domenica 1 maggio 2016
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Boschi: «Noi dalla parte delle toghe che lavorano bene». Il punto sulla prescrizione ROMA L’intreccio è cercato e voluto. La campagna di Renzi per il referendum costituzionale ingloba la campagna elettorale per le amministrative. Perché comune è l’esigenza: chiamare a raccolta i moderati e smorzare l’effetto delle inchieste e delle polemiche con i pm. Per limitare i danni il 5 giugno, per prendere un voto in più del 'fronte del no' alla consultazione popolare del prossimo ottobre. Ieri il filo rosso che ha unito la giornata dei big del Pd è un messaggio rassicurante su giustizia e legalità. Renzi, non solo a Palermo sulla lapide di Pio La Torre, ma anche a Reggio Calabria, ha ribadito che «la battaglia contro la criminalità non è ancora vinta, perciò siamo in prima fila con i giudici e le forze dell’ordine». In prima fila, a fianco, quindi non contro. Sembra un’ovvietà, ma non lo è dopo settimane di polemiche che hanno spinto anche Mattarella a intervenire. Pure il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi, dalla Campania, da Benevento, insomma nella regione in cui il presidente 'autosospeso' del Pd Graziano è indagato per frequentazioni con sospetti camorristi, cerca di gettare acqua sul fuoco delle recenti polemiche: «Siamo dalla parte di chi fa bene il proprio lavoro, quindi dalla parte dei magistrati che fanno seriamente il proprio lavoro. Però diciamo che anche noi del Pd siamo una comunità di uomini e donne per bene». Segnali di distensione in un sabato in cui prende la parola anche il silenzioso braccio destro di Renzi, Luca Lotti (e già il fatto che parli pubblicamente è una notizia). Ciò che dice Lotti restituisce il senso della strategia renziana da qui a ottobre: «Il referendum costituzionale non è una battaglia solo del Pd, ma di tutti i cittadini». Conflitti, polemiche e 'nemici' esterni non aiutano questa strategia 'inclusiva'. Perciò sulla prescrizione Palazzo Chigi non vuole rallentamenti, è pronto a forzare la mano con gli alleati di governo perché il tema è diventato ormai il segno che il governo vuole fare sul serio contro la corruzione. Ma la parte del leone, ovviamente, la farà Renzi. Oggi pomeriggio sarà su Rai1 nel contenitore nazional-popolare di Massimo Giletti. Poi presiederà il Cipe che sblocca risorse per ricerca e cultura. Quindi domani mattina a Firenze inizierà il 'tour nei teatri' per presentare la riforma costituzionale, inaugurando una settimana che poi dovrebbe caratterizzarsi, dal punto di vista politico, per la nomina nel suo staff di Marco Carrai e del nuovo ministro dello Sviluppo. Un mese fa si è dimessa Federica Guidi, il nome in pole position resta quello del sottosegretario a Palazzo Chigi De Vincenti. Outsidersono l’ex governatore emiliano Vasco Errani e il vice-ministro al Mise, Teresa Bellanova. È girata nelle ultime ore anche l’ipotesi del manager Chicco Testa. L’impressione, in ogni caso, è che Renzi non andrà in tv e nei teatri allo scopo specifico di tirare la volata alle amministrative a Sala, Giachetti e Valente. È rischioso esporsi troppo, dati i sondaggi di partenza. Ci si spenderà guardando ad ottobre, con la speranza che ciò abbia un effetto traino anche sul voto di giugno. Al Nazareno in fondo sperano che alle comunali avvenga un po’ ciò che accadde alle Europee di maggio 2014, quando M5S risultò sovrastimata e gran parte di coloro che venivano classificati come 'incerti' virarono sul Pd. Marco Iasevoli © RIPRODUZIONE RISERVATA Boschi col sindaco di Agerola
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