martedì 5 febbraio 2019
La decisione di lasciare il lavoro per andare nei campi, a studiare lo scarto dei prodotti non conformi. Così "Bella dentro" vende i kiwi e le mele che nessuno vorrebbe. Prima di conoscerne la storia
Luca e Camilla accanto alla loro apecar "Bella dentro", con cui per le vie di Milano vendono la frutta e la verdura considerate “brutte” dalla grande distribuzione, e perciò scartate

Luca e Camilla accanto alla loro apecar "Bella dentro", con cui per le vie di Milano vendono la frutta e la verdura considerate “brutte” dalla grande distribuzione, e perciò scartate

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Quello che proprio non andava giù, a Luca e Camilla, dello spreco alimentare, era la questione del cibo lasciato sui campi. A marcire, perché “non conforme”. Più spesso, semplicemente, “brutto”. «Sembra incredibile. Ricordo ancora l’articolo sul National geographic da cui è cominciato tutto, almeno per noi. Lo leggiamo e ci diciamo "no, non è possibile"». Chiunque avrebbe chiuso la rivista e ripreso a vivere. Luca e Camilla invece – esperto di finanza lui (con un lavoro all’estero), pubblicitaria lei – hanno deciso che la vita doveva cambiare. A cominciare dai campi: «Volevamo capire cosa succedeva davvero, e abbiamo passato un’estate in Emilia Romagna, al cuore della produzione di frutta del nostro Paese. Passando di azienda in azienda, contattando le cooperative, ci siamo accorti che il fenomeno era addirittura sottostimato». La frutta e la verdura fuori misura, segnata dalla grandine o dai colpi subiti durante la raccolta, finiva in spazzatura.

L’idea della giovane coppia allora è provare a recuperarla, «in piccolo almeno – racconta Camilla – tenendo fissi due punti, che poi sono diventati la filosofia del nostro impegno: dare valore al prodotto, brutto ma buono. E dare valore al produttore, altrimenti costretto a una perdita». È nato "Bella dentro", un progetto senza grandi empori, catene di vendita, o numeri da capogiro:semplicemente, un’apecar tutta tappezzata d’erba, che si apre sui quattro lati, e che gira per le strade di Milano vendendo a prezzi modici la frutta che nessuno vorrebbe mai, se qualcuno non gli spiegasse perché invece vale la pena acquistarla. «Siamo partiti col dire ai produttori " fate un prezzo, decidetelo voi". Ovviamente abbiamo riscosso subito consenso: moltissime le aziende che da subito si sono messe a disposizione per darci la loro merce altrimenti destinata allo scarto. Poi abbiamo preso in affitto uno spazio, dove poter accumulare e conservare per breve tempo quello che ci arrivava». Mele piccole come albicocche, pomodori crepati, prugne e kiwi “a cuore” («quelli doppi, che in realtà sono bellissimi da vedere – spiega ancora Camilla – ma che nessun supermercato vuole perché tendono a rompersi, e ad ammuffire»).

Il servizio dell’apecar è online, con la mappa del percorso che fa ogni giorno a Milano tra scuole, grandi aziende, quartieri popolari: basta guardare il punto più vicino a casa, e recarsi sul posto. Dove ci sono Luca e Camilla – a gennaio 2018 si sono licenziati dai rispettivi lavori, ad aprile hanno iniziato la loro avvenutra – pronti a raccontare la storia della frutta “bella dentro”, «perché senza quella storia, nessuno saprebbe mai di questo spreco, e di come è possibile fermarlo». L’iniziativa contribuisce al recupero su scala nazionale con 800 chili di frutta e verdura “salvati” dallo spreco a settimana, 22 tonnellate in appena un anno di (piccola) attività. E miete consensi e fan, «tanti che adesso – spiega ancora Camilla – dobbiamo cambiare di nuovo: stiamo pensando a una catena di negozi, all’essiccazione di alcuni prodotti, alla trasformazione di altri, grazie a una cooperativa che lavora con ragazzi autistici che ha incrociato la nostra strada». Quello che non riesce a vendere nemmeno l’apecar? Viene a sua volta donato: al Banco alimentare, al Social market di via Leoncavallo (dove i poveri possono comprare cibo a prezzi simbolici) e alle associazioni che lavorano di notte, coi senzatetto.

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