mercoledì 27 febbraio 2013
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Cosa serve prima a questo Paese diviso: una nuova legge elettorale o nuovi posti di lavoro?Se dovesse nascere un governo politico, come potrebbe essere un esecutivo di responsabilità nazionale – risponde il sociologo dell’Università Cattolica, Mauro Magatti – la priorità dovrebbe essere economica e occupazionale. Naturalmente, per arrivare a questo risultato servirebbe un’intesa tra partiti in grado di presentarsi in modo nuovo ai cittadini e di ricontrattare il nostro stare in Europa. A queste condizioni, non abbiamo margini per reggere nei prossimi anni... E se non si trovasse l’accordo politico?Per un governo tecnico che gestisse il semestre bianco, portandoci al voto in autunno, la legge elettorale acquisirebbe una sua urgenza, tuttavia non basterebbe. L’esecutivo dovrebbe porre mano anche alla riduzione dei costi della politica – partendo dal numero dei parlamentari – e alla risistemazione del federalismo, in quanto l’assetto istituzionale è fuori squadra e urge un riordino dei compiti tra Stato, Regioni e Comuni, allo scopo di eliminare le duplicazioni di costi e ridurre il peso della burocrazia. Il Paese si aspetta questo segnale. Beppe Grillo ha costruito la sua vittoria su una struttura talmente leggera da essere virtuale. Questo successo non può far credere che le "burocrazie" politiche, quelle che provengono dalla tradizione democratica, oltre che costose, siano anche inutili?La forma partito tradizionale come l’abbiamo conosciuta ha costi alti ed efficienza bassa, tuttavia il successo di Grillo – che replica quello di Berlusconi, se non che lui l’ha fondato sulla tv e non sulla rete – non nasce senza investimenti. Grillo ha condotto per anni un lavoro sistematico, ha seminato e ora raccoglie. Semmai chiediamoci perché l’ha fatto solo lui.Chi avrebbe potuto farlo?M5S ha unificato il web e i territori, creando nuclei di attivisti in entrambe le dimensioni, e così facendo ha interpretato la vera natura dell’Italia: Paese di reti, di luoghi, di municipi... Grillo ha fatto un lavoro para-sturziano, esattamente come quello della Lega tanti anni fa. Anche il Carroccio ha cavalcato il tema del "locale" tipico della tradizione cattolica girandolo in chiave reattiva. M5S ha preso l’idea reticolare dell’Italia e l’ha inserita in una prospettiva diversa da quella cattolica. ...e diversa da quella europeista, per citare un altro tema caro ai cattolici.Noi italiani abbiamo una tradizione europeista che si è incrinata negli ultimi due anni, è vero, ma solo perché non ci presentano una prospettiva positiva; se l’Ue fosse percepita come qualcosa di più del vincolo finanziario, se si vedesse – ad esempio – anche la disponibilità di altri importanti Paesi verso questo disegno, allora rinascerebbe il nostro europeismo. L’Unione europea di oggi rischia invece di ammazzarlo: la stagione, pur necessaria, dell’austerità determina una sofferenza sociale nel Sud Europa francamente insostenibile; quindi, come dicevo, va rinegoziata. Eppoi, i cittadini chiedono alla politica di farsi carico del problema e non scaricarlo sui macrosistemi finanziari, delegando le scelte più pesanti.Ammettiamo che nasca un governo politico guidato da Bersani. Il punto qualificante, se non altro perché è quello su cui più si è discusso durante la campagna elettorale, è il matrimonio gay. Oggi è ancora una priorità?Diamo atto a Bersani che ha sempre parlato del modello tedesco – riconoscimento dei diritti delle coppie di fatto, non matrimonio omosessuale – e che nella sinistra si sono manifestate posizioni che ne facevano una questione ideologica. Una questione che, come sa Prodi, porta la sinistra inevitabilmente a perdere: se vuoi governare un Paese a tradizione cattolica ci sono fattori culturali di cui devi tenere conto. Ciò detto, il matrimonio gay non era una priorità prima e non lo è adesso.
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