domenica 2 ottobre 2022
Al termine dell'incontro nazionale di Assisi il presidente delle Acli indica le priorità per affrontare "la difficile stagione che ci attende"
Manfredonia: «Giovani e lavoratrici povere: la politica deve dare risposte»

Ansa

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"La lotta alla precarietà deve diventare centro di ogni azione che mettiamo in campo". Così ha esordito il segretario della Cgil Maurizio Landini nella giornata conclusiva del 54°incontro di studi delle Acli ad Assisi. "La logica del profitto - ha aggiunto- non ha determinato alcuna crescita ma ha aumentato le diseguaglianze e la politica purtroppo non è stata in grado di interrompere questa deriva". Una delle speranze per contrastare la povertà è il Pnrr. " È nei territori,c’è un’opportunità nuova per immaginare sistemi di welfare territoriale diverso". Infine un pensiero alle morti sul lavoro. "Mi vergogno. Di solito muoiono quelli che stanno peggio per questo combattere per la sicurezza sul lavoro significa combattere la precarietà." Parla di risposte a una grande questione nascosta, la solitudine, Damiano Tommasi, sindaco di Verona da 100 giorni. "Stiamo lavorando su due fronti: nella nostra città ci sono meno di due membri a famiglia. Questo significa che ci sono tantissime persone sole. E poi sempre più ragazzi vanno via da Verona e non tornano perché sentono che i loro sogni qui non si possono realizzare. Quando parliamo del futuro ai giovani bisogna dimenticare il passato e lanciarsi sui progetti,sognare il futuro insieme". Infine Stefania Proietti, sindaco di Assisi, città della pace che settimana scorsa ha ospitato papa Francesco e il 4 ottobre ospiterà il presidente Mattarella, ha parlato di energia. "Oggi è la chiave di volta per la pace nel mondo e per la giustizia sociale. Occorre dare voce ai giovani che chiedono di intervenire sul clima: ci sono ragazzi che stanno facendo lo sciopero della fame e nessuno ne parla".

In un’Italia senza molta speranza, la crescita dell’astensione ha seguito la crescita della povertà soprattutto tra i giovani poveri e disoccupati. Povertà economica ed educativa, disoccupazione e i salari bassi delle donne. Sono le vergogne nascoste che, rimettendo al centro il lavoro e restituendo dignità alle persone, la politica ha il compito di eliminare. Presidente nazionale delle Acli da 18 mesi, Emiliano Manfredonia dopo l’incontro nazionale di studi aclista ad Assisi guarda agli impegni della difficile stagione che ci attende.

Povertà crescente e disuguaglianze sociali. Da dove ripartono le Acli?

Abbiamo messo nuovamente al centro due fragilità, la disparità salariale di genere, con il lavoro povero delle lavoratrici e la questione giovanile. Se ne parla da anni di entrambe, ma si fa poco o niente per loro. La nostra ricerca presentata all’Incontro nazionale di studi sulle disparità salariali di genere dimostra empiricamente che la legge è soprattutto un vessillo. I redditi più poveri sono quelli delle donne giovani che vengono pagate il 20% in meno in media. Hanno lavori discontinui e a tempo parziale per occuparsi della famiglia. Ma questo crea un divario enorme. Parlando di dignità, anche per i giovani l’accesso al lavoro resta problematico. Spesso li parcheggiamo in università, negli stage, offriamo al massimo lavoretti precari. Così in Italia stiamo sprecando i talenti, la creatività e l’energia e la forza di una generazione. Abbiamo un milione di “Neet” che non lavorano e non fanno formazione, hanno perso le speranze. Un suicidio collettivo. Senza contare quelli che sono dovuti emigrare all’estero e chi è rimasto e ci prova, ma deve affrontare mille ostacoli. Uno schiaffo al futuro che la politica deve affrontare.

Ma i giovani vanno sempre meno a votare...

In genere molti non si sentono rappresentati e l’astensionismo giovanile aumenta tra i poveri. Simbolicamente abbiamo fatto una campagna di sensibilizzazione al voto con l’Azione cattolica e i Focolari per lanciare un segnale. E chi ha votato tendenzialmente ha scelto gli estremi che radicalizzano i concetti. Questo è il risultato di un sentimento di sfiducia verso le istituzioni e la politica che non cambiano la vita e non esprimono più sogni e ideali. La domanda di senso non c’è più. I partiti oggi hanno la grande colpa di non saper leggere i bisogni limitandosi agli slogan e dall’altro non sanno offrire un senso.

È in pericolo la democrazia in Italia?

Si costruisce con fatica un passo alla volta. Ha ragione il cardinale Zuppi, la politica non è andare contro le idee altrui, ma proporre le proprie. La democrazia non è fatta solo dai partiti, ma dall’impegno dei cittadini. Il terzo settore oggi è in prima linea dove ci sono i problemi e offre speranze e risposte leggendo i contesti. Si fa politica gestendo le eccedenze alimentari ad esempio o pulendo le spiagge. Ma questi gesti devono poi servire a costruire un pensiero etico. Come dice il Papa, non basta cambiare l’economia, bisogna dare un senso e dobbiamo tutti riparare i danni che abbiamo fatto.

E il reddito di cittadinanza che ha infiammato la campagna elettorale?

Ha il pregio di mettere molti soldi su una misura strutturale, ma non è stato efficace sul piano delle politiche attive perché non si cambia la situazione di povertà di una persona con il denaro o facendogli imbiancare le pareti dei centri per l’impiego. Va rivisto. Certo, c’è stato un grande sforzo della pubblica amministrazione, ma la povertà deve essere presa in carico dai Comuni, l’istituzione più vicina ai cittadini.

Le Acli, da sempre amiche della pace, che impegno propongono per l’Ucraina?

Gesti concreti di pace. Sono andato in Ucraina con il segretario della Cei monsignor Baturi e il direttore della Caritas don Marco Pagniello e ci torneremo in autunno. Siamo in rete con altre realtà. In questo momento non ha senso l’interposizione della società civile. Siamo preoccupati perché l’Occidente non pare cercare vie di pace e continueremo a denunciarlo. In concreto abbiamo ospitato con la Caritas 150 ragazze e ragazzi ad agosto con la Caritas, molti venivano da Mariupol e lì hanno sofferto l’indicibile. È stato importante mostrar loro che nel mondo c’è amicizia e solidarietà. Verrà un tempo in cui ci verrà chiesto conto di quello che abbiamo fatto per combattere rancore e odio con il perdono e la riconciliazione.

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