martedì 5 aprile 2016
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N essun timore per l’annuncio di querela da parte del premier. Anzi, il Movimento 5 Stelle continua a cavalcare lo scandalo petrolifero che finora ha portato alle dimissioni di Federica Guidi. Un attacco a tutto campo. Da portare avanti dentro e fuori dal Parlamento. Proprio ieri, infatti, un folto gruppo di parlamentari grillini ha organizzato un blitz sul 'luogo del delitto', con una manifestazione in Val d’Agri, di fronte allo stabilimento Eni di Viggiano, con l’intento nemmeno troppo celato di tenere inchiodata alla vicenda l’immagine dell’intero governo Renzi. Oggi, come annunciato da Beppe Grillo via Web, sarà la volta della visita a Tempa rossa, il sito estrattivo della Total in Lucania, per quella che potrebbe essere solo la seconda tappa di un tour molto più lungo. Parallelamente, però, va portata avanti la battaglia anti-Renzi pure nei palazzi della politica. Così, sempre oggi verrà depositata al Senato la mozione di sfiducia del M5S tutta centrata sulla responsabilità dell’esecutivo e la presunta connessione fra le scelte di Palazzo Chigi e il 'comitato d’affari' emerso dall’inchiesta di Potenza. Per i Cinque Stelle, si legge nell’atto, «la situazione del presidente del Consiglio e di altri ministri, alla luce dei nuovi fatti emersi, risulta sempre più incompatibile con la delicatezza dei loro incarichi». In particolare, l’attenzione si concentra su Boschi: «Anche il solo sospetto che abbia potuto influenzare l’andamento delle attività di governo non ne consente la permanenza al suo posto». I grillini chiedono che la mozione venga votata in Aula il prima possibile. Luigi Di Maio evoca paragoni pesanti: «Come è iniziata Tangentopoli? Mi querelino pure. Se dobbiamo andare in Tribunale per sapere se il Pd prende il finanziamento elettorale dai petrolieri, allora ben venga». Luca Mazza © RIPRODUZIONE RISERVATA La Direzione dem Toni sopra le righe nel 'parlamentino' democratico. Il premier replica duramente alla minoranza. Volano insulti in un clima incandescente, ma al voto i sì sono 98, contro 13 no (anche di Bersani ed Epifani) Beppe Grillo
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