sabato 14 giugno 2014
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​E' la prima causa di assenza da scuola, secondo alcune ricerche, con circa 7-8 giorni persi all'anno ed un forte impatto sui risultati scolastici, ed interferisce anche con le attività quotidiane: è la cefalea nei bambini, un disturbo tuttavia poco considerato dai genitori che, nel 36% dei casi, non sono consapevoli che il figlio ne soffra. A fare il punto su questa patologia in crescita tra i bambini è il responsabile del Centro Cefalee Pediatriche della Cattedra di Pediatria della Università Sapienza di Roma, Pasquale Parisi, in occasione del 70esimo Congresso italiano di pediatria. La cefalea è un disturbo comune in età pediatrica ed è causa anche di frequenti accessi al Pronto Soccorso. Circa il 49% dei bambini manifesta almeno un episodio di cefalea e il 4,2% ne soffre per più di 10 giorni al mese. La fascia più colpita è quella dai 12 anni in su. Il disturbo "è cresciuto in maniera esponenziale negli ultimi 30 anni anche a causa del netto cambiamento nello stile di vita dei nostri ragazzi - avverte Parisi -. Oltre alla predisposizione genetica ed i disturbi del sonno, infatti, anche l'uso eccessivo di videogiochi, tv, tablet e smartphone possono essere in parte responsabili dell'aumento dei casi. A questi si aggiungono fattori emotivi, ansia e stress". Tutto ciò, afferma l'esperto, "rende urgente implementare la ricerca di settore e di conseguenza rivedere le Linee Guida per la diagnosi e la terapia della cefalea in età pediatrica; inoltre, occorre rafforzare la ricerca per valutare l'efficacia dei farmaci nella popolazione pediatrica, ancora poco studiata".  Dalla Società italiana di pediatria ecco, dunque, alcuni consigli: evitare quanto più possibile i fattori scatenanti quali dormire poco, avere stili di vita scorretti (fumo, alcol) ed essere eccessivamente esposti agli stimoli visivi (computer, smartphone ecc.); prestare attenzione ai segnali di esordio precoce atipico, come torcicollo, dolori addominali; in caso di attacco acuto somministrare tempestivamente la terapia prescritta dal pediatra perché se si aspetta troppo il farmaco rischia di essere inefficace; quando ci sono segnali come cambio di umore, o se il bambino cammina male, vede e parla male, rivolgersi a un centro specialistico; pensare a una profilassi quando gli episodi sono numerosi e inficiano la qualità di vita del piccolo.
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