giovedì 7 settembre 2017
Ora si attende il confronto del ceppo con quello degli altri ricoverati al Santa Chiara. Il ministero della Salute indaga invece su tutte le piste, anche quella del campeggio a Bibione
L'autopsia su Sofia conferma la malaria. Nuove ipotesi sul contagio
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È morta per le complicazioni della malaria la piccola Sofia Zago, 4 anni. L'autopsia disposta dalla Procura di Trento, dove si indaga per omicidio colposo, ha dato la risposta attesa da tutti. Ciò che più conta, però, ha fornito ai medici i campioni nescessari al confronto approfondito con quelli già raccolti dall'ospedale Santa Chiara e appartenenti agli altri 4 pazienti ricoverati per malaria. Ora toccherà all'istituto superiore di sanità procedere alle analisi molecolari, per cui fanno sapere da Roma «servirà qualche giorno».

Il procuratore capo, Marco Gallina, non ci gira troppo intorno: «Se il ceppo che ha colpito la bimba fosse diverso da quello degli altri pazienti di Trento - spiega - sarebbe da escludere un contagio in ospedale. Se fosse lo stesso, sarebbe una circostanza ulteriore da considerare per il possibile contagio in pediatria».

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L'ipotesi del ministero della Salute

Nel frattempo si tiene aperta ogni ipotesi investigativa, soprattutto da parte del ministero della Salute. «Stiamo valutando con più attenzione la possibilità che la bambina sia stata contagiata mentre era a Bibione, cioè prima del ricovero in ospedale a Portogruaro, dove è stata il 13 agosto, e a Trento, dove era dal 16 al 21 agosto» ha rivelato in un'intervista a Repubblica Raniero Guerra, direttore generale della prevenzione sanitaria del ministero e a capo della task force incaricata da Lorenzin di indagare sulla vicenda. Guerra ha fatto riferimento ai tempi di incubazione della malaria, tra i 14 e i 20 giorni, che sarebbero «più compatibili con le date in cui Sofia era al mare».

L'ipotesi è stata seccamente smentita dall'ospedale di Portogruaro: «Al momento della dimissione della bimba, non era presente alcun sintomo riconducibile a malaria o ad altre malattie infettive» ha detto il direttore generale dell'Aulss 4 Carlo Bramezza, ricordando che «in queste zone non c'è pericolo di contrarre la malaria. Sul fronte ambientale, i campionamenti del dipartimento di prevenzione hanno accertato che sul litorale, e nello specifico a Bibione, non c'è presenza della specie di zanzara che può trasmettere la malaria».

Le ispezioni negli ospedali

I componenti della Commissione ministeriale, insieme al personale dell'Iss e ai carabinieri del Nas si sono presentati per un'ispezione proprio all'ospedale di Portogruaro e poi al Santa Chiara di Trento. «In microbiologia - ha spiegato Paolo Bordon, direttore generale dell'Apss (Azienda provinciale dei servizi sanitari) del Trentino, in una conferenza stampa a conclusione della visita - ci sono i campioni di sangue sia della bambina che degli altri pazienti che hanno avuto la malaria. Il capo della delegazione, Andrea Piccioli - ha aggiunto Bordon - si è concentrato sui giorni dal 16 agosto al 2 settembre, quindi sui ricoveri di Sofia in quel periodo a Trento».

Al Santa Chiara il giro degli ispettori è durato due ore: a loro disposizione sono state messe le cartelle cliniche dei pazienti, un elenco dei fatti e i referti del pronto soccorso. La task force si è soffermata sulle procedure del reparto di pediatria, ha sentito testimonianze del personale e ha visitato in particolare nei luoghi dove sono state ospitate le pazienti, cioè la piccola morta e le due bambine ricoverate nello stesso periodo nel reparto e guarite. Hanno incontrato in seguito Paolo Lanzafame, primario di microbiologia, a proposito dei prelievi effettuati, «prelievi sotto sequestro giudiziario in microbiologia, destinati a indagini di tipo molecolare che effettuerà l'Iss» ha spiegato Bordon.

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