venerdì 12 novembre 2021
Il duro commento del direttore di Brera James Bradburne: «Siamo stati lasciati soli dallo Stato, è dura andare avanti così». Personale ridotto a due unità
Mancano i bibliotecari, la Braidense è a rischio

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Biblioteca Braidense a rischio chiusura. Una minaccia per il momento ancora lontana, ma ventilata dal direttore James Bradburne. «Siamo stati abbandonati» è stato il suo duro commento, rilasciato nel corso di una conferenza stampa indetta per presentare il programma delle prossime iniziative. Che in realtà è diventata il pretesto per lanciare l’allarme sul settore bibliotecario, all’indomani del grande evento di Book City che vedrà migliaia di presentazioni di libri in tutta la città (una decina delle quali proprio a Brera tra accademia, biblioteca e pinacoteca). Basta dare un’occhiata ai dati forniti da Bradburne per rendersi conto della gravità della situazione: in 16 anni si è passati dai 145 dipendenti e 32 bibliotecari del 2005 ai 33 addetti e due solo bibliotecari di quest’anno. Effetto dei pensionamenti che hanno ridotto fortemente il personale, mentre da parte del ministero ai Beni culturali non ci sono state ancora risposte. Con il paradosso, intanto, che l’ex direttrice Mariella Goffredo è andata in pensione a marzo ma continua a lavorare da volontaria, «perché in due da soli non ce la potrebbero fare mai». Soprattutto ora che ci sono i lavori in corso per l’allestimento dello studiolo di Umberto Eco, oltre a numerosi altri appuntamenti al via dalla prossima settimana (vedi articolo a fianco).

Insomma, per portare avanti tutte queste attività servono risorse che in questo momento scarseggiano. Il problema principale, per Bradburne, è che non è possibile assumere nessuno in autonomia, dato che la biblioteca è statale. L’unica soluzione sarebbe «lasciare le assunzioni all’autonomia delle biblioteche, con concorsi locali. Un progetto che non si fa in un anno ma in dieci. Il ministro Franceschini? È consapevole di questo problema, ma non è sulla sua agenda né su quella di Brunetta (ministro della Pubblica ammini-strazione, ndr.).

Grazie al turismo posso mettere pressione sulla pinacoteca, ma purtroppo le biblioteche in questo Paese non sono considerate meritevoli di sostegno». Se al momento non vede «una possibilità politica », Bradburne sta pensando a varie opzioni: dalla peggiore, ovvero l’eventualità di chiudere con il consenso del personale, ad un coordinamento con le altre biblioteche statali passate sotto la direzione Musei come l’Estense di Modena, la Palatina di Parma e la Reale di Torino che sono tutte in affanno. «E molte altre sono a rischio, perché questo Paese non ha mai riconosciuto il loro valore intrinseco; dal 2016 il contributo del ministero è ridotto a zero. Ma se anche mi dessero di colpo un centinaio di nuove risorse, non risolverebbe il problema: bisogna prima investire nella formazione del personale, quindi lasciare le assunzioni a livello locale, senza fare mega concorsi pubblici con settemila candidati». Nonostante tutto, conclude, «stiamo ancora facendo un bel lavoro, non siamo morti. Anche se la situazione è critica».

Una proposta, intanto, è arrivata dall’assessore alla Cultura del Comune Tommaso Sacchi il quale, intervenendo all’incontro, ha lanciato quella che ha definito «un’idea tutto sommato semplice: nel 2022 voglio organizzare un forum nazionale sulle biblioteche, forte anche del ruolo svolto da Milano in questi anni. Desidero invitare gli assessori delle altre città europee, soprintendenti e direttori per progettare meglio questi importanti istituti».

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