uscenti, o comunque con proposte pragmatiche, serie e credibili. Sotto questo profilo, il centrosinistra ed il Partito Democratico in particolare hanno dimostrato un maggiore radicamento nei territori ed una maggiore capacità di selezionare figure autorevoli, competenti e rassicuranti cui affidare la guida delle città. Facciamo i complimenti al segretario nazionale Enrico Letta che rientra in Parlamento nel periodo in cui si dovrà eleggere il nuovo Presidente della Repubblica Viceversa la destra, divisa da lotte interne per la leadership, ha voluto impostare la sua campagna elettorale su di una nota di contrapposizione politica che l’elettorato non ha apprezzato e che peraltro non era nemmeno rispondente alle questioni di fondo del governo cittadino. Quanto al Movimento 5 stelle, che ha già perso la guida delle metropoli e dei Comuni maggiori che governava, registra in generale un risultato negativo e può sperare di collocarsi all’interno del sistema politico solo in un contesto di alleanza con altre forze politiche. Oggi quello che si chiede a tutte le forze politiche - conclude il presidente delle associazioni cristiane dei lavoratori italiani - è una vera capacità progettuale, che vada oltre l’orizzonte ristretto del presente e si apra ad una nuova idea dell’Italia e dell’Europa per una crescita complessiva nell’ottica del bene comune, perché, come dice papa Francesco “Ogni rinnovo delle funzioni elettive, ogni scadenza elettorale, ogni tappa della vita pubblica costituisca un’occasione per tornare alla fonte e ai riferimenti che ispirano la giustizia e il diritto“».

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: