martedì 26 marzo 2013
A Napoli parte il primo corso di perfezionamento. Comincerà a maggio all’Università Suor Orsola Benincasa, un percorso formativo destinato non solo ai medici ma anche a insegnanti e assistenti sociali.
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​Sebbene le ludopatie siano state riconosciute nei Lea, livelli essenziali di assistenza, non sono ancora stati strutturati corsi di formazione per operatori, né il ministero ha garantito personale aggiuntivo o fondi per finanziare la formazione lasciando alle Asl il problema. Il primo, e al momento l’unico in Italia, è stato progettato dall’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa di Napoli: per dare organicità scientifica a un problema complesso, che coinvolge anche gli adolescenti, così da poter  successivamente aiutare su basi cognitive e pratiche i malati d’azzardo.L’idea di programmare il “Corso di perfezionamento sulle ludopatie” è del dottor Antonio D’Ambrosio, specialista in psichiatria e psicoterapeuta cognitivo comportamentale, dirigente psichiatra presso l’Istituto di Psichiatria della Seconda Università di Napoli. Per D’Ambrosio non ci sono dubbi: il gioco d’azzardo patologico è «l’ultima delle epidemie che sta vivendo l’Italia». In un contesto già pessimo, si inseriscono in negativo Napoli e la Campania: nel 2011 nella regione sono stati spesi 8,9 miliardi di euro. «Considerando la spesa pro capite – osserva D’Ambrosio – la Campania è la prima regione italiana per numero e quantità di scommesse, pur avendo un’economia tra le più disastrate della nazione!». Non a caso quindi il Corso di perfezionamento sulle ludopatie nasce a Napoli, ospitato dalla Cattedra di Criminologia del Suor Orsola, diretta dal professor Silvio Lugnano. Organizzato in formula mista – attività formative in presenza integrate da formazione a distanza – per 50 operatori, avrà inizio il prossimo maggio e si concluderà, attraverso lezioni a carattere laboratoriale distribuite in 15 incontri da 5 ore ciascuno, a novembre 2013. «Il corso – spiega D’Ambrosio – nasce dall’esigenza di formare un operatore in grado di aiutare il soggetto con ludopatia. Per far questo è necessario dare una formazione che sia in grado di inquadrare tutte le varie componenti del fenomeno, poiché questo ha una base bio-psico-sociale». Nel corso si sottolinea molto l’importanza dei vari aspetti antropologici, sociali, criminologici ed economici oltre che quelli più spiccatamente psicologici e psichiatrici legati al trattamento: «Il paziente affetto da tale problema deve rendersi conto di essere parte e vittima di un meccanismo molto complesso». A partecipare sono chiamati non solo medici, ma anche psicologi, insegnanti, assistenti sociali, psico-pedagogisti. «È importantissimo il ruolo della formazione degli insegnanti – sostiene D’Ambrosio – perché la prevenzione in età adolescenziale è un fattore fondamentale, constatata l’ampia diffusione tra questo segmento di popolazione». La capillarità dell’offerta del gioco d’azzardo richiede infatti una prevenzione altrettanto diffusa, possibile, afferma D’Ambrosio, «a livello di educazione. Dobbiamo occuparci dei malati aggregando operatori in grado di sviluppare un progetto autonomo di trattamento – conclude. – È tempo però di creare un sistema, che si faccia carico in pieno di un fenomeno che non riguarda solo i singoli, ma la società nei suoi vari aspetti».
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