venerdì 3 febbraio 2012
​Mentre i pm hanno sentito Arturo Parisi nell'ambito dell'inchiesta che vede coinvolto l'ex tesoriere della Margherita, accusato di aver sottratto 13 milioni di euro di rimborsi elettorali, sale la rabbia tra gli ex maggiorenti del partito. 
Rimborsi, spesi 470 milioni, presi 2 miliardi.
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Non è solo di maniera l'appello a fare presto che negli ultimi giorni è arrivato ai magistrati da tutti i maggiorenti della Margherita, da Franceschini a Letta. Perché, mentre i pm provano a vederci chiaro sull'uso del "tesoretto" di 13 milioni, e forse più, che l'ex tesoriere Luigi Lusi ha ammesso di aver preso dalle casse del partito, si allungano ombre e sospetti dentro l'ormai defunto partito. «Non dubito dell'onestà di Rutelli, ma se dei soldi fossero stati spesi per pagare un convegno dell'Api mi arrabbierei molto», avverte Pier Luigi Castagnetti, uno dei pochi, come Arturo Parisi, che a giugno scorso aveva visto che qualcosa non andava nel rendiconto del partito. Arturo Parisi oggi, per due ore, ha dato spiegazione, come testimone, ai magistrati sulle "voci opache" dentro il bilancio, come quella uscita di quatto milioni di cui l'ex ministro prodiano chiese conto al tesoriere sentendosi rispondere che era un contributo alle primarie di Dario Franceschini, smentito a più riprese dal capogruppo Pd. E la sfilata davanti ai magistrati continuerà nei prossimi giorni e, assicurano fonti parlamentari, non saranno ascoltati solo coloro che, come Enzo Carra e Renzo Lusetti, fecero due ricorsi al tribunale civile per impugnare la validità dei rendiconti 2009-2010 in quanto non invitati alle assemblee convocate per approvare il bilancio.Più che di approvazione, però, sarebbe meglio parlare di ratifica un po' superficiale visto che, come raccontano molti partecipanti alle assemblee, le riunioni erano molto brevi e tutti si limitavano a dare il via libera ai rendiconti presentati dal tesoriere. Così, almeno fino a giugno scorso, quando Parisi, Castagnetti e pochi altri chiesero un surplus di approfondimento e l'assemblea si prolungò fino a sera. «Non dubito della buona fede - ammette Linda Lanzillotta, rutelliana ed ex assessore al bilancio del Comune di Roma - e dell'onestà dei dirigenti della Margherita. C'è stato però un eccesso di delega, quando si amministrano risorse collettive ci dovrebbero essere più controlli al di là delle relazioni fiduciarie».Di lealtà tradita parla Francesco Rutelli, l'uomo che volle fortemente Lusi al suo posto anche quando Giuseppe Fioroni propose di cambiarlo «non per mancanza di fiducia - racconta l'ex esponente Ppi - in lui ma perché l'alternanza è sempre positiva». Ma è proprio il rapporto fiduciario tra gli ex compagni della Margherita che rischia di incrinarsi se la vicenda non arriva presto ad un chiarimento definitivo. L'ex responsabile Circoscrizioni Estere Luciano Neri fa accuse pesanti, ipotizzando che si pensasse di distribuire i soldi incassa, i 20 milioni rimasti oltre a quelli già spariti, «tra le diverse Fondazioni di riferimento dei diversi maggiorenti ex Dl». Possibilità che Pier Luigi Castagnetti, ultimo segretario del Partito Popolare, non vuole neanche considerare. L'AUDIZIONE DELL'EX MINISTRO PARISIÈ durata circa due ore l'audizione, in Procura a Roma, dell'esponente del Pd, Arturo Parisi. L'ex esponente della Margherita è stato ascoltato in relazione all'inchiesta avviata nel giorni scorsi sui 13 milioni di euro che l'ex tesoriere della Margherita Luigi Lusi avrebbe sottratto dalle casse del partito per l'acquisto di alcuni immobili e per una serie di operazioni immobiliari. Nei prossimi giorni i pm potrebbero sentire come testi altri parlamentari: tra questi Renzo Lusetti, Enzo Carra e gli altri firmatari del ricorso presentato al tribunale civile di Roma per impugnare la validità dei rendiconti del partito riguardanti il periodo 2009-2010.Oggetto dell'audizione, in base a quanto filtra da piazzale Clodio, alcune dichiarazioni rilasciate da Parisi nei giorni scorsi. Parisi, in particolare, ha affermato che nel corso dell' assemblea della Margherita del 2011 chiese «un approfondimento del bilancio perché c'erano voci opache e ampie. Non votai il bilancio preventivo e l'assemblea fu sospesa finché non si decise la formazione di un organismo che approfondisse successivamente. Ma questo organismo non si è mai riunito». L'esponente del Pd ha aggiunto, inoltre, che «Franco Marini propose di costruire un gruppo di analisi che si sarebbe riunito dopo la votazione dell'assemblea. Dell'organismo inizialmente avrebbero dovuto far parte pochi membri, Rutelli, Bocci, Bianco e Lusi, ma successivamente fu allargato ad altri, tra cui credo di ricordare Rosy Bindi, Dario Franceschini, Enrico Letta, Beppe Fioroni. Ma l'unica volta che venne convocato nel novembre del 2011 andò quasi deserto per cui io mi dimisi in polemica».È tutt'altro che conclusa l'inchiesta della Procura di Roma sull'appropriazione di 13 milioni di euro dalle casse della Margherita da parte dell'ex tesoriere Luigi Lusi. Anzi si allarga perché i pm vogliono capire se altri sapevano e se l'appropriazione abbia intaccato altri fondi. I pm romani hanno ricostruito il percorso dei soldi, usciti attraverso decine di bonifici e finiti tutti nella disponibilità dell'attuale senatore del Pd. Ma ci sono ancora dei buchi neri da analizzare. Possibile che nessuno, all'interno del partito, si sia accorto degli ammanchi, tra il 2008 ed il 2011, tra i fondi ottenuti dalla Margherita sotto forma di rimborsi elettorali? Così, mentre si apre un nuovo filone di indagine per verificare se ci siano state appropriazioni anche da altri fondi, il pm Stefano Pesci ed il procuratore aggiunto Alberto Caperna vogliono verificare se qualcuno fosse a conoscenza degli illeciti prelievi di Lusi.Lo stesso parlamentare, nel confessare le proprie responsabilità, non ha chiamato in causa altri soggetti. In particolare, ha detto di aver fatto tutto da solo e all'insaputa di chiunque altro. E allo stato rimane l'unico iscritto nel registro degli indagati. Varie ipotesi, ma allo stato nessun riscontro, sono al vaglio degli inquirenti e dei militari del nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza: tra queste anche che Lusi si appropriasse del danaro confidando sull'omertà di colleghi che avrebbe, eventualmente, potuto ricattare. Per chiarire gli aspetti ancora oscuri è possibile che siano convocati a breve a piazzale Clodio alcuni parlamentari che hanno fatto parte della Margherita. Tra questi anche i firmatari (figurano tra gli altri Renzo Lusetti ed Enzo Carra) del ricorso presentato al tribunale civile di Roma per impugnare la validità dei rendiconti riguardanti il periodo 2009-2010. Quanto al nuovo filone di indagine gli inquirenti vogliono accertare se la "prassi" di Lusi di prelevare danaro dai fondi ricevuti dalla Margherita nel periodo 2008-2011 sia stato un fatto circoscritto ai rimborsi elettorali.Per questo motivo le Fiamme gialle saranno chiamate presto a setacciare i documenti contabili relativi ad altre epoche e ad altra tipologia di fondi. In attesa che si definisca la sorte processuale di Lusi, il quale ha chiesto ai pm di concordare un patteggiamento (ma al momento non c'é accordo sull'entità della pena) previa restituzione di cinque milioni di euro, oggi è intervenuto sulla vicenda il difensore dell'indagato, Luca Petrucci: «Luigi Lusi non ha mai usufruito dello scudo fiscale per far rientrare in Italia i soldi della Margherita - ha dichiarato l'avvocato di Lusi -. Il senatore ha detto tutto quello che c'era da dire ai magistrati. Ora corrono tante notizie che non corrispondono alla realtà, in particolare che ha usufruito della legge sullo scudo fiscale per far rientrare in Italia i soldi della Margherita o che abbia mai scritto una lettera alla senatrice Finocchiaro con la quale le preannuncia che avrebbero dovuto espellere diversi altri senatori del Pd».
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