mercoledì 19 giugno 2013
​Dopo la sentatrice Adele Gambaro nel mirino finisce la deputata Paola Pinna. Battibecco tra il leader e Civati (Pd). «Sei un cane da riporto». La replica: «Macché scouting, parliamo da sempre». Ieri un centinaio di attivisti alla manifestazione per schierarsi dalla parte dell'ex comico.
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Non è ancora è passata l’eco dell’espulsione chiesta alla rete per la senatrice Adele Gambaro, che subito parte una nuova procedura. Stavolta nel mirino finisce Paola Pinna, deputata sarda, rea di aver difeso la collega, di aver manifestato alla stampa il suo disagio verso le dinamiche interne al movimento e, soprattutto, di stare per passare a un altro gruppo parlamentare.Si vociferava, infatti, di un suo transito in Sel, la formazione di Nichi Vendola. Circostanza che la stessa Pinna ha smentito. «Non lascio il gruppo – ha spiegato –, resto in M5S. Con le mie perplessità, dò voce a una parte dei miei elettori che sul territorio mi hanno espresso tutta la loro frustrazione dopo questi tre mesi». Iniziano i primi attacchi dei deputati fino a che la pagina Facebook del gruppo alla Camera ospita una dichiarazione di Roberta Lombardi dal titolo eloquente: «Pinna chi?». Si accusa la deputata di non aver mai preso parte alle assemblee, se non a quelle sulla diaria. Poi, di lì a poco, arriva la conferma: il collega Andrea Colletti presenta formalmente la richiesta di messa all’ordine del giorno dell’assemblea del gruppo la discussione per l’espulsione, con una secca e-mail inviata al capogruppo Riccardo Nuti. Il motivo? «Lo spiegherò in assemblea, anche per rispetto della stessa Pinna». Attacchi appresi con sconcerto dall’ala "dialogante". E che sanciscono una spaccatura oramai evidente, dopo il voto di martedì. «Mi sto concentrando sul lavoro per il gruppo e per il Movimento. Ma se mi chiedono di andare a sparare a qualcuno, il mio voto resta no», dice il senatore Bartolomeo Pepe.Il tutto mentre in piazza Montecitorio un centinaio di attivisti con tanto di cartelli contro i "frondisti" manifestano a sostegno di Beppe Grillo. Sistemato il nuovo "conto" interno, parte anche l’attacco verso l’esterno, contro la supposta "compravendita" di parlamentari grillini. Ancora una volta a finire nel mirino è il pd Pippo Civati, già definito da Grillo «cane da riporto». Lui si difende a ripete: lavoro alla luce del sole, mai fatto cene con i dissidenti, e «Grillo parla di scouting e di altre sciocchezze quando sa benissimo che mi sono rivolto direttamente a lui mille volte...».​
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