venerdì 26 aprile 2013
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È un ping pong serrato, fitto, quello che va in onda in diretta streaming da Montecitorio. Una partita che Enrico Letta vince con grande naturalezza e senza infierire sul Movimento 5 Stelle, al quale concede – tra le perplessità dei suoi – il collegamento via web. Inutile il paragone con quella precedente di Pier Luigi Bersani. La pagina è stata voltata e la storia è un’altra. I grillini hanno già detto di no al governo, ma il dialogo è tutt’altro che inutile. Il presidente incaricato chiede a M5S di «mescolare i voti, dovete scongelarvi». Più tardi, in serata, riceverà la consueta replica via web da Beppe Grillo, che tra gli insulti di rito tiene i suoi sulla linea dell’oltranzismo: «Con questi non ci mescoleremo mai».Il resto del lungo colloquio con i novelli parlamentari, invece, è una lezione di democrazia. Perché se la riserva sarà sciolta, dice Letta, «sarò un presidente del Consiglio che rispetterà il Parlamento». E «il Parlamento può essere elemento migliorativo dei provvedimenti». Ma «se la vostra indisponibilità a mescolare i vostri voti continua – ammonisce – sarebbe un grave problema». Un problema che esiste, a giudicare dalle parole di Grillo.L’ultimo treno per la legislatura passa nella sala del Cavaliere di Montecitorio: non si può farla «finire nel ludibrio generale», dice un «determinatissimo» Enrico Letta alla delegazione grillina. Davanti a lui Vito Crimi, Roberta Lombardi e un corposo gruppo di rappresentanti si trova ad affrontare una situazione diversa da quella passata. Letta entra nel vivo del programma che ha in mente e le questioni sono tutte molto simili a quelle a 5 Stelle, sebbene più tardi Grillo sottolinei che «i nostri programmi sono alternativi», come «l’approccio» alle riforme.«Fate un passo. Se anche non votate la fiducia, fatelo dopo», è l’appello lettiano. E qui la sfida è proprio sul rapporto diretto che M5s vanta di avere con il proprio popolo. «Sento tutta la difficoltà del mio tentativo e sono convinto che o si ritrova la credibilità della politica o non si salva nessuno». I capigruppo del Movimento grillino attendono, incalzati dalla determinazione del premier designato, spiazzati dalle tante convergenze, prima di essere rimessi in riga dal loro leader. Letta ne sembra consapevole e non molla la presa: «Troverete sempre porte aperte, ma è importante che si scongeli una presenza parlamentare come la vostra che se rimane congelata nel no, finisce per frustrare un desiderio di cambiamento». Tanto più che i frutti del dialogo i grillini li hanno già raccolti, ripete suadente più volte il vicesegretario del Pd: «Se non avessimo votato i vostri candidati, ora non avreste un questore e un vicepresidente».E allora, l’appuntamento è sulle questioni concrete. La crisi economica impone risposte immediate e i temi dell’emergenza sociale, del lavoro, dei giovani, i debiti della Pubblica amministrazione, il mezzogiorno sono senz’altro i punti cardine per il governo che verrà. Così come il Parlamento dovrà prendere in mano la questione delle riforme, e i punti elencati da Letta sono quelli più volte ripetuti e condivisi.Sui fatti, però, i grillini si sentono forti. «Non vogliamo rimanere in un angolo a guardare», esordisce Vito Crimi. «Sono convinto che alcune idee possono essere accoglibili, su temi specifici e anche interventi a costo zero», dice il capogruppo dei grillini al Senato. Crimi, però, rifiuta di vedere il suo Movimento sul banco degli imputati del congelamento del Parlamento. Ricorda la battaglia fatta per formare le Commissioni, pur senza una maggioranza parlamentare. «Le dinamiche che hanno portato alla situazione di oggi, con lei dall’altra parte del tavolo, non sono il frutto della nostra incomunicabilità», ribatte.Ma quanto al governo, M5S non si schioda. «Per portare avanti i macrotemi» indicati serve un esecutivo «al di sopra delle parti. Ci è stato risposto che il governo doveva essere politico. Aspettiamo di vedere la squadra e il programma», taglia corto Crimi. Ancora, sull’esecutivo, Crimi e Lombardi non vedono «un vero cambiamento. Non c’è l’ipotesi di una squadra di governo di alto profilo e scollegata dalle logiche portate avanti fino ad adesso». Letta assicura «persone competenti» per affrontare i problemi del Paese. «Su questo mi impegnerò. E nella composizione, dovrò tener conto anche di tanti altri aspetti. Come quello di genere».Lombardi, poi, con aria compiaciuta di chi sente di avere la carta per spiazzare il futuro premier, mette in mano a Letta un plico: «Le ho portato la nostra proposta di legge sull’abolizione dei rimborsi elettorali, ci farebbe piacere che anche lei apponesse la sua firma, ci sono le firme di tutti i nostri parlamentari». Letta la prende, ma alla fine la restituisce e la capogruppo si rammarica per non aver ottenuto lei la fiducia.
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