giovedì 10 ottobre 2019
Una donna a fine gravidanza viene rimandata a casa: «Il cesareo? Domani». Il marito denuncia i medici. Il ministro Speranza invia gli ispettori. Allarme della Fnomceo: «In Calabria vera emergenza»
Un ospedale (foto di archivio Ansa)

Un ospedale (foto di archivio Ansa)

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Perdere una bambina a fine gravidanza, perché all’ospedale mancano anestesisti e il cesareo non si può fare. Può succedere anche questo all’ospedale di Vibo Valentia, nel cuore del disastro della sanità calabrese. E sarebbe successo a una donna di 32 anni, che s’era presentata mercoledì nel reparto di Ostetricia e ginecologia per la rituale visita di controllo in prossimità del parto ed era stata rispedita a casa: «Niente intervento per oggi, ma non serve nemmeno ricoverarla» s’è sentita ripetere dai medici. Ieri mattina, invece, i primi dolori anomali, il ritorno di corsa in ospedale. Dove però, nonostante il trasferimento urgente in sala parto, non si è potuto far altro che riscontrare il decesso del feto.

A quel punto il marito della donna, dopo essersi scagliato contro porte e attrezzature e aver inveito contro il personale medico, si è recato in Questura per sporgere denuncia contro i sanitari che hanno avuto in cura la moglie. La Procura ha immediatamente aperto un’inchiesta, disponendo ugualmente il taglio cesareo per effettuare tutti gli accertamenti sulle cause del decesso della piccola e verificare con precisione la scansione temporale dei tragici eventi. Un dramma ulteriore, per la donna, che ora si trova sotto choc.

E mentre l’Asp di Vibo Valentia ha deciso di aprire un’indagine interna per accertare eventuali responsabilità (il direttore generale, Elisabetta Tripodi, ha espresso «particolare vicinanza alla signora e ai familiari per quanto accaduto», ma in corsia c’è chi dice che la bimba poteva essere morta da giorni), anche il ministro della Salute Roberto Speranza ha immediatamente disposto un’ispezione nell’ospedale.

Sull’accaduto intanto scoppia la polemica: «I fatti di Vibo dimostrano come la situazione in Calabria sia catastrofica» è il commento del presidente della Federazione nazionale dei medici (Fnomceo) Filippo Anelli, secondo cui è necessario un intervento di emergenza da parte del governo per sostenere la sanità calabrese e addirittura un “Patto di solidarietà” da parte delle Regioni, che «dovrebbero contribuire a tamponare l’attuale emergenza di questa Regione fornendo professionisti ma anche risorse economiche. Le conseguenze di questa disorganizzazione d’altronde non possono ricadere sui cittadini».

Lo scorso marzo, d’altronde, l’ospedale di Vibo era finito nell’occhio del ciclone in seguito a un blitz dei Nas in cui gli agenti avevano trovato nei reparti (tra cui proprio quello di Ostetricia e ginecologia) pareti crepate e ammuffite, fili elettrici volanti, cavi scoperti, sporcizia e addirittura intere stanze e ripostigli nel caos. Una scoperta che portò alla denuncia, in stato di libertà, di Angela Caligiuri, di 63 anni, già direttore generale e Commissario straordinario dell’Azienda sanitaria provinciale. E proprio la nomina della Caligiuri – assieme a quella degli altri commissari a capo delle Aziende sanitarie e ospedaliere calabresi, disposte a gennaio dal presidente della Regione Mario Oliverio – aveva scatenato uno scontro col governo, portando all’approvazione del cosiddetto “decreto Calabria”. Che ha azzerato i vertici e previsto una lunga serie di interventi per migliorare la situazione della sanità locale. Ancora al collasso.

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