giovedì 16 febbraio 2017
Precari degli uffici del Giudice di pace, delle Procure e Tribunali contestano la riforma che riguarda la categoria. Legnini (Csm) : incoraggiare il percorso stabilità proposto a Orlando
Un momento della protesta davanti al Csm

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Rivendicano semplicemente i loro diritti: stabilizzazione, ferie pagate, maternità e contributi previdenziali. Così oggi pomeriggio la
magistratura onoraria è scesa in piazza a Roma, per manifestare davanti al Csm contro la riforma della Giustizia targata Andrea Orlando.



«Io non ci sto al caporalato di Stato», «Siamo precari non siamo onorari» o ancora «siamo giudici di pace non servi della gleba». Armati di striscioni e cartelli così un migliaio di magistrati precari degli uffici del Giudice di pace, delle Procure e Tribunali ­- alcuni indossando proprio la toga – ha rivendicato come il precariato nella giustizia «violi i diritti costituzionali e offende la dignità della giustizia». Nonché mortifica una categoria di lavoratori «altamente professionalizzati che lo Stato continua a trattare come figli di un dio minore», la frase più ripetuta al megafono.


Da qui la richiesta di incontrare i vertici del Csm per chiedere aiuto e tutela. Dopo alcune ore di manifestazione una delegazione è stata ricevuta a palazzo dei Marescialli dal vicepresidente del Csm, Giovanni Legnini, che ha ammesso come «senza i magistrati onorari gli uffici sarebbero paralizzati, si rischia il caos».

I posti vacanti tra i magistrati onorari, infatti, sono tutt'altro che trascurabili: 2.214 su un totale di 3.549 giudici di pace, 559 su un totale di 2.676 giudici onorari di Tribunale e 297 su un totale di 2.058 vice procuratori onorari.


L’incoraggiamento di Legnini ­- riferendosi all’incontro avuto ieri tra i capi delle Procure e il ministro della Giustizia Andrea Orlando, è appunto di proseguire sul percorso di stabilizzazione proposto, cioè «dobbiamo trovare il modo per far sì che i magistrati onorari già in servizio possano godere di un percorso di maggiore stabilità».



Soddisfatto il Movimento 6 luglio, una delle sigle aderenti alla protesta, che ha apprezzato «la seria presa in considerazione della proposta presentata dai procuratori – spiega Paola Bellone vice procuratore onorario a Torino – per il riconoscimento dei nostri diritti».

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