martedì 10 maggio 2016
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Il 'poliziotto buono' Renzi tende la mano alla minoranza per un percorso condiviso su amministrative, referendum, partito e infine compilazione delle liste per le elezioni politiche. Il 'poliziotto cattivo' Boschi ricorda che però la mano tesa, il congresso anticipato, può facilmente trasformarsi nella resa dei conti definitiva.Vista da Palazzo Chigi, è l’ultima opportunità offerta alla sinistra. Vista da sinistra, è il primo segno di debolezza del premier-segretario che deve chiedere «aiuto». In realtà, la parola 'congresso' è solo un balsamo temporaneo per entrambe le parti. Suona come una boccata d’ossigeno per la sinistra dem, desiderosa come mai di far verificare agli iscritti la linea politica di Renzi e soprattutto speranzosa di sfidarlo in un momento di debolezza. Somiglia ad un getto di acqua fresca sul fuoco per il premier, che in fondo vuole solo una tregua, un silenzio dei tamburi di guerra almeno sino al 5 e al 19 giugno, primo e secondo turno di amministrative oltremodo impegnative. Solo dopo le comunali si potrà capire come si metterà realmente la partita del referendum (e, a cascata, del Congresso, della legislatura e del governo). Solo in base al risultato delle comunali la minoranza deciderà quale tono dare alla campagna sulle riforme costituzioni. Se il risultato di Roma e Milano fosse molto negativo per i dem, allora il vero rivale di Renzi nel partito, Speranza, potrebbe virare decisamente verso il «no» oppure far pesare come piombo il proprio «sì» (ad esempio chiedendo di modificare l’Italicum). E in ogni caso, avrebbe le carte per impostare un Congresso all’attacco, tutto finalizzato a riequilibrare i rapporti di forza (anche non ribaltandoli). Renzi, da giocatore di poker, scommette invece su uno scenario diverso. Scommette su amministrative che vadano meglio delle previsioni, o comunque con esiti che si prestino a più letture. In tal caso la minoranza - che poi non è un monolite - si troverebbe in difficoltà sul referendum, dovendo scegliere tra un voto palesemente antirenziano e un voto coerente con quello espresso in Parlamento. Nello scenario immaginato dal premier, il congresso anticipato sarebbe addirittura un boomerang per la minoranza, perché il voto degli iscritti dopo una vittoria al referendum sarebbe per lui una consacrazione che alla sinistra lascerebbe poche briciole. In realtà i futuri scenari politici sono tutti in definizione. Il 20 giugno ci sarà la prima tappa delle valutazioni. A fine ottobre la seconda. L’unica certezza è che tra referendum e Congresso l’Italia sarà in campagna elettorale permanente. Sia con voto nel 2017, sia con voto nel 2018. Marco Iasevoli © RIPRODUZIONE RISERVATA
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