martedì 30 gennaio 2018
La Corte dei Conti dà ragione al Comune di Roma su un affidamento senza gara
Danno? Nei servizi con il volontariato a Roma si risparmia
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Affidare servizi al volontariato non solo costa meno ai Comuni, ma garantisce prestazioni migliori. Ed è possibile anche senza gara. Lo ha sancito la Corte dei Conti, assolvendo funzionari e dirigenti dei servizi sociali del Comune di Roma che – tra il 2011 e il 2015 – avevano affidato alla Caritas diocesana, al Centro Astalli dei Gesuiti, alla Comunità di Sant’Egidio, all’Istituto Don Calabria e all’Esercito della salvezza, la gestione delle mense sociali con una proroga del servizio già da loro fornito e senza effettuare una gara europea, prevista dal codice degli appalti vigente all’epoca.

Per questo motivo a metà maggio 2017 erano stati accusati dalla Procura della Corte dei Conti per la violazione delle norme sui contratti che avrebbe provocato un danno erariale di 9 milioni di euro. Una notizia che aveva trovato ampio spazio sui giornali con titoloni sugli 'affari' degli enti cattolici. Dopo 9 mesi è arrivata la completa assoluzione dei magistrati contabili che, anzi, plaudono alla scelta, parlando in modo molto positivo dell’operato del volontariato. La Corte infatti afferma che il ricorso all’affidamento diretto in convenzione ad associazioni senza scopo di lucro contribuisce «alla finalità sociale ed al conseguimento degli obiettivi di solidarietà ed efficienza di bilancio, principi che giustificano quindi la deroga, a determinate condizioni, dalle regole di evidenza pubblica».

E aggiunge: «Non v’è dubbio che tali condizioni e requisiti connotano il sistema di convenzioni instaurato nel Comune di Roma». Perché il sostegno del Comune si configura come contributo e non come corrispettivo dei servizi erogati. Inoltre per i giudici contabili «il sistema di convenzioni ha permesso di far fronte all’emergenza sociale del territorio della Capitale in maniera stabile ed efficace, nell’impossibilità di interrompere un servizio essenziale per l’assistenza sociale».

Ma la Corte va oltre, descrivendo in modo molto lusinghiero l’operato delle associazioni. Questa attività, si legge, «non si estrinseca in un mero servizio di ristorazione in favore di soggetti in condizioni di obiettivo disagio economico- sociale, ma comprende una serie di servizi collaterali – resi dagli stessi senza alcun finanziamento da parte del Comune – tramite la presenza interna di un 'segretariato sociale' volto alla 'presa in carico' delle persone al fine di verificare eventuali opportunità di miglioramento della qualità di vita». Oltretutto il Comune ha pagato molto meno. Il prezzo per pasto unitario è stato infatti di 3,95 euro.

Molto conveniente in primo luogo perché, ripete la Corte, «comprende una serie di servizi collaterali di segretariato sociale erogati direttamente dagli organismi sociali e a loro carico contestualmente all’erogazione del pasto, offrendo all’ente la possibilità di erogare all’utenza ulteriori vantaggi e utilità». Inoltre 3,95 «è attualmente il prezzo più basso di quello ottenuto a seguito dell’espletamento di una gara di rilevanza comunitaria per l’erogazione dei servizi di mensa scolastica (4,60); è inferiore al prezzo praticato da organismi erogatori del servizio mensa presso le case di riposo (4,95); nel settore della ristorazione la stessa Anac nella rilevazione n. 2012 (2016) ha confermato il prezzo base del pasto senza servizi aggiuntivi in euro 4,62». Infine, quando nel 2016 la gara è stata fatta, era stato posto a base d’asta «il prezzo unitario di euro 5,50».

Ad aggiudicarsi la gara, ricorda la Corte, sono stati «i medesimi organismi in precedenza chiamati allo svolgimento della stessa attività di mensa sociale», ma il servizio è stato aggiudicato a 5,37 e quindi «con un maggiore esborso di euro 1,42 per pasto». Altro che risparmio! Infatti, sentenzia la Corte, «ciò conferma che l’affidamento e/o la proroga del contratto cui si è proceduto senza gara non ha comportato un danno erariale, bensì un vantaggio avendo consentito all’amministrazione di continuare a godere di condizioni economiche più favorevoli di quelle di mercato, che non sarebbe stato possibile mantenere con gli organismi risultati aggiudicatari».

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