mercoledì 20 febbraio 2013
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​Può diventare una processione religiosa motivo di polemiche? Così è stato a Castellammare di Stabia, in provincia di Napoli, per ben due volte, in occasione della festa del santo patrono Catello: nel maggio 2011 e nel gennaio 2012. Nella cittadina, c’è l’usanza di festeggiare due volte il patrono. Ma dov’è il problema? Nella sosta, considerata da alcuni sospetta, vicino alla casa di un boss della malavita stabiese. I portatori della statua si sono sempre difesi dicendo che la sosta era giustificata dalla presenza di una cappellina, ma dopo le polemiche sollevate dall’allora sindaco di Castellammare, Luigi Bobbio, l’arcivescovo emerito di Sorrento-Castellammare di Stabia, Felice Cece, a gennaio scorso assicurò che la processione sarebbe stata «ripensata» e «riordinata» affinché «fosse chiaro a tutti che religiosità e camorra non camminano mai insieme». Il 28 aprile 2012 si è insediato il nuovo arcivescovo, Francesco Alfano: dopo pochi giorni era prevista la processione di maggio. Già allora il presule, d’accordo con il sindaco Bobbio, ha voluto evitare qualsiasi ambiguità, abolendo la sosta sospetta. A maggio 2012, così, tutto è filato liscio, come a gennaio 2013. Nei giorni precedenti la festa l’arcivescovo si è incontrato con le forze dell’ordine e il commissario prefettizio, con i quali ha deciso di fare il percorso identico, ma con una modalità che escludesse qualsiasi interpretazione distorta. Monsignor Alfano e le altre autorità si sono poste dietro la statua per poter immediatamente reagire qualora ci fosse stata la famigerata sosta. Subito dopo la processione l’arcivescovo ha sottolineato che «c’è stata anche la buona volontà da parte di chi aveva la responsabilità di gestire il gruppo dei portatori». «Noi – ha aggiunto – abbiamo come impegno quello di rispettare e far rispettare il senso della processione nei momenti religiosi, la comunità civile ha le sue regole. L’importante è che ci sia intesa e collaborazione. Certamente, conoscendo il rischio di eventuali strumentalizzazioni, era necessaria una presa di posizione netta per dare un messaggio chiaro. No a ogni forma di ambiguità, anche se so bene che non basta aver impedito una sosta per risolvere i problemi».
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