giovedì 6 maggio 2010
COMMENTA E CONDIVIDI
«Non credo ci sia nessuna congiura, nessun accanimento dei giudici nei confronti dell’esecutivo». Gianfranco Fini non rinuncia a dire la sua, a tutto campo. A partire, naturalmente dal caso Scajola. «Tra l’altro – aggiunge, intervistato su Skytg24 – Verdini ha detto di non aver nulla da temere e si affida serenamente alle indagini, mentre Scajola ha ritenuto di dimettersi senza essere stato indagato, quindi – auspica – non diamo vita a inutili polemiche». La «legalità» era stato uno dei leit motiv del video-messaggio sul sito di Generazione Italia, e il Presidente della Camera tiene il punto: «Tutti debbono garantire il rispetto della legalità in Italia, è un valore che non può essere considerato di parte. La magistratura – insiste – è un baluardo di legalità». Anche se, conviene, «nella magistratura ci sono state, e ci sono ancora oggi, forme di politicizzazione». Quindi sarebbe stato giusto, a suo avviso, dare una corsia preferenziale al ddl anticorruzione. «Il direttivo del gruppo del Pdl non ha accolto la richiesta dell’onorevole Bocchino, spero che ci sia un ripensamento», auspica.Risponde con un secco «no», tuttavia, all’ipotesi di dimissioni di Verdini da coordinatore: «La storia recente è zeppa di episodi in cui dopo l’avviso di garanzia le accuse si sono dimostrate insussistenti». Sulla libertà di stampa, però, Fini è nuovamente caustico con Berlusconi: «Non credo che in una democrazia ce ne sia mai troppa», rimarca. Evitando di intervenire nel merito del ddl intercettazioni: «Il problema non è quello della quantità della stampa, ma della sua qualità. E, vista la qualità della politica, questa farebbe bene a guardare se stessa prima di fare le pulci agli operatori dell’informazione».Fini ne ha anche per Il Giornale, che continua incessante la sua campagna contro il presidente della Camera. «Il problema – attacca – è l’evidente conflitto di interessi in cui si trova l’editore».Nell’intervista Fini torna anche al dibattito (altrimenti detto scontro) nel Pdl. Parla di «momento salutare. Un grande partito – dice – ha delle posizioni articolate al suo interno. Posizioni che possono essere anche minoritarie – rivendica – ma certamente legittime». E, assicura di nuovo, «finalizzate a rendere più incisive l’azione del partito e del governo». Quante alle polemiche sul ruolo istituzionale che riveste, «da presidente della Camera ho il preciso dovere di essere imparziale. Ma ho anche il diritto – rivendica –, come hanno fatto tanti miei predecessori, di avere opinioni politiche». Ad esempio, sul federalismo. O sui festeggiamenti per i 150 anni dell’Unità. Messaggi, ancora una volta, per la Lega.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: