giovedì 14 aprile 2016
L'impegno del direttorio alla camera ardente: «Niente guerre interne, ora si fa quadrato». A Milano questa mattina i funerali del fondatore del movimento. Grillo promette: in caso di bisogno, ci sarò.
M5S, un patto in nome di Casaleggio
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Pochi metri oltre la barriera umana dei membri dello staff a presidio dell’ingresso, c’è un silenzio prolungato che pare non doversi interrompere mai. Gli unici rumori, quasi impercettibili, sono quelli di pacche sulle spalle e abbracci vigorosi, scambiati in abbondanza per confortarsi a vicenda. Non vola una parola. Mezzogiorno è passato da una manciata di minuti. Chi è presente alla camera ardente allestita all’Istituto Auxologico di Milano per l’ultimo saluto a Gianroberto Casaleggio racconta che i cinque “scudieri” del Movimento 5 Stelle formano un blocco granitico. Di Maio, Di Battista, Fico, Ruocco e Sibilia – esattamente nell’ordine in cui sono entrati qualche secondo prima nella struttura – continuano a tenersi sotto braccio. Al loro fianco, leggermente distaccato, un Beppe Grillo scuro in volto non può fare a meno di commuoversi per l’addio all’amico e compagno di un’avventura ultradecennale. È il giorno più difficile. Lo choc delle prime ore senza Casaleggio lentamente si trasforma in un dolore più lucido, ma ancora tutto da assorbire.  Eppure, reagire e guardare avanti sono due imperativi per il M5S. Così, d’un tratto, i cinque esponenti del direttorio si sfilano con discrezione dal gruppetto di amici e parenti di Casaleggio. Il vicepresidente della Camera sussurra le prime riflessioni all’orecchio di Di Battista: «Adesso, ancora più di prima, è il momento di fare quadrato». Il parlamentare romano annuisce e aggiunge: «Anche perché l’ultima cosa che avrebbe voluto Gianroberto è vederci divisi». Intervengono anche gli altri. Fico ricorda che quel «nel M5S non ci sono capi», ribadito da Casaleggio pochi giorni prima di morire, deve essere la stella polare per il cammino futuro. I retroscena di molti giornali riferiscono di una guerra sotterranea in corso, con le varie “bande” interne che già si starebbero dando battaglia per accaparrarsi l’eredità politica del guru. «Sono invenzioni. Noi siamo e resteremo compatti come non mai», è la promessa collettiva che sa d’impegno scritto. Grillo – poco prima di lasciare l’istituto da un’uscita secondaria per evitare fotografi e cronisti – osserva i suoi ragazzi uniti e concordi con l’espressione soddisfatta che può avere un padre mentre vede i figli ormai cresciuti, maturi. «Siete fantastici e so che non avete bisogno di me – assicura il comico –, ma io fino a quando avrò le forze ci sarò sempre per voi e l’intero Movimento».  Quello che va in scena all’istituto Auxologico, insomma, è una sorta di patto di non belligeranza tra i vertici del partito orfano del fondatore silenzioso. È il secondo tempo di un’intesa allargata precedentemente anche a Davide Casaleggio, il figlio dell’inventore dei Cinque Stelle, con cui Di Maio ha parlato per ore il giorno della scomparsa del papà al fine di scongiurare una lotta lacerante per la conquista di un vuoto di potere. Una tregua, però, non basta. «Serve armonia», ripetono quasi ossessivamente i firmatari del gentlemen’s agreement. Spetterà a loro il compito di ripartire e guidare la fase di transizione che porti il M5S ad assumere una struttura più tradizionale: quella di un partito. Anche perché le altre forze politiche, dopo i messaggi di condoglianza, sembrano aver ricominciato a lanciare l’offensiva. «Alcuni esponenti della Lega Nord stanno affermando pubblicamente che adesso senza Gianroberto ci sposteremo più a sinistra, come se poi finora avessimo avuto posizioni simili a quelle del centrodestra – riflettono i big del M5S –. Proveranno a tirarci per la giacchetta, ma noi terremo la barra dritta senza muoverci da una parte né dall’altra. Siamo lontani anni luce dagli altri partiti».  La volontà di non arrendersi emerge anche dai due messaggi distinti pubblicati su Facebook da Di Maio e Di Battista. «Tutti in prima linea. Non si molla di un centimetro», scrivono. Proprio la voglia di andare avanti spinge il deputato romano a raggiungere in serata Siena, per intervenire a un incontro organizzato con i risparmiatori penalizzati dal decreto banche. Il vicepresidente di Montecitorio anticipa le imminenti sfide: «La settimana prossima si voterà al Senato la sfiducia al governo. Fate sentire la vostra voce». La convocazione di un’assemblea congiunta di deputati e senatori per lunedì servirà a serrare ulteriormente i ranghi.  Oggi, con i funerali che verranno celebrati alle 11 a Milano nella Basilica di Santa Maria delle Grazie, ci sarà l’ultimo atto di tre giorni di lutto. Poi – un po’ per desiderio e un po’ per necessità – si proverà a ripartire.
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