giovedì 28 aprile 2016
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Il ricercatore: i reati commessi qui sono in linea col resto del Paese «Nnelle abitazioni. on c’è alcuna emergenza padana». Transcrime, il centro di ricerca sulla criminalità transnazionale creato dall’Università Cattolica e diretto dal professor Ernesto Ugo Savona, ha analizzato per Avvenire l’andamento statistico dei furti in alcune province, che in questi mesi hanno manifestato una maggiore reattività sociale e politica al fenomeno dei furti nelle abitazioni private ( Vercelli) e dei furti di mezzi agricoli (Mantova). Come spiega il ricercatore Marco Dugato, i numeri descrivono una situazione preoccupante ma in linea con il dato nazionale: nelle zone considerate, questi reati sono in aumento esattamente come nel resto d’Italia e malgrado la percezione sia più marcata nelle aree isolate è nei centri maggiori che avvengono più furti Partiamo dai numeri. I topi d’appartamento hanno preso di mira il Vercellese? In termini di tasso, non rileviamo una differenza così importante rispetto al dato nazionale, nel senso che vi sono valori superiori (per i furti nelle abitazioni, il tasso ogni 10mila abitanti raggiunge il 51,9 rispetto al massimo nazionale che è 45,2 ; ndr), ma non tali da giustificare un’emergenza. Lo stesso dicasi per il Mantovano, per quanto riguarda più in generale i furti (max 34,1 contro il 52,9 nazionale; ndr), anche se non disponiamo di dati di- saggregati per la categoria dei mezzi agricoli. Se poi consideriamo le variazioni nel decennio, scopriamo che i furti in appartamento sono cresciuti di dodici punti percentuali in più del resto d’Italia, un dato ragguardevole ma che non giustifica una percezione così forte di un fenomeno che in quel lasso di tempo è cresciuto fortemente. In altre parole, negli ultimi dieci anni i furti – e lo stesso dicasi per i furti d’appartamento – sono cresciuti sensibilmente in tutto il Paese e non solo nelle aree considerate. Non sottovaluterei, inoltre, che negli ultimi anni questo incremento è parso rallentare. Nessuna emergenza padana, dunque? I furti in appartamento sono la fattispecie emergente in quell’area, come gli scippi e le rapine caratterizzano la microcriminalità del Mezzogiorno. Parlerei piuttosto di due volti dello stesso problema. Gli abitanti dei piccoli paesi non la vedono così. Come ci si difende? Non c’è una ricetta sola come non c’è un solo tipo di ladro d’appartamento. Generalmente, i sistemi di sicurezza passiva sono efficienti: apparecchiature d’allarme, inferriate, una barriera in grado di rallentare l’azione criminale può costituire un disincentivo sufficiente, visto che un ladro 'efficiente' deve riuscire a portare a termine il furto in due-tre minuti. Ovviamente, esistono bande specializzate che sanno disinserire gli allarmi e che si organizzano per sfruttare le nostre vulnerabilità: la più fatale è l’ingenuità dell’anziano che apre la porta al ladro, credendolo un dipendente della società del gas… Pene più severe possono servire? No, tant’è vero che gli inasprimenti del passato non hanno funzionato. I criminali non si fanno impaurire dalla severità ma dall’effettività della sanzione: se sanno che è molto difficile essere arrestati dopo essere usciti dall’abitazione – in Italia, il rapporto tra reati denunciati e ladri arrestati è molto basso, come peraltro in tutta Europa, a causa della natura stessa di questo reato che rende difficile l’identificazione dei ladri – non si faranno fermare da alcun inasprimento. Bisognerebbe invece puntare di più sulla prevenzione. Cosa pensa della decisione di alcune amministrazioni di contribuire alle spese legali del padrone di casa che viene accusato di eccesso di legittima difesa per aver colpito il ladro che ha sorpreso in casa propria? Uno Stato che abdica al proprio ruolo è sempre una sconfitta. Senza contare che una misura simile disincentiva alcuni ladri ma induce gli altri ad operare armati. Paolo Viana © RIPRODUZIONE RISERVATA
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