sabato 3 marzo 2018
Sono stati appena 1.439 i piccoli che hanno trovato una famiglia in Italia nel 2017, il 23% in meno rispetto al 2016. Gennaio 2018 mese nero: 59 adozioni e solo per la metà degli enti
Mai così poche adozioni. E cresce l'età media dei bimbi
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Sono 1.439 i bambini che hanno trovato una famiglia in Italia nel 2017, il 23% in meno rispetto al 2016, anno in cui sono stati adottati 1.872 minori stranieri. A guardare indietro, il quadro è ancora più sconfortante: nel 2014 con 2.206 minori adottati e nel 2015 con 2.216 minori adottati ci eravamo confermati il primo Paese di accoglienza in Europa per numero di minori adottati e secondo al mondo dopo gli Stati Uniti (6.641 minori adottati nel 2014 e 5.648 minori adottati nel 2015). E ancora era niente rispetto all'anno record 2010, in cui erano stati 4.130 minori entrati. Rispetto a quel picco il calo delle adozioni nel 2017 è stato del 66%.

A diffondere i dati ufficiali la Commissione adozioni internazionali col suo report sugli ultimi due anni, e coi dati relativi a gennaio 2018. È in particolare quest'ultimo mese a sancire la crisi più nera delle adozioni internazionali in Italia: sono state appena 59 le coppie che hanno concluso il percorso adottivo con l'ingresso in Italia di almeno un minore, 67 i bambini entrati. La regione con il più alto numero di ingressi è la Lombardia mentre "è da notare - sottolinea la Cai - che sono diverse le regioni che in questo mese non hanno concluso adozioni internazionali" (Calabria, Molise, Umbria, Friuli Venezia-Giulia e Valle d'Aosta). Ciascuna delle restanti 14 conta, invece, un numero di coppie che non supera le 7 unità.

Ancora più significativo: gli enti autorizzati che hanno portato a termine l'iter adottivo di una coppia che aveva loro conferito incarico sono stati 30 su 61. La metà. Il più attivo in termini di minori per cui è stata rilasciata l'autorizzazione all'ingresso è stato il Cifa, con cui sono stati adottati 9 bambini. A seguire: 5 con il N.A.A.A., 4 con A.I.A.U. e con N.A.D.I.A. onlus. I restanti 26 enti autorizzati hanno lavorato nel mese di gennaio all’ingresso, ciascuno, di un numero di bambini non superiore alle 3 unità.

Cresce l'età media dei bambini: la metà tra i 5 e i 9 anni

Cresce l'età media dei bambini. Nel 2017 quasi un bambino su due aveva tra i 5 e i 9 anni al momento dell'ingresso in Italia. È infatti questa la classe di età più rappresentata, mentre nel 2000 - anno di avvio del mandato della Commissione per le adozioni internazionali - era quella da 1 a 4 anni. Nel 2016 (44%) e ancor più nel 2017 (47%) dunque il primato della classe di età 5-9 anni si consolida al punto che poco meno della metà dei bambini appartiene a questa fascia.

"Un dato - sottolinea il report - che è da mettere in relazione alle funzione sussidiaria dell'adozione internazionale considerata sempre più un istituto cui ricorrere se non si ravvisino idonee condizioni di accoglienza all'interno del Paese stesso". Stabile nel biennio la distribuzione nella altre fasce di età: il 39% ha tra 1-4 anni e 13% nel 2016 e 12% nel 2017 ha più di 10 anni. Un travaso si ha invece tra la classe dei bambini piccolissimi, di età inferiore all'anno, con quelli di 5-9 anni: calano i primi dal 4% del 2016 all'1% del 2017, cresceno i secondi dal 44% del 2016 al 47% del 2017.

Da dove vengono

I Paesi di provenienza passano da 44 a 41. Escono di scena Bosnia e Erzegovina, El Salvador, Kazakistan, Mali, Repubblica Ceca ed entrano Honduras e Costa d'Avorio. Cambia l'ordine interno ai primi venti paesi per numero di minori adottati "ma non la sostanza", spiega la Commissione, che indica in Federazione russa (la prima con il 16% di minori a cui è stata rilasciata l'autorizzazione sia nel 2016 che nel 2017), Colombia, India, Ungheria, Polonia, Vietnam, Brasile e Cina i principali Paesi di provenienza dei bambini, con la sola eccezione della Bielorussia che scivola dall'ottavo posto del 2016 al diciottesimo del 2017. Dai primi dieci paesi arriva il 73% del totale degli ingressi avvenuti nel corso del 2017 (1.044 bambini dei 1.439 complessivi).

Il nuovo mandato della Cai: «Riflettere sui dati e agire»

Nella diffusione del report la Cai ha sottolineato che il documento "rappresenta il primo di una più ampia e cadenzata serie di appuntamenti informativi per riflettere e agire per la cura e il benessere dei bambini e delle coppie adottive nell'auspicio di una rinnovata attenzione, a tutti i livelli di responsabilità, ai loro bisogni ed esigenze".

"Quale attività fondante e strategica del nuovo mandato della Commissione per le Adozioni Internazionali, è stata ripristinata - si legge nel report - la continuità nel monitoraggio dei dati relativi alle adozioni internazionali nel nostro Paese". Un esplicito cambio di rotta rispetto agli anni passati, quando la gestione della Commissione aveva scontato problemi di comunicazione con le famiglie e di trasparenza proprio sui dati.

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