domenica 8 maggio 2016
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«Giochiamo d’anticipo». Appena riceve l’avviso di garanzia, Filippo Nogarin avverte il direttorio. «Ora che cosa facciamo? ». La domanda resta sospesa soltanto per qualche secondo. Poi, la strategia concordata tra il sindaco di Livorno e gli esponenti di punta del Movimento 5 Stelle è quella di uscire subito allo scoperto, annunciando la notizia prima che filtri da fonti giudiziarie e arrivi all’orecchio dei giornalisti. Certo, visto dal punto d’osservazione dei Cinque Stelle, non è proprio il giorno ideale. Anzi, sembra quasi uno scherzo del destino. Di buon mattino, sul blog di Grillo viene pubblicato un lungo post in cui si esalta «il virus dell’onestà del movimento che si sta diffondendo, mentre i partiti corrotti affondano». Non solo: quando Nogarin scopre di essere indagato, una delegazione grillina guidata da Luigi Di Maio si trova a Lodi per una manifestazione a favore della legalità organizzata dopo l’arresto di martedì del sindaco Pd Simone Uggetti. Ovviamente è giusto specificare che si tratta di situazioni diverse. Perché nel caso di Livorno non sono scattate le manette, ma c’è solo un atto del pubblico ministero in cui si comunica al diretto interessato che è indagato. Detto ciò, comunque per il M5S è una tegola che non ci voleva. Per Nogarin, in realtà, non è stata una sorpresa. Nei giorni scorsi aveva messo le mani avanti. «Prima o poi toccherà pure a me», ripeteva da quando, il 18 aprile scorso, il suo assessore al Bilancio, Gianni Lemmetti, era stato raggiunto da un avviso di garanzia. Così, adesso che il cattivo presentimento diventa una certezza ufficiale, il primo cittadino toscano scrive un lungo messaggio su Facebook in cui difende il suo operato e si dice disponibile a lasciare l’incarico: «Come già avevo previsto in questi giorni, stamattina ho ricevuto un avviso di garanzia legato alla richiesta di concordato per l’Aamps di Livorno (la municipalizzata che si occupa della gestione dei rifiuti ed è travolta dai debiti ndr). Non conosco ancora la contestazione specifica, ma sono fermamente certo di aver agito per il bene dell’azienda e dei livornesi. Se già durante le indagini preliminari dovesse emergere una condotta contraria ai principi del M5S sono pronto a dimettermi». Le dichiarazioni di Nogarin, tuttavia, sono quelle di chi sa già di poter contare sul pieno sostegno dei vertici del movimento. Non a caso, dopo la fiducia incassata dal direttorio, arriva anche la chiamata di Beppe Grillo. «Ti sosteniamo e siamo con te. Tieni duro che non ti lasciamo solo», dice al telefono il comico genovese al 'suo' sindaco, che lo ringrazia per l’appoggio manifestato direttamente. Inevitabile, però, che dopo aver incassato in questi giorni gli attacchi pentastellati per il caso Lodi e per la condanna del segretario dem sardo Renato Soru, ora sia il Pd a mettere il dito nella piaga livornese. «Di Maio, dopo Lodi passa da Livorno, c’è posta per il M5S. Noi sempre garantisti, voi due pesi e due misure», è l’invito rivolto via Twitter dal fedelissimo renziano, Ernesto Carbone, al vice presidente della Camera. «I Cinque Stelle sono opachi e fallimentari – non fa sconti il deputato dem Andrea Romano –. Dove sono fanno solo danni e hanno pure la faccia tosta di fare la morale». Dalle parti di Largo del Nazareno, insomma, l’avviso di garanzia per Nogarin viene considerato la dimostrazione del cortocircuito della macchina del fango del M5S e la prova che «con il giustizialismo ad intermittenza non si va da nessuna parte». Nelle prossime ore, invece, i pentastellati replicheranno agli attacchi ripetendo quello che la candidata a sindaco di Roma Virginia Raggi ha detto venti giorni fa, quindi in tempi non sospetti: «Le dimissioni, anche in presenza di avvisi di garanzia, non devono essere automatiche». © RIPRODUZIONE RISERVATA Caso rifiuti, avviso al sindaco di Livorno Il Pd attacca. Lui: «Pronto a dimettermi» Il leader lo chiama: tieni duro, noi con te NELLA BUFERA. Il sindaco di Livorno, Filippo Nogarin
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