sabato 5 ottobre 2019
I due poliziotti sono stati colpiti da 9 colpi. Il giovane assassino, con disturbi psichici, è stato accusato di omicidio plurimo. Il dolore dell'Italia intera
Fiori per ricordare gli agenti uccisi deposti davanti alla Questura di Trieste, 5 ottobre 2019 . ANSA/Alice Fumis

Fiori per ricordare gli agenti uccisi deposti davanti alla Questura di Trieste, 5 ottobre 2019 . ANSA/Alice Fumis

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Matteo Demenego e Pierluigi Rotta, i due agenti uccisi in questura a Trieste, sono stati colpiti complessivamente con nove colpi partite dalla pistola di ordinanza di Rotta sottratta da Alejandro Augusto Stephan Meran che deve rispondere di duplice omicidio. In particolare, come da certificazioni mediche, Demenego «risultava attinto da cinque colpi, Rotta risultava essere stato colpito quattro volte».

La procura di Trieste chiederà una perizia psichiatrica per valutare la capacità di intendere e volere di Meran. La consulenza servirà a determinare se al momento della sparatoria il 29enne avesse piena facoltà di sé oppure si possa parlare di infermità, ossia di vizio parziale o totale di mente, un aspetto di forte rilievo ai fini processuali.

Venerdì la tragedia, sabato lutto cittadino a Trieste

Tutto è accaduto in una manciata di minuti, nel pomeriggio di venerdì, trasformando in tragedia un accertamento di routine su due sospettati per una rapina. Le vittime sono l'agente scelto Pierluigi Rotta e l'agente Matteo Demenego, di 34 e 31 anni. Gli aggressori sono due fratelli di Santo Domingo, di 29 e 32 anni, che erano stati portati in questura per accertamenti relativi a una rapina avvenuta alcune ore prima.

Il giorno dopo l'uccisione è il giorno del dolore a Trieste, con la mamma del giovane accusato di aver sparato che chiede perdono a nome del figlio. «Mi dispiace tanto, non so come chiedere perdono a queste famiglie. Prego Dio che dia loro pace e che un giorno possano perdonare», dice la donna aggiungendo che da oggi tre famiglie sono rovinate e che la sera prima della sparatoria in Questura l'indagato, Meran, le aveva detto che «non riusciva a dormire. Sentiva delle voci, che lo stavano perseguitando e lo volevano ammazzare. Cercavo di calmarlo dicendogli di stare tranquillo, di dormire e che sarebbe passato».

Questa la ricostruzione della tragedia: i due dominicani, Alejandro Augusto Stephan Meran e Carlysle Stephan Meran, hanno chiesto di poter andare in bagno e, come è prassi quando si tratta di fermati, sono stati accompagnati dagli agenti. Improvvisamente è nata una colluttazione: uno dei due aggressori, sembra il più giovane, è riuscito a prendere la pistola a uno dei poliziotti e ha cominciato a sparare, colpendo i due agenti e ferendoli a morte, ferendone un terzo alla mano, in modo lieve, prima di essere bloccato con il fratello.

L'agente Pierluigi Rotta è stato colpito due volte, al lato sinistro del petto e all'addome; l'agente scelto Matteo Demenego è stato colpito tre volte, sotto la clavicola sinistra, al fianco sinistro e alla schiena. Tutto nasce da una circostanza "banale": una donna in scooter, a via Carducci, viene scaraventata a terra da un giovane di colore, che le ruba il mezzo. Nel pomeriggio, alla Questura triestina giunge la telefonata di Carlysle Stephan Meran, che riferisce di aver appreso dal fratello Alejandro Augusto che è lui l'autore della rapina. Il dominicano si rende disponibile ad accompagnare gli operatori a casa del fratello per recuperare il mezzo, specificando che Alejandro Augusto soffre di disturbi psichici, pur non essendo allo stato seguito dai servizi di igiene mentale del capoluogo. Due equipaggi in servizio di Volante e una pattuglia della Squadra Mobile si recano a casa del giovane, insieme a personale del 118. Alejandro è a casa, appare "collaborativo e pacato". Viene accompagnato in Questura insieme al fratello, a bordo di una vettura della Polizia.

Alejandro Augusto Stephan Meran è accusato di omicidio plurimo e tentato omicidio nei confronti del piantone della Questura.

Nell'ambito delle indagini sono state sequestrate le fondine delle due vittime per verificarne l'integrità. Da una prima analisi non risulterebbero danni da comprometterne la funzionalità.

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